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La conferenza regionale del Pd

Autonomia differenziata, Cracolici: “Un disastro per la sanità e rischi per i salari. Ci sono questioni che non vanno regionalizzate”

mercoledì 20 Marzo 2024

Autonomia differenziata, sanità pubblica, tutela dei fondi del Pnrr, legalità, giovani e lavoro. Saranno questi i temi che il Pd Sicilia affronterà nel corso della conferenza regionale a Caltanissetta il 22 e il 23 marzo, insieme al segretario nazionale dei dem Elly Schlein e ai vertici del partito nazionale.

Sarà l’occasione per sostenere battaglie e proposte per rilanciare una visone politica sulle questioni più importanti che riguardano la Regione. “Un partito ha il dovere di mettere a punto alcune delle priorità sulle quali caratterizzare il proprio impegno, perché la politica non è solo un elenco di problemi, ma deve avere la capacità di offrire soluzioni e sulle soluzioni inevitabilmente ci si divide. Credo che il Pd debba avere una propria strategia per ragionare sulle questioni da risolvere”, ha detto Antonello Cracolici, deputato regionale e presidente della commissione Antimafia all’Ars.

In particolare quella che riguarda l’autonomia differenziata, un tema che in questo momento divide la politica regionale e nazionale, una legge che il Partito democratico boccia perché spacca l’Italia. Cracolici affronta il punto su cui il dibattito è forte e acceso.

Il nodo centrale è la mancanza di risorse adeguate per assicurare l’attuazione dei livelli essenziali di prestazione (Lep) dei servizi in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, a pagare il prezzo secondo Cracolici sarà il Mezzogiorno.

“L’autonomia differenziata è una soluzione sbagliata al problema di un’Italia che è prigioniera delle sue liturgie organizzative, acuirà i problemi di certo non li semplificherà. La prospettiva è una sorta di deriva regionalista”. A partire dalla sanità pubblica. “La vicenda del Covid ci ha insegnato molto. Il problema non è quanto sia regionale il sistema sanitario, ma quanto debba essere funzionale e garanzia di universalità per tutti i cittadini. Pensiamo che con l’autonomia differenziata accadrà che in alcune regioni si accentuerà l’elemento della privatizzazione rispetto ad altre con elementi di differenziazione di fatto per quanto riguarda gli accessi dei cittadini al sistema sanitario regionale che sarà più difficoltoso. Questo aspetto ci porta a di re no al provvedimento e a rilanciare, piuttosto, la sanità pubblica in maniera uniforme in tutte le regioni italiane”.

Poi, se parliamo di mobilità sanitaria passiva, esiste un flusso importante di pazienti che dal Mezzogiorno si sposta ogni anno di più verso le strutture del Nord. Di fronte a questo dato servirebbe, secondo il Pd, anziché un’ulteriore differenziazione nelle competenze regionali, una maggiore capacità di governance nazionale del Ssn e una strategia volta a raggiungere un riequilibrio per colmare i divari in termini di quantità e qualità dei servizi tra le diverse aree del Paese.

Gli effetti dell’autonomia differenziata ricadrebbero anche sul lavoro che non può essere connesso a fattori regionalistici. Le azioni competono allo Stato e vanno sostenute dalle Regioni nell’ambito di un rapporto di reciprocità e non di esclusività. “L’idea che possa esserci la condizione per cui ciascuna regione faccia le proprie strategie lavoristiche e, persino, salariali, non va bene. Se passa il principio per cui un medico a Palermo può costare meno di un medico che lavora a Milano, oppure che un insegnate siciliano possa avere uno stipendio più basso di quello che percepisce un insegnate del Nord, è evidente che non stiamo costruendo un sistema universalistico. Chi propone il modello dell’autonomia differenziata lo fa per avere risorse da gestire nell’ambito regionale con una logica redistributiva finalizzata a privilegiare i propri concittadini della propria regione”.

“Sono già in atto tentativi di creare sistemi differenziati di salario, per cui in nome del lavoro regionale si passerà alle gabbie salariali che diversificheranno il valore del lavoro a seconda della regione in cui si opera. E’ inaccettabile. Anche per quanto riguarda la legalità, – spiega il presidente della commissione regionale Antimafia – quest’ultima non è soltanto un punto di vista, bensì va connessa con una strategia politica e amministrativa. Penso alla gestione delle procedure e su come le stesse siano garante nell’evitare eccessi di visione facoltativa, dove si annidano fenomeni di corruzione che diventano più rischiosi laddove aumenta la discrezionalità. Vanno rafforzati gli automatismi contrastando la discrezionalità e l’interferenza del singolo uomo che può influenzare le decisioni. La presenza mafiosa non è solo siciliana o meridionale. Ormai la mafia opera e condiziona l’economia sull’intero territorio nazionale. Se la mafia è proliferata anche in regioni come Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto, lo si deve ad una scarsa sensibilità di quei territori ad adottare misure e strategie capaci di contrastare il fenomeno mafioso. Dunque, pensare che l’autonomia differenziata possa essere un ulteriore elemento che favorisce la decisione regionalistica a questioni che invece hanno carattere generale è un errore strategico per l’Italia che la renderà più debole ed esposta. Ecco perché la conferenza programmatica che il Pd farà a Caltanissetta nasce dall’esigenza non solo di indicare le priorità che il partito vuole intestarsi e offrire all’opinione pubblica, ma anche per costruire soluzioni efficaci per il tempo in cui viviamo”.

Poi, occorre riflettere congiuntamente sui fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e l’autonomia differenziata, se è consentito, dunque, essere ottimisti sulla possibilità di raggiungere gli obiettivi nei tempi dati quando si parla di sviluppo dei territori e in particolare di quelli in ritardo con l’attuazione dei progetti.

Il governo nazionale sta gestendo la partita soltanto dal punto di vista contabile. Dal Pnrr escono ed entrano misure a seconda delle pressioni politiche che riceve, con il rischio che alcuni degli obiettivi contenuti nel Piano non si realizzino, perché nel frattempo lo stesso governo li toglie dal Piano nazionale di Ripresa e resilienza. Un esempio per tutti? Il tema della sanità territoriale. Apprendiamo che Fitto avrebbe chiesto alle regioni di stralciare parte dei fondi per la sanità per fare rientrare alcuni interventi che erano previsti per i comuni e che a sua volta erano stati stralciati qualche mese fa da Roma. Mi pare che ci sia una grande confusione perché non c’è una visione netta di indicare le priorità. La sanità è una priorità, ma nel Pnrr rischia di non esserlo con gravi conseguenze per la salute dei cittadini”.

Il tema della tutela dei fondi europei interessa anche le attività che la commissione regionale Antimafia sta portando avanti. Fra qualche giorno, il presidente Cracolici presenterà all’Ars un resoconto dettagliato di un anno di lavoro. “La mafia è forte e fortunatamente lo Stato c’è, ma c’è meno la società rassegnata e piegata all’abitudine di convivere col fenomeno mafioso nelle sue forme più estreme, quali il pizzo e il traffico di droga in una terra dove questa devasta intere generazioni. Per non parlare della dimensione economica che assume lo spaccio di stupefacenti. Paradossalmente una terra dove la mafia spara meno, è potenzialmente più forte a sparare, infatti esiste una gigantesca quantità di armi che gira per il territorio siciliano. Assieme a questo emerge l’altro grande problema che è la corruzione che si diffonde a macchia d’olio e che investe principalmente la pubblica amministrazione. Ci sono procedure sempre più farlocche e quando dico che la mafia spara meno è perché utilizza il denaro per corrompere, intimidendo meno sul piano fisico”.

Su tutti questi temi si tiene alta la denuncia.

 

 

 

 

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