Paghi 62 euro e prendi 9. Non è proprio un’offerta allettante quella proposta dalla Banca Popolare di Vicenza ai propri clienti-investitori, tra i quali anche quelli siciliani di Banca Nuova, in cambio della loro rinuncia ai contenziosi. Per questo motivo circa 200 azionisti si sono rivolti all’Unione dei Consumatori, l’associazione che ha sede a Termini Imerese. In soli 10 anni 118 mila risparmiatori in tutta Italia, qualche migliaio nell’Isola, hanno visto crollare di circa l’85%, se non azzerare, il valore dei titoli acquistati.
Adesso quasi tutti sono sul piede di guerra. La proposta di conciliazione fatta dall’istituto bancario veneto, che controlla quello siciliano, è stata considerata irricevibile. I risparmiatori sono arrabbiati non solo per il valore delle azioni stimato dalla banca, considerato irrisorio ed offensivo, ma soprattutto perché si sono sentiti ingannati all’atto della sottoscrizione dei prodotti. La responsabilità del flop, infatti, non sarebbe da attribuire esclusivamente alla libera scelta di chi decide di investire a proprio rischio e pericolo i propri risparmi in titoli finanziari.
Come è stato chiarito dall’Antitrust l’acquisto da parte dei risparmiatori dei titoli in questione non sarebbe avvenuto in modo chiaro e trasparente. L’istituto di credito avrebbe forzato la vendita di azioni ed obbligazioni presso i propri clienti, promettendo in cambio la concessione di condizioni economiche più vantaggiose relative ad altri rapporti bancari, l’erogazione di prestiti o addirittura di mutui finalizzati all’acquisto dei titoli stessi. Una pratica scorretta finita sotto la lente di ingrandimento degli istituti di controllo e della magistratura.
Per questo motivo c’è chi si non rassegna all’idea per cui è meglio recuperare quel poco che viene offerto piuttosto che rimanere a mani vuote. Una linea che, invece, ha fatto breccia alcuni giorni fa tra le fila delle associazioni dei consumatori. Per Adiconsum Sicilia, infatti, la proposta transattiva va presa in considerazione. Secondo il presidente Marco Stassi è indispensabile comporre la controversia in via extragiudiziale, perchè se si dovesse andare a giudizio i risparmiatori correrebbero il rischio di affrontare a proprie spese anni e anni di procedimenti senza alla fine ottenere nulla.
Non la pensa così la stragrande maggioranza degli azionisti, che intende rivolgersi all’autorità giudiziaria sia in sede civile, per ottenere un risarcimento danni adeguato, che in sede penale, per vedere riconosciute le responsabilità dell’Istituto di credito. Per l’avvocato Alessandro Palmigiano, accanto nella foto, legale siciliano che sta seguendo alcuni casi, la banca non ha rispettato la normativa di settore a tutela dei risparmiatori, poiché ha presentato l’investimento come sicuro. Ecco perchè già molti risparmiatori hanno inviato le diffide alle banche per ottenere la documentazione e avviato la procedura di mediazione propedeutica per rivolgersi alla magistratura. Nel frattempo i risparmiatori avranno tempo fino al 22 marzo per accettare l’offerta della Popolare di Vicenza. In caso contrario potranno decidere di portare tutto in tribunale.