Carlo Calenda allontana (almeno per il momento) l’ipotesi di un’alleanza con Cateno De Luca e prende quota il “piano B” nella strategia del leader di Sud chiama Nord in vista delle elezioni Europee. Si fa spazio la prospettiva deluchiana di un matrimonio elettorale o con il Pd o con i Cinque Stelle, anche perché il tempo scorre e il sindaco di Taormina sa di non poter restare con il “cerino” in mano.
Tra Sud chiama Nord e Azione lo scenario si delinea all’insegna di silenzi, frecciate e messaggi politici non troppo difficili da decodificare, anche perché il segretario di Azione ha indicato il campo delle intese a cui sta lavorando e non sembra esserci spazio per il patto proposto da De Luca, che nel frattempo ha già lanciato il suo ultimatum a Calenda, con scadenza fissata alla data del 31 gennaio.
Calenda fa sapere in queste ore di voler stringere con +Europa di Benedetto Della Vedova e con “Per” (Popolari Europeisti Riformatori), la componente dei fuoriusciti di Italia Viva, Ettore Rosato ed Elena Bonetti, sogna pure di aprire un ragionamento con Pd e Forza Italia (“in Europa loro due e noi stiamo insieme e in Italia ci hanno tagliato con l’accetta”). Nessun cenno all’ipotesi di un asse con De Luca, segno che l’incontro di fine anno a Roma non scalda il cuore di Calenda e non ha fatto scoccare la scintilla nei pensieri del “pariolino”. “Quello che ho elencato è il perimetro in cui ci muoviamo, non vogliamo paraventi che si alleano a destra e a sinistra, a seconda di chi vince le elezioni”, ha dichiarato ieri il centrista. A tenere ancora viva la (flebile) pista di un asse Calenda-De Luca è la chiusura definitiva di Calenda a Renzi, posta da De Luca come condicio sine qua non per un’intesa tra i due, ma il 31 gennaio si avvicina.
De Luca ora spinge, sull’asse Palermo-Roma, per una convergenza elettorale alle Europee con i due partiti principali del centrosinistra. E si tratta delle due componenti politiche che alla Regione Siciliana sono all’opposizione del centrodestra. Sud chiama Nord mette sul tavolo il peso specifico del suo movimento in Sicilia, dove vale il 25%, numeri che evidentemente fanno gola sia ai dem che ai grillini. “Se Calenda ritiene di non voler fare un accordo chiederemo di essere ospitati nelle liste del Pd o del M5S”, ha rimarcato De Luca e tra le due opzioni quella che pare decollare porta al M5S, un ambito dove sino a qualche tempo fa era di “casa” l’ex viceministro Laura Castelli, neo-presidente di Sud chiama Nord. Conte deve recuperare terreno sul Pd e insegue la leadership del centrosinistra: i 500 mila voti presi da De Luca alle Regionali non lasciano insensibile l’ex premier nell’ottica dell’obiettivo. Piu indecifrabile la situazione nel Pd, dove Elly Schlein si gioca tutto alle Europee, l’altro De Luca – Vincenzo – “cannoneggia” l’attuale segretaria, c’è anche Stefano Bonaccini e ora spunta Paolo Gentiloni che tornerà in Italia “ma non pe fare il pensionato”. Insomma nel caos calmo di casa Pd appare difficile capire chi comanda e se l’interlocutore politico di oggi sarà lo stesso di domani.
De Luca punta sulle sponde palermitane dei gruppi politici all’Ars, sapendo che nel Pd c’è da fare i conti con i “mal di pancia” dei territori all’idea di un’intesa con lui, mentre tra i grillini la strada appare più agevole. Il sindaco di Taormina prende in considerazione per le Europee l’opportunità – da lui definita tale – di un “matrimonio d’interessi”, legato soltanto alla scadenza di giugno, altrimenti l’avvio di un percorso più complesso da costruire a lungo termine, che avrebbe come epicentro sempre l’Assemblea Regionale Siciliana, guardando poi alle prossime Politiche, dove De Luca vorrebbe dare vita ad un fronte meridionalista autonomista da radicare evidentemente oltre i confini della Sicilia.
“Il nostro sogno – ha spiegato De Luca – è quello di realizzare una forza meridionalista autenticamente autonomista, e avere nel Parlamento nazionale una rappresentanza di uomini e donne che si battono realmente per il Meridione e che sono frutto non di compromessi politici, ma di una reazione del territorio che riesce ad imporsi sulle politiche romanocentriche. Abbiamo dimostrato che è fattibile, in Sicilia siamo la prima forza politica. Abbiamo otto deputati al Parlamento siciliano, abbiamo eletto due rappresentanti al Parlamento nazionale (di cui una, Dafne Musolino è ora transitata in Italia Viva di Renzi, ndr), siamo l’unica lista civica che realmente è riuscita a farsi spazio in tanti palazzi municipali, battendo quelli che sono i poli tradizionali.
I prossimi giorni diventeranno il “termometro” finale delle scelte di De Luca, pronto a candidarsi alle Europee e a mettere in campo per la corsa a Bruxelles, uno dei suoi fedelissimi della prima ora, il sindaco di Santa Teresa di Riva, Danilo Lo Giudice. Resta da capire la casacca e se lo spazio politico si troverà in una lista con Azione, oppure in quella del Partito Democratico o dei Cinque Stelle. La via è tracciata ma si fa sempre più stretta e ad oggi la pista grillina sta diventando l’opzione principale.