Carissimi,
è passato un mese e quindi è d’obbligo l’appuntamento con il barbiere. Grazie ancora per esser tornati a trovarmi qui, facendomi risparmiare del tempo prezioso poiché come raccontatovi questo per me è un “momento sacro”, nel quale mi rilasso.
Ho soltanto cinque minuti di tempo per preoccuparmi della sua assenza prima che giunga con la sua lenta cadenza l’attempato Rag. Lo Stimolo, il quale salutati i presenti, riposto il cappello, la sciarpa, il cappotto e il bastone nell’apposito porta abiti, si accomoda indossando i suoi occhiali per la lettura da vicino iniziando a sfogliare il quotidiano.
Siamo tutti presenti, può iniziare il solito talk-show ante litteram generato dalla lettura a voce alta dei titoli e al successivo commento dei clienti in attesa (buona parte dei quali avete imparato a conoscere nei mesi scorsi) il tutto moderato da Salvatore mentre taglia i capelli alla persona di turno.
Vi ho più volte detto che gli abitudinari astanti del tradizionale barbiere sono o persone in età o gente semplice, ma di un umor superiore alla media e che sotto le forbici si è tutti uguali e quindi ci si può permettere di imbastire discussioni prescindendo da qualunque titolo di studi e ruolo nella società, perché dal barbiere tutto è permesso.
Così il Rag. Legge a voce alta il primo titolo “Kim Jong-un continua con i suoi esperimenti nucleari”, il signor Mario, aiuto fruttivendolo ambulante, come al solito seduto tra di noi, non in qualità di cliente, ma nell’attesa dell’orario per tornare a casa si rivolge a Salvatore chiedendo: “Salvatore, ma i capiddri a chistu ci i tagghi tu? Ci i tagghiasti cu u cicaruni?”
Salvatore senza alzare gli occhi dalla testa del cliente e non cadendo nella provocazione risponde: “Va bene che è testa vacanti comu a tia, ma io sti tagghi fazzu?”.
A questo punto interviene il Sig. Michele, portiere custode dello stabile accanto che redarguisce l’amico fruttivendolo dicendo: “Certo che stu gnucculuni avi a fari succediri qualche guaio. U patri si che era un bravu cristianu”.
Si intromette anche Salvatore per correggere: “U patri?” Incalza il Rag. Lo Stimolo “Il Patri”. Interviene il Sig. Michele “scusate, va bene che ho la quinta elementare fatta a tri vuoti ma in siciliano è chiaro ….. u patri”.
Risponde il ragioniere “il patri, un figghiu, nam frati”.
Il signor Mario non certo intellettuale e con poche certezze lessicali interviene preoccupato “nun ni sta capiennu più niente”.
Il Rag. a questo punto con la pazienza della saggezza abbassa il giornale e spiega “allura, in famigghia si chiamano tutti Kim Jong. U patri era Kim Jong-il, u gnucculuni è Kim Jong-un e u frati chiddru che ammazzaru l’atru iornu si chiamava Kim Jong-nam”.
Si intromette anche Salvatore per dire la propria “certo ragioniere che lei è enciclopedico, non comu dru gnurantuni di Micheli? A proposito Michè ma unni u liggisti che u patri era un bravo cristiano? Nno Selezione?”
Risponde il ragioniere “Miii u Selezione dal Reader’s Digest, avica. Ma Salvatore dunni ti viennu sti pinsieri?”
Risponde Salvatore “vassia su ricorda che arrivava ca posta senza che nessuno l’aveva ordinato e poi vulianu i picciuli?”
La discussione a questo punto si fa imbarazzante e in sala piomba per qualche istante un silenzio tombale fin quando il sig. Michele fattosi coraggio risponde: “che u patri era un bravu cristianu, me lo disse mio cugino del sindacato, u canusciti, chiddru che è ntisu comu Ciù En-lai (Zhou Enlai). E poi scusate ma sicuru che i Selezione si pagavanu? Nunn’erano gratis? Io n’aiu n’armadiu chinu e nun c’aiu datu mai na lira”.
Il caro Salvatore sempre intento a tagliare i capelli del cliente, voltatosi verso il sottoscritto mi fa un cenno senza proferire parola, del tipo “dottore non ci facesse caso”, mentre il Rag. Lo Stimolo senza distogliere gli occhi dal giornale, storcendo la bocca disfiziato sentenzia: “Minchia! Palermo Capitale della Cultura e della Legalità”.
Un abbraccio, Epruno.