Il livello di allerta per rischio ludopatia giovanile si è alzato anche in Sicilia.
Quando Fabrizio Corona sul suo canale Telegram in estate aveva tirato in ballo la presunta dipendenza dal gioco del giovane calciatore della Juventus Nicolò Fagioli, nessuno avrebbe mai pensato che la bomba potesse esplodere così forte. Ma all’interno della Federazione italiana giuoco calcio in molti sapevano che si era vicini ad attivarne l’innesco ben prima delle esternazioni dell’ex re dei paparazzi. E non solo nelle grandi città del Nord, anzi.
Negli ultimi giorni, il nuovo scandalo scommesse si è allargato a macchia d’olio, coinvolgendo altri giocatori di Serie A. E non è detto che non ci finiscano dentro anche altri tesserati o addirittura dirigenti. È probabile, infatti, che l’inchiesta riguardi solo la punta dell’iceberg e che nasconda in realtà un sistema ben più radicato.
Troppo facile pensare che la colpa sia di tutto il denaro che gira attorno a calciatori poco più che ventenni, dai contratti milionari, che vanno in giro su auto lussuose e spendono decine di migliaia di euro per ogni serata passata nelle discoteche più “in”. Quelli, dopotutto, sono solo casi isolati. Il vero problema sta nelle migliaia di ragazzini che nelle periferie o, ancora di più, nell’entroterra si atteggiano in tutto e per tutto a calciatori navigati, ispirandosi a modelli .
“Il sottobosco c’è sempre stato. È inutile nascondersi. Così come ogni volta che ci sono interessi economici o di potere in ballo ci sono infiltrazioni mafiose. È stato riscontrato anche in passato”. È il presidente del Comitato regionale della Lega nazionale dilettanti Sandro Morgana a parlare. E lo fa senza girarci troppo intorno.
D’altronde, dati alla mano, la ludopatia è talmente diffusa nell’Isola che è statisticamente impossibile che l’idea di scommettere online non abbia mai sfiorato tesserati delle società siciliane. Ma si deve ragionare su due binari paralleli: “Repressione e prevenzione”, dice Morgana. È su questo eterno dualismo che si basa la democrazia.
“Le sanzioni della giustizia sportiva sono uguali sia che si tratti di serie A sia che si tratti di attività territoriali. C’è una regola da cui nessuno può prescindere. Non si può scommettere. Di sicuro, per implicazioni etiche non si può scommettere su campionati in cui si è direttamente coinvolti”, sottolinea il presidente, che aggiunge: “Per chi come noi opera nel settore dilettantistico, la questione morale sta alla base del movimento sportivo”.
Se c’è una cosa su cui Sandro Morgana si è battuto e continua a battersi è il contrasto “forte” alla violenza sui campi. Episodi che hanno coinvolto tesserati, tifosi e arbitri – come ciò che è accaduto ad aprile a Balestrate – hanno spinto il Comitato siciliano ad attivare un progetto ad hoc.
“Uniti contro la violenza per costruire un calcio migliore” ha visto la sua nascita un anno fa. “È ancora presto per raccoglierne i primi frutti – ci tiene a precisare – perché finora ci siamo concentrati sul monitoraggio degli atti di violenza. Ma abbiamo già avviato alcune iniziative nelle scuole in tutta la Sicilia. L’obiettivo è un cambiamento culturale, che può arrivare solo attraverso l’educazione delle nuove generazioni”.
Alla violenza, però, si aggiunge anche il problema della ludopatia, esasperato senza dubbio dallo sviluppo della tecnologia, resa sempre più accessibile anche ai minorenni. Per questo, ben prima che la bomba scoppiasse, la Lnd Sicilia aveva già deciso di ampliare il raggio dei nuclei territoriali del progetto.
I nuclei, coordinati dai delegati provinciali, vedono al loro interno una rappresentanza eterogenea, tra società, arbitri, allenatori, famiglie e tifoserie organizzate. Presente anche uno psicologo. E proprio psicologo al seguito, nei prossimi giorni lo stesso Morgana sarà in giro per i centri sportivi della Sicilia in cui si pratica attività giovanile, oltre che in diverse scuole calcio dell’Isola, nell’ambito del contrasto alla violenza e, a questo punto, anche alla ludopatia, anche per evitare una possibile escalation. “Il supporto psicologico è fondamentale per educare a una nuova cultura dello sport, in cui il gioco fisico abbia la meglio su tutto il resto”, conclude.