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Avevo Grandi Aspettative

venerdì 25 Marzo 2022

Carissimi

Avevo grandi aspettative dall’uso delle mascherine anti COVID, non solo per loro capacità di valorizzare lo sguardo e gli occhi della gente, nascondendo difetti o peggio molto altro …… l’altra sera ad esempio sono rimasto “fonato” da una persona che presosi di coraggio senza mascherina, mi si è avvicinato per dirmi una frase all’orecchio.

Ho dovuto attendere qualche secondo prima di riprendermi dallo choc apportatomi dal suo alito che evocava pasti di “picciriddri muorti con le mitiche scarpe MECAP“. Purtroppo sappiamo bene che l’igiene orale prescinde dall’obbligo o meno della mascherina, ma meglio abbandonare questo disgustoso preambolo.

Credevo che a furia di vedere solo gli occhi, la gente iniziasse a guardarsi negli occhi durante le discussioni, ma purtroppo questa base di coraggio mancava allora e manca adesso, tanto che sono sempre meno le persone sincere e soprattutto le persone che te le mandano a dire invece di affrontarti e ancora di più quelli che te la fanno alle spalle per “pusillanimeria“.

Tutto quanto sopra ci da sempre una scusa per non assumerci le nostre responsabilità e per perpetrare quell’orientamento sessuale che porta la gente a far sesso attraverso gli organi genitali altrui (espressione che in dialetto chiarirebbe alla grande il concetto), comprendo la prudenza ma quanto di gustoso dell’atto in se viene lasciato?

Io ascolto tutti, e sento di tutto e di più, a maggior ragione oggi che ci apprestiamo al periodico concorso per il “precariato” che darà un lavoro e privilegi per cinque anni a chi di fatto spesso non ha nè arte e nè parte o decide di mettere da parte la propria professione per esercitare il potere, utilizzare la cosa pubblica per accrescere il proprio prestigio personale e sovente il proprio patrimonio, dimenticando spesso che attraverso l’esercizio del voto la collettività delega questi soggetti a “governare e amministrare“.

Amministrare è difficile, a volte è stressante e dispendioso di energie, ma la parola amministrare è esclusa da qualunque discorso elettorale perché i candidati partono dalla presunzione di volersi candidare perché si sentono di molto migliori di chi li ha preceduti.

A volte può anche essere, ma credetemi ho visto tanta bella gente giungere il giorno dell’elezione con tanto entusiasmo (è capitato anche a me nell’elezione dell’ordine professionale) e subito dopo esser digeriti da un “blob” informe, ma invadente e penetrante che si chiamava “status quo” e  magari si fosse trattato del mitico complesso degli anni della nostra gioventù, ma di fatto era soltanto lo spettacolo che doveva continuare, era la pubblica amministrazione costruita con regole politiche o clientelari o ancor meno erano piccoli personaggi che avevano usucapito fette di potere e le esercitavano, per non perdere il privilegio, di fatto non facendoti fare nulla, se non sterili dibattiti, o ponendo veti e difficoltà a tutto quanto di logico, anche le menti più brillanti, avevano potuto concepire per migliorare i servizi e la qualità della vita.

Quante volte anche gli uomini di buona volontà “si sono dovuti sentire dire no, perché non si poteva fare, in quanto non si era mai fatto e “quanti inviti a lasciar perdere poiché lo spostamento di una “bacchetta” come nello shangai avrebbe comportato effetti a catena irreparabili “e quando anche queste ritrosie venivano superate usciva sempre fuori la carenza di personale qualificato ed infine, i soldi, come se tutti questi baracconi esistenti si reggessero gratis.

La teoria del denaro che manca nel nostro paese, per la pubblica amministrazione, è una enorme bugia, perché di soldi se ne sono spesi e se ne spendono tanti e male, credetemi basterebbe poco ……..

Ma a volte i rimedi sono peggiori dei mali, come il voler introdurre principi che si basano sulla meritocrazia in ambienti dove governano i “baroni” e siccome la meritocrazia in questo caso finisce per essere valutata su scelte di base fiduciaria e su obiettivi che partono dal basso, ecco creato il metodo migliore per perpetrare lo “statu quo” premiando utili idioti zerbini messi a capo dell’organizzazione al fine di perpetrare i privilegi di chi già li ha e lasciare fuori dal cerchio magico tutti coloro che giunti dopo avrebbero finito per guardare.

Ora è chiaro che non avendo i poteri di licenziare tutta la servitù come fece il Prof. Graham di “è ricca, la sposo, l’ammazzo” la sfida di chi vuole amministrare bene è quella di cucinare con ciò che si trova e non lasciarsi fagocitare dalla “belva pubblica burocrazia” che percepisce subito di che pasta sono fatti i nuovi amministratori e finisce per avvolgerli nei più forti tentacoli fino a renderli inermi.

Certo sono estremizzazioni, ma sono veramente poche le realtà virtuose poiché non dubito che alla partenza fossero tutte tali ma alla fine sono finite per uniformarsi con ciò che accadeva intorno.

Infine siccome l’ambizione massima della “burocrazia” sarebbe quella di scegliersi i propri amministratori ecco che appare importante orientare la campagna elettorale verso due competitor forti poiché per saper governare potrebbe bastare il dichiarare di “saperlo fare“, ma per amministrare che è la cosa più importante e più impellente, specialmente in questo momento che la contingenza sta mettendoci veramente in ginocchio dopo il succedersi di eventi straordinari, “bisogna saperlo fare veramente” e attorniarsi di gente “migliore di noi” e non di plaudenti sudditi, e detto ciò, visto e palesato che di politica non ne capisco nulla. “Speriamo che me la cavi“. Un abbraccio, Epruno.

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