Sono ore di grande apprensione quelle vissute dai circa 2 mila correntisti e dai 600 azionisti di Banca Base (Banca sviluppo economico s.p.a.). Entrambi sono molto preoccupati sulla sorte dei loro risparmi e dei loro investimenti. Il piccolo Istituto di credito catanese è stato posto in amministrazione straordinaria dalla Regione Siciliana su indicazione della Banca d’Italia il 13 febbraio scorso. A determinare tale scelta il peggioramento dei conti causato dall’accumularsi di una consistente quantità di crediti deteriorati, ovvero di prestiti e finanziamenti elargiti a soggetti che non sono nelle condizioni di restituire e che la Banca non riesce a recuperare.
La situazione è estremamente difficile per il giovane Istituto presente solo a Catania con 2 filiali e 15 dipendenti e fondato nel 2009 da una cordata di imprenditori locali guidati da Pietro Bottino, imprenditore che opera nel settore farmaceutico. È lui ad averlo guidato in questi anni nella qualità presidente del Consiglio di amministrazione, fino alle dimissioni presentate qualche settimana fa. Carica ricoperta in quanto presidente, a sua volta, della società di intermediazione finanziaria Confidi Cofisan, che possiede un rilevante pacchetto di azioni di Banca Base.
Domani l’amministratore nominato dall’Assessorato all’economia dovrà decidere cosa fare. Dopo aver congelato tutti i rapporti bancari e chiesto l’immediata restituzione degli strumenti finanziari (prestiti, mutui e finanziamenti), l’avvocato Antonio Blandini è chiamato a stabilire se prorogare il blocco delle operazioni, già attivato per altri 30 giorni, riattivare l’operatività totale o parziale della banca, oppure avviare la liquidazione coatta.
Quest’ultimo è lo scenario peggiore che tormenta i soci e i suoi clienti, perché comporterebbe la perdita dei capitali investiti e delle somme sopra i 100 mila euro depositate nei conti correnti. Per quelle sotto questa soglia i correntisti possono ricorrere al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) per chiedere il risarcimento. Una consolazione che non mette al sicuro la posizione degli investitori, nè allevia i disagi dei clienti, che da un mese non possono disporre pienamente dei propri risparmi.
Chi aveva programmato di fare grosse spese ha dovuto rinunciare o trovare soluzioni alternative. L’amministratore, infatti, ha disposto la possibilità di prelevare 250 euro una tantum, un tetto che limita le facoltà dei clienti. C’è chi, addirittura, come denuncia Confedercontribuenti, l’associazione guidata da Carmelo Finocchiaro, dopo aver siglato nei mesi scorsi un preliminare per l’acquisto di un immobile rischia di perdere la casa e la caparra versata.