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Cadavere smembrato a Taormina: prime ipotesi sull’identità della vittima

martedì 17 Luglio 2018

Aspettando le prime, fondamentali, indicazioni dell’autopsia che avrà luogo nelle prossime ore all’ospedale di Taormina, la Guardia Costiera di Giardini Naxos ha avviato le indagini sul mistero del cadavere smembrato individuato venerdì scorso nelle acque della baia di Taormina e recuperato in prossimità del porticciolo Saia a Giardini Naxos. Si attende soprattutto l’esame del Dna per avviare la comparazione con quello di altri scomparsi. La Guardia Costiera effettuerà una ricerca capillare finalizzata ad accertare se il cadavere martoriato senza identità, ritrovato privo di testa, braccia e gambe, possa appartenere a qualche pescatore, subacqueo o persona di cui si sono perse le tracce in mare negli anni recenti. I casi che verranno verificati sono almeno cinque, nell’ambito di vicende di scomparsa registratesi dal 2014 in poi.

Tra i vari episodi che potrebbero finire sotto la lente di ingradimento della Guardia Costiera anche quello di un sub scomparso tre mesi fa nelle acque di Acitrezza. In quella circostanza un 56enne catanese si era immerso insieme ad un amico (avevano preso il largo da un gommone), raggiungendo una profondità di 60-70 metri. Al momento di risalire però è accaduto qualcosa: i due sub si sono persi di vista. E dopo il mancato rientro del disperso venne lanciato l’allarme ma vane si erano rivelate le ricerche.

Tuttavia, oltre all’area dei Comuni etnei non vengono escluse nemmeno altre ipotesi come quella che porterebbe a qualche persona scomparsa in Calabria ed il cui corpo potrebbe forse essere stato trascinato dalle correnti sino a questa zona. Al momento c’è grande prudenza su questa vicenda, vista l’assoluta impossibilità di identificare il cadavere che è in stato di avanzata decomposizione. Le indagini sono coordinate dal magistrato incaricato della procura di Messina, Francesco Massara. E c’è stretto riserbo da parte della Guardia Costiera di Giardini Naxos, diretta dal Comandante Cosimo Arizzi, che ha avviato i primi accertamenti ma che per forza di cose per poter dare una direzione ben precisa alle indagini attende le prime indicazioni che arriveranno dall’autopsia prevista sui resti rinvenuti. In particolare, sarà essenziale stabilire dall’accertamento che farà il medico legale, il tempo di permanenza in mare del cadavere. Conoscere da quanto tempo si trovava in mare quel corpo, consentirà agli inquirenti di poter ipotizzare a quale caso di scomparsa potrebbe realisticamente essere ricollegabile la salma rinvenuta. E di conseguenza, a quel punto, si procederà con l’esame del Dna e la relativa attività di comparazione.

Drammatica e inquietante l’immagine che si è presentata venerdì scorso davanti agli occhi della Guardia Costiera e dei subacquei dei Carabinieri di Messina che hanno individuato i poveri resti della vittima. Il cadavere potrebbe essere rimasto chissà per quanto tempo in mare, in balia dei pesci sino a ridursi nelle strazianti condizioni in cui attuali. Non si può nemmeno escludere che il tronco fosse finito sui fondali e che in seguito sia rimasto forse imbrigliato nella rete di qualche pescatore, riemergendo sino all’avvenuto ritrovamento.

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