Se avessimo voglia di gustare del cioccolato, del miele, delle caramelle, una birra o una buona tisana a base di cannabis light? Per accontentare liberamente i propri palati adesso gli italiani dovranno percorrere un po’ di chilometri, recandosi oltre la frontiera nazionale. Cibi, bevande e oli a base di cbd a partire dal 22 settembre saranno acquistabili solo in farmacia, e dunque esclusivamente sotto prescrizione medica. La decisione arriva direttamente dal ministro della Salute Orazio Schillaci. Il nuovo decreto ha destato non poche polemiche, soprattutto per la curiosa decisione di classificare il cbd come droga.
IL DECRETO DEL MINISTRO SCHILLACI
Diventa sempre più dura la vita dei cannabis shop in Italia, che hanno trovato nella destra, sin dal famoso decreto del 2016, il principale avversario. Quello pubblicato in Gazzetta Ufficiale è un testo un po’ a sorpresa. Con la nuova normativa il cbd sarà equiparabile a una sostanza stupefacente. Diventerà quindi illecito ogni uso non farmacologico degli estratti di cannabis, comprese le destinazioni ammesse dalla normativa italiana ed europea sulla canapa industriale, come ad esempio l’uso del cbd per la preparazione di alimenti.
Qual è l’idea di base?
Se il cbd è efficace contro alcuni problemi di salute, si cita ad esempio l’epilessia, va trattato come un farmaco da acquistare e non come un prodotto dalla semplice commercializzazione. Via dunque dal mercato tutti quei prodotti che non hanno una classificazione cosmetica o medicinale.
Al momento il decreto mira a regolamentare solamente i prodotti da ingerire a base di cannabidiolo e non quelli destinati al consumo attraverso la combustione, quindi fiori di canapa che contengono il cbd, e non il thc.
MA COSA SONO IL CBD E IL THC?
Cbd, cannabidiolo, e thc, delta-9-tetraidrocannabinolo, altro non sono che due dei più noti tra i 100 cannabinoidi prodotti dalla pianta di canapa. Entrambi sono caratterizzati da una composizione molecolare simile ma con sostanziali differenze.
Il thc si lega facilmente ai recettori cb1, situati principalmente nel sistema nervoso centrale e procura effetti psicotropi, mentre il cbd si lega soprattutto ai recettori cb2, presenti nei sistemi periferici del nostro corpo, in particolare in quello immunitario e non genera nessun tipo di alterazione a livello psicologico ma ha solo un effetto rilassante ed è ricco di proprietà benefiche. Su entrambi da anni si stanno svolgendo studi in campo medico e in particolare sul cannabidiolo alcune ricerche ne hanno indicato l’uso anche per trattare ansia, convulsioni, infiammazioni e spasmi.
UN SETTORE STRATEGICO SOPRATTUTTO PER L’ECONOMIA
E se invece di rappresentare un elemento da contrastare la cannabis light, o più in generale la coltivazione della canapa, avesse maggiori attenzioni?
Il giro di affari intorno alla coltivazione di canapa si aggira su cifre veramente elevate, considerando le varie frontiere che vanno dall’alimentare alla medicina. Ma non solo. Il raggio d’azione è decisamente più ampio di quanto ci si possa immaginare e schiaccia l’occhio anche al mondo green ed ecosostenibile: oli per la cosmetica, resine e tessuti naturali ma anche eco-mattoni per la bioedilizia o il pellet per il riscaldamento, assicurando una combustione pulita.
Le regioni con un clima caldo-arido, come la Sicilia, risultano ideali per la coltivazione della canapa. Non a caso molti progetti, anche europei ed esteri, hanno deciso di puntare e investire sull’Isola, che con le sue peculiarità ha tutte le carte in regola per diventare pioniera di questa nuova filiera produttiva. Secondo la ricerca di una società londinese, se per la parte agricola si parla di un business di circa 40 milioni, sul valore finale del mercato italiano, considerando tutti i possibili usi e l’indotto, le stime oscillano tra i 7,3 e i 30 miliardi potenziali nel giro di un decennio.
La coltivazione della canapa è anche un ottimo modo per combattere la criminalità organizzata. In Italia si parla di circa 6 miliardi di euro nelle mani della malavita. Un territorio come la Sicilia non potrebbe dunque che trarre vantaggio da questa economia.
Dal 2016 sono migliaia i cannabis shop sorti nel Paese e che hanno dato vita a oltre 10mila posti di lavoro. I dati sulla cannabis light vedono la Sicilia spiccare sempre tra le prime regioni. Il boom si è avuto soprattutto nel 2021, in periodo lockdown. Le vendite, infatti, erano più che raddoppiate a Palermo e a Catania mentre quelle a domicilio avevano fatturato agli operatori del settore il 220% in più.
Un campo dove la Sicilia sembra molto puntare è quello della cannabis terapeutica.
E’ GIUSTA QUINDI LA BATTAGLIA INTRAPRESA DAL GOVERNO?
La scelta del Ministero è molto difficile da condividere. Come sottolineato dai Radicali Italiani, il cbd non possiede “proprietà stupefacenti come confermato anche molto recentemente dalla Commissione di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa classificazione quindi non solo è priva di fondamento scientifico, ma può avere gravi ripercussioni per l’Italia sul panorama europeo ed internazionale“.
Un piccolo passo indietro che ben presto potrebbe diventare un vero e proprio salto nel passato. Eppure il Bel Paese era stato d’esempio per molti stati europei, che negli anni hanno continuato a percorrere la strada intrapresa e, ancora oggi, perfezionato le normative vigenti. Al contrario, l’Italia che ha legalizzato la cannabis per uso terapeutico nel 2007 ne regola produzione, distribuzione e vendita in modo molto restrittivo. Inoltre, non esiste ancora un quadro legislativo chiaro per la produzione e la commercializzazione di prodotti a base di cbd per uso non terapeutico, come oli e cosmetici. Tali vuoti normativi sono il risultato di ciò che è accaduto in questi giorni.
E probabilmente continueremo a sentir parlare di cannabis light anche nei prossimi mesi. A giugno erano state, infatti, rimandate alcune strette riguardanti soprattutto la tassazione del settore. La battaglia del Governo sembra essere solo all’inizio.