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Bancarotte, fallimenti e fatture false, otto fra imprenditori e colletti bianchi in manette a Catania

sabato 30 Giugno 2018
finanza

Otto persone sono state arrestate e una interdetta nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Catania su una presunta associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione di bancarotte fraudolente ed emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omesso versamento di ritenute e di imposte.

L’ordinanza, emessa dal gip, è eseguita dalla guardia di finanza, che ha svolto le indagini e che ha sequestrato anche 10 milioni di euro e due imprese attive nel settore del trasporto merci per conto terzi.

Il gruppo imprenditoriale coinvolto ha la disponibilità di stabilimenti e unità logistiche a Lodi, Roma, Palermo, Catanzaro e Catania. Questo il cuore dell’inchiesta “Tir Camaleonte” della Procura di Catania, sulla famiglia Reitano, che ha curato da azienda leader il trasporto farmaceutico, su indagini della guardia di finanza.

I reati contestati, a vario titolo, sono di associazione a delinquere finalizzata alla sistematica realizzazione di bancarotte fraudolente ed emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omesso versamento di ritenute e di imposte. Il gip, che ha accolto la richiesta della procura, ha disposto anche il sequestro preventivo di beni per 10 milioni di euro e di due società ancora attive: la Jbc di Misterbianco (Ct) e la Rtn di Milano.

Secondo la procura “L’associazione criminale era capeggiata dai fratelli Riccardo, di 63 anni, allo stato irreperibile, e Giovanni Reitano, di 71 anni, e dal figlio di quest’ultimo Antonio Luca Maria Reitano, di 42 anni” che “Hanno amministrato, attraverso la compiacenza di prestanome nullatenenti, un gruppo di imprese attive nel trasporto di merci per conto terzi e operanti, in modo apertamente sleale, in frode al fisco e ai creditori”, con un centinaio di dipendenti.

Durante la “Seriale perpetrazione di crimini economico-finanziari – sottolinea la guardia di finanza di Catania – si è assistito anche al fallimento di 7 società commerciali facenti parte del ‘Gruppo Reitano’ “.

Per la Procura il “regista” finanziario delle operazioni era il commercialista Fabio Saccuzzo, 40 anni, che aveva “Un ruolo attivo nello schermare i patrimoni del gruppo Reitano suggerendo consapevolmente le mosse più efficaci per eludere ogni possibile azione giudiziaria“. Inoltre, con attività al centro di indagini, apriva e chiudeva conti correnti bancari servendosi di documenti di identità falsificati.

Nell’ambito della stessa operazione, sono stati arrestati anche due presunti prestanome: Luisa Spampinato, di 58 anni, e Antonio Lo Presti, di 42. Irreperibili, perché all’estero, altri due prestanome i cubani Alberto David Victoria, di 42 anni, e Jimenez Josè Fonseca Zamora, di 71 anni, suocero di Riccardo Reitano.

Maria Correnti, amministratrice di 5 società, pagata mille euro al mese, ha collaborato e per questo il gip ha disposto per lei dell’obbligo giornaliero di presentazione alla polizia giudiziaria e il divieto di esercizio di imprese e uffici direttivi di persone giuridiche per 12 mesi. Non hanno invece denunciato i sospetti avuti, ha sottolineato il procuratore Carmelo Zuccaro, le grandi imprese farmaceutiche che si servivano dei servizi di trasporto della famiglia Reitano che, insospettite dai continui cambi di denominazione delle società, hanno interrotto i contatti con il Gruppo.

“Altro aspetto caratterizzante la permanente azione criminale realizzata dai Reitano – si legge nell’accusa contestata dalla procura su indagini delle fiamme gialle – è una gestione finanziaria delle risorse delle società commerciali basata su ripetuti e ingenti prelevamenti in contanti spesso non giustificati da valide ragioni economiche”.

“In quest’ambito s’inserisce anche la collaborazione del commercialista Saccuzzo, abile – sottolinea la Procura – nel mettere a disposizione del sodalizio le proprie conoscenze personali con funzionari di banca per l’apertura e la gestione di conto correnti in aggiramento di ogni presidio anti-riciclaggio”.

“A conferma della caratura criminale del sodalizio investigato – aggiungono ancora dalla procura – va segnalato che, nel corso delle indagini, i finanzieri del Comando provinciale di Catania hanno registrato l’esistenza di rapporti commerciali di fornitura del servizio di trasporto merci operato da soggetti appartenenti al clan stiddaro dei Dominante- Carbonaro a favore dei Reitano“. L’inchiesta è coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro, dall’aggiunto Sebastiano Ardita e dai sostituti Fabio Regolo e Fabio Saponara.

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