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Le comunità energetiche rinnovabili

Autoconsumo collettivo serve un’accelerazione. Burgio: “Dalle Cer introiti per contrastare la povertà energetica”

venerdì 3 Novembre 2023

La transizione energetica verso fonti rinnovabili ed ecosostenibili è ormai inarrestabile. È questo ciò che emerge dal World energy outlook, rapporto annuale realizzato dall’agenzia internazionale dell’energia (IEA). Un ruolo di primaria importanza in questo percorso sarà rivestito nei prossimi anni dalle comunità energetiche rinnovabili (Cer), introdotte in Italia soltanto nel 2019 attraverso la conversione in legge del decreto Milleproroghe. Ma cosa sono queste comunità, a che cosa servono e qual è lo stato dell’arte nell’Isola? 

Da un punto di vista legale, le Cer sono soggetti giuridici che comprendono tra i propri membri persone fisiche, enti pubblici locali o piccole e medie imprese. L’attività principale consiste nella produzione di energia elettrica attraverso fonti rinnovabili, per il successivo utilizzo di essa da parte della comunità nel cui territorio insistono gli impianti.

LA SITUAZIONE IN SICILIA

A giugno 2022 la Regione ha messo a disposizione dei propri Comuni l’erogazione di circa 5 milioni di euro di contributi a fondo perduto per il cofinanziamento delle spese di costituzione per le Cer. Le richieste accolte sono state quelle di ben 301 Comuni dell’Isola su un totale di 391 esistenti e 312 partecipanti.

A queste somme si vanno anche ad aggiungere i circa 2,2 miliardi di euro, presto a disposizione dei Comuni con meno di 5.000 abitanti, per la costituzione di comunità energetiche attraverso i fondi erogati da Bruxelles in attuazione del Pnrr. Su questo fronte, tuttavia, occorre attendere ancora l’emanazione del decreto attuativo da parte del governo nazionale. Il cosiddetto decreto Energia consentirebbe anche di poter ampliare la capacità produttiva delle comunità energetiche rinnovabili, che passerebbero da un limite massimo di 200 kilowatt ad un megawatt.

Calogero Burgio

Come annunciato da Calogero Burgio, direttore del Dipartimento dell’energia della Regione siciliana, a febbraio 2024 verrà pubblicato un bando da 100 milioni di euro per i Comuni siciliani, finalizzato alla costituzione delle comunità energetiche. Gli impianti andranno installati su aree con un’estensione minima di 15.000 metri quadrati. Il bando mira a fornire agli amministratori locali uno strumento utile a combattere la povertà energetica.

Il direttore spiega: “La Cer metterà a disposizione l’area sulla quale andrà installato l’impianto di produzione di energia elettrica. Dai proventi della vendita, valorizzazione e incentivazione della produzione dell’energia elettrica deriveranno degli introiti che la comunità energetica rinnovabile destinerà al contrasto della povertà energetica ed a fornire la copertura finanziaria per delle piccole gare attraverso le quali le pubbliche amministrazioni si doteranno di strumenti più performanti ed efficienti”.

Ma come sono stati sfruttati finora i fondi disponibili e quali saranno le future mosse dei Comuni?

Alcuni Comuni hanno già mosso i primi passi in avanti. Come affermato da Daniele Tumminello, sindaco di Cefalù, sono già iniziate le attività pratiche di posizionamento degli impianti: “Abbiamo proceduto all’installazione di una serie di pannelli sui tetti di alcuni edifici comunali, in modo particolare una palestra scolastica ed un altro plesso che attualmente ospita una scuola elementare”. Requisito indispensabile per la costituzione delle Cer, infatti, è proprio quello del preventivo posizionamento degli strumenti di produzione energetica e del collegamento di questi con una cabina di trasformazione.

Daniele Tumminello
Daniele Tumminello

Tuttavia, per completare questa prima fase manca ancora qualche passaggio: “Necessariamente c’è la previsione del completamento con altri pannelli per poter rendere più alta la produzione e poi effettuare tecnicamente i collegamenti con la cabina ed incominciare questa attività”.

L’aumento esponenziale delle temperature verificatosi nel 2023 rende essenziale il ripensamento delle modalità di produzione dell’energia in un disegno di più ampio respiro ed in tempi ragionevolmente brevi. Sicuramente da parte della Regione i finanziamenti messi sul piatto non sono indifferenti, ma non va dimenticato che devono essere ripartiti a favore di una platea molto ampia di richiedenti.

Per questo motivo, pur riconoscendo l’attuale impegno del governo regionale sul tema, Daniele Tumminello spiega: “Ritengo che ci sia la necessità ancora di un potenziamento degli investimenti nell’Isola sul tema delle rinnovabili. Bisogna sempre più investire sul solare, per far fronte a quella che potrebbe essere anche una grossa crisi energetica da qui ai prossimi anni, dovendo far funzionare i condizionatori in periodi dell’anno in cui tradizionalmente stanno spenti”.

I VANTAGGI ECONOMICI

Il processo produttivo posto in essere dalle Cer risulta economicamente appetibile per parecchie ragioni.

Innanzitutto, verrebbe arginato il problema per coloro che vivono in condizione di cosiddetta povertà energetica. Con questo termine si intende l’impossibilità di acquistare la quantità di energia sufficiente ad assicurare servizi essenziali quali riscaldamento, illuminazione o gas per cucinare. Le comunità energetiche, infatti, non possono essere costituite se hanno come scopo principale della loro attività un fine di lucro. In altre parole, la parte di energia che è eccedente rispetto a quella utile per l’autoconsumo, non può essere venduta a prezzi eccessivamente elevati, ma il corrispettivo pagato dagli utenti deve corrispondere al solo valore economico dell’energia, senza ulteriori guadagni.

Fabio Roggiolani, cofondatore di Ecofuturo, evidenzia i vantaggi economici per i soggetti che costituiscono una comunità sfruttando, ad esempio, l’energia solare: “Il costo di un impianto fotovoltaico, tra il farselo sul tetto di casa con il cantiere ed il farselo in comune, costa nettamente meno nel secondo caso. Inoltre, anche senza batterie e senza accumulo consente di portare l’autoconsumo di quell’impianto comune almeno al 70% del totale del prodotto. L’altra questione in più, che è un incentivo importante, è che il costo è di 10 centesimi al kilowatt per la parte autoconsumata. E prosegue: “Le famiglie possono avere anche lo sgravio fiscale del 50% per l’acquisto dell’impianto. Rimanendo un semplice consumatore non si può sconfiggere la povertà energetica.”

Inoltre, le modalità attraverso le quali viene prodotta l’energia è utile all’implementazione dell’utilizzo delle fonti rinnovabili e consentirebbe, nel lungo periodo, il raggiungimento degli obiettivi fissati dagli accordi internazionali sulla decarbonizzazione e sulla riduzione delle emissioni di Co2. Il raggiungimento di questo traguardo avrebbe come conseguenza indiretta quella di ottenere l’indipendenza energetica per una buona parte dei cittadini siciliani. L’Isola, infatti, possiede tutti gli elementi naturali utili alla produzione energetica sostenibile.

Mario Pagliaro, dirigente di ricerca del Cnr di Palermo e coordinatore del Polo solare della Sicilia, è intervenuto ad un convegno sul tema, tenutosi il 30 ottobre ed organizzato da Unioncamere Sicilia. Egli ha sottolineato come lo scorso anno il numero degli impianti fotovoltaici realizzati in Sicilia sia cresciuto del 172% rispetto al 2021. Se ognuno degli edifici che si trovano nell’Isola avesse sul proprio tetto un impianto fotovoltaico da appena 5 kw, la Sicilia riuscirebbe a produrre complessivamente 8,8 gigawatt di energia rinnovabile. L’obiettivo imposto da Roma è di 10,30 gigawatt provenienti da fonti green entro il 2030. In questo modo il raggiungimento della meta sarebbe davvero a portata di mano.

 

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