“La condizione dei lavoratori in somministrazione in missione presso Ast sta diventando sempre più preoccupante”. Lo sostengono Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp secondo i quali il nuovo piano industriale dell’azienda, da quanto si evince, non garantirebbe il prosieguo dell’attività lavorativa dei somministrati a partire da luglio 2024.
Qualche settimana fa è stato presentato da parte dell’azienda Ast il nuovo piano industriale che prevede un taglio netto a quei lavoratori interinali che hanno prestato servizio fino a questo momento. Dal primo luglio, infatti, 119 operatori di esercizio, autisti e 59 meccanici saranno mandati a casa. Centoottanta lavoratori, quindi, famiglie che non avranno più un lavoro. “Siamo abbastanza preoccupati!“, afferma Danilo Borrelli segretario generale regionale di Uiltemp.
Sembrerebbe, infatti, che 60 lavoratori verranno dati ai privati, “ma bisogna vedere con quale modalità e se i privati effettivamente prenderanno questi lavoratori, gli altri verranno internalizzati tramite concorsi che vedranno 15 ingressi all’anno. Anche qui tutto campato in aria, non c’è nessuna certezza“.
La giunta, inoltre, ha approvato il ddl finanziario, ovvero 6,5 per il rilancio dell’Azienda siciliana trasporti che da spa sarà trasformata in società in house. Per dare attuazione alla sua ristrutturazione sono stati stanziati per il 2024 quasi 6,5 milioni di euro, di cui 2,5 per l’aumento del capitale sociale e quasi 4 milioni per il ripiano di quota, parte delle perdite complessive conseguite. Inoltre, per il 2025 e il 2026 sono previsti fino a un massimo di 5,5 milioni di euro all’anno da destinare a investimenti.
Gli interventi finanziari sono, però, subordinati alla presentazione e all’approvazione del piano di ristrutturazione aziendale dal quale risulti comprovata la sussistenza di concrete prospettive di recupero dell’equilibrio economico delle attività, nel rispetto dei principi di efficienza, efficacia e di economicità e di qualità dei servizi. Questo significa che questi soldi sono vincolati dal un nuovo piano industriale che prevede dei risparmi. “Per esperienza nel sindacato e nel settore, i primi ad essere tagliati fuori sono proprio i lavoratori in somministrazione, quelli esterni“.
“Non possiamo permettere che 180 famiglie vadano a casa e soprattutto non possiamo accettare la logica e la filosofia che i lavoratori in somministrazione e precari possano essere spremuti come un limone quando servono e poi gettati nei rifiuti quando non servono più“.
I sindacalisti hanno deciso unitariamente di muoversi e di mettere in campo tutti gli strumenti a loro disposizione, hanno spiegano di aver richiesto un incontro urgente alle commissioni dell’Ars interessate e di aver aperto lo stato di agitazione. “Se non dovessimo avere riscontri positivi alle nostre richieste e, soprattutto, alle istanze dei lavoratori che noi rappresentiamo, metteremo in campo tutte le azioni necessarie per garantire e salvaguardare la tenuta occupazionale, economica e sociale dei lavoratori”.
“Questi sono i primi passi, non ci fermeremo qui, vogliamo un futuro stabile per quest’azienda. Ci riserviamo di manifestare se la nostra voce non sarà ascoltata, siamo sul piede di guerra“.