Quando giocava a basket e bucava la retina con ‘bombe’ pesantissime dalla linea dei 6 metri e 75, Peppe Cassì (nella foto) aveva sempre la stessa faccia, quella di uno che faceva cose normali e quasi si sorprendeva che la gente esultasse sino all’inverosimile nel palasport di Ragusa. Anche stavolta non ha cambiato espressione diventando sindaco della città iblea al ballottaggio, in una partita equilibrata.
Cassì ha mandato k.o. i ‘grillini’ di governo, spiazzati dalla rinuncia al secondo mandato dell’uscente Federico Piccitto e costretti a mettere in campo Antonio Tringali, che si è difeso sino alla fine, mancando però il risultato.
Il riflesso più tangibile della vittoria del candidato ‘civico’ ragusano è la sconfitta dei 5 Stelle che giocavano a Ragusa una partita importante in termini di visibilità, alla prova nella città siciliana dove avevano governato per cinque anni. È anche uno dei primi ballottaggi che i 5 Stelle perdono contro un’espressione trasversale strutturata di macchina del consenso a Ragusa, di destra ma fuori dai partiti.
Messina è di Cateno De Luca. Il successore di Accorinti ha schiantato quel che restava del centrodestra. La città peloritana ha creduto al suo big ‘populista’ e in un mese ha messo in crisi il centrodestra siciliano più di quanto non sia riuscito a fare all’Ars dall’inizio della legislatura. De Luca non ha mollato la presa, né si è tirato indietro dopo il risultato del primo turno e adesso si appresta a governare una città carica di problemi e di contraddizioni che ripone in lui enormi speranze.
Altro sindaco mancato, dopo la buona affermazione del primo turno a Siracusa, Paolo Reale, battuto da Francesco Italia. Si discuterà a lungo della spaccatura nel centrodestra che ha portato Fabio Granata sotto le insegne di #diventeràbellissima a sbarrare il passo a Reale, che tuttavia, nonostante una folta schiera di liste che lo sostenevano, ha mancato l’elezione di poco al primo turno per una certa quantità di voto disgiunto nel suo schieramento.
Il centrodestra, sconfitto a Messina e Siracusa, dunque si lecca le ferite e nei 5 Stelle dovrebbe partire una riflessione. Il primo effetto del governo nazionale gialloverde è il ritorno all’usato sicuro, i sindaci senza bandiera politica.