Nell’interesse di tutti, Regione, Comune di Siracusa e società privata (Sicilia Musei), è stato meglio liquidarlo come un equivoco, mentre il giallo sul gioco di prestigio per cui sono state chieste autorizzazioni per esporre a Siracusa un Caravaggio per un altro, pone sul tavolo due questioni di grande rilievo.
La prima ha a che fare col tema di questa rubrica, l’autonomia in materia di beni culturali: la vicenda di cui scriviamo è un esempio delle cattive conseguenze della sua difettosa applicazione. La seconda riguarda la politica estera in materia di beni culturali e gli accordi di reciprocità per i prestiti che vedono la Regione Siciliana in una posizione di subalternità.
Ma facciamo un passo indietro. Doveva aprire i battenti ieri la mostra “Caravaggio. Per una Crocefissione di S. Andrea”, presso la Soprintendenza di Siracusa, e invece è slittata al 18 aprile, come da avviso su Facebook dello stesso Istituto di Piazza Duomo.
Ha quasi dell’incredibile che nella stessa comunicazione (come nell’invito) non si dica ancora quale “Crocefissione di Sant’Andrea” si potrà ammirare, sebbene ormai sia stato chiarito che si tratti della copia della collezione Spier di Londra (già Vienna, collezione Back-Vega), che la critica non riconosce unanimemente un autografo del Caravaggio, e non, invece, quella del Cleveland Museum of Art, nell’Ohio, come fino a una decina di giorni fa si è lasciato credere, la cui attribuzione non è mai stata messa in discussione.
Sicuramente una coincidenza, ma il Caravaggio del Cleveland è lo stesso dipinto che sarebbe dovuto arrivare in Sicilia nel 2015 per una mostra che il museo americano si impegnava ad allestire interamente a suo spese (c’era già pure il titolo: «Caravaggio e i suoi seguaci»), nell’ambito degli accordi di reciprocità tessuti dall’allora assessore Mariarita Sgarlata col direttore David Franklin, in cambio dell’invio di gioielli della Regione come l’”Auriga” di Mozia e la “phiale d’oro” di Caltavuturo.
Sul blog dell’ex assessore di Crocetta c’è pure una bella mappa intercontinentale che rende evidente l’”affare”: per due opere siciliane che avevano fatto le valigie ben nove ne sarebbero tornate dagli States.
Che fine ha fatto l’accordo? Qualcuno ha informato il Presidente della Regione Nello Musumeci?
Strano accordo, comunque, perché, invece che mettersi in viaggio, tra il 2016 e il 2017 la “Crocefissione di Sant’Andrea” fu sottoposta a un delicato restauro, per cui fu anche fatta arrivare proprio la “nostra” copia Spier a titolo comparativo (da qui sarebbe insorto l’equivoco consumato tra Siracusa e Palermo). Da quel momento il museo americano non ha più concesso l’opera per alcuna mostra all’estero.
Le condizioni conservative non consentono alcuno spostamento, tengono a precisare. Insomma, non proprio ciò che avviene in Sicilia dove si presta allegramente l’”Annunciazione” di Antonello, opera pure reduce da un delicatissimo restauro.
L’approssimazione con cui è stata gestita tutta la faccenda della mostra in programma a Siracusa è stata raccontata con fiuto da Sherlock Holmes dal collega Toi Bianca nel suo blog: assessori che si contraddicono, locandine doppione con variante ad hoc, articoli giornalistici aggiustati in corsa sul web, testi copiati da Wikipedia, che c’è da chiedersi, allora, a cosa serva quello scientifico approntato dal curatore, Pierluigi Carofano.
C’è voluto persino un “vertice”, lunedì 8 aprile, tra il Presidente della Regione, Assessore BBCC ad interim, Musumeci, la soprintendente di Siracusa Donatella Aprile, il dirigente generale Sergio Alessandro e il presidente di Sicilia Musei, Gianni Filippini, per cercare di sbrogliare la matassa e alla fine confermare il via libera alla mostra, dopo aver corretto le carte sul dipinto che verrà effettivamente esposto. Sembrava che non ci fosse null’altro da aggiungere.
E, invece, il giallo resta, e si alimenta anzi.
Perché, infatti, la Regione ha finito per appianare, se dell’imbarazzante figura istituzionale è stato responsabile solo il privato, che si è addossato tutta la colpa? Nella documentazione è stato scritto Cleveland per errore, ma si voleva dire collezione Spier, ha spiegato Filippini.
E si badi bene che l’”errore”, è stato serialmente ripetuto nelle carte presentate non solo alla Soprintendenza, ma anche al Comune e alla Galleria regionale Bellomo, a cui è stato chiesto in prestito il “Martirio di Santa Lucia” di Mario Minniti.
Qui, però, la Regione si è dimostrata all’altezza e in grado di “controllare” il privato: il direttore Lorenzo Guzzardi ha subordinato la concessione del quadro alla richiesta di tutta una serie di documentazioni che ad oggi ancora non gli sono pervenute. Tant’è, se resta a casa il Minniti di Siracusa, arriva dal Museo Regionale di Messina un’altra opera dello stesso pittore siracusano, amico del Caravaggio, «Il miracolo della vedova di Naim”.
Fino all’ultimo si è parlato anche di un secondo prestito da questo museo, ma la direttrice Caterina Di Giacomo ci conferma di non aver ricevuto altra richiesta. Ma esiste un progetto scientifico definito o un Minniti vale l’altro?
Ad oggi non esiste una comunicazione stampa che possa chiarire anche questo quesito o illustrare la “Caravaggio Experience”, distaccata agli Ipogei, per una mostra che aprirà tra qualche giorno.
Né sappiamo se la documentazione di cui resta in attesa il Bellomo sia stata fornita a Messina, dato che la direttrice Di Giacomo ha, invece, autorizzato. E alla nostra precisa domanda se nella richiesta di prestito si trovasse indicata la provenienza della “Crocefissione di Sant’Andrea” quest’ultima ci risponde solo: “Non ho altre informazioni sulla mostra ospitata dalla Soprintendenza di Siracusa”. Nient’altro.
Ma di non detto c’è anche altro. A un certo punto il privato avrebbe fornito le carte corrette, in cui era menzionato non più il dipinto Cleveland, ma quello Spier. Sembra che siano, però, passate inosservate, mentre tutta la macchina autorizzativa aveva presa per buone le prime. Questo spiegherebbe il perché del proseguimento di un accordo da parte della Regione con un soggetto privato che non ha offerto grandi garanzie né di serietà né di professionalità.
Ma cosa c’entra tutto questo col tema dell’autonomia in materia di beni culturali?
Questo: in ballo c’è un olio del Caravaggio, chi altri se non uno storico dell’arte avrebbe dovuto seguire la faccenda all’interno della Soprintendenza? Referente col privato per tutto il progetto, possiamo immaginare che si sarebbe messo pure in contatto col curatore Carofano, scoprendo subito l’inghippo dell’opera per l’altra.
Evitata la colossale brutta figura. Il fatto è che alla Soprintendenza di Siracusa non c’è uno storico dell’arte. La Regione che batte i pugni a Roma chiedendo che nell’ora del regionalismo differenziato venga finalmente attuato lo Statuto autonomistico, getta alle ortiche l’unico ambito in cui lo Stato da oltre quarant’anni le ha riconosciuto piene competenze: quello dei beni culturali appunto.
Con la riorganizzazione del Dipartimento BBCC in atto, infatti, il Governo Musumeci conferma il travisamento storico del modello della soprintendenza siciliana operato da Crocetta nel 2016: organizzata in una équipe con competenze multidisciplinari, la soprintendenza unica su base territoriale non può assicurare efficacemente, rispetto alle vecchie soprintendenze tematiche, lo svolgimento dei propri compiti istituzionali, se non mantenendo distinti gli ambiti settoriali e garantendo a ciascuna unità operativa lo specialista appropriato.
Mentre, invece dal 2016 si è deciso proprio di accorpare incongruamente alcuni ambiti settoriali, tra cui quelli architettonici con quelli storico-artistici. In quello stesso anno, chi scrive aveva già previsto tutto su “Il Giornale dell’Arte“: “Chi si piazzerà a capo della nuova unità Beni architettonici- storico-artistici? Un architetto o uno storico dell’arte? Se la linea sarà quella seguita per la nomina dei dirigenti apicali dei nuovi poli, è facile prevedere che quest’ultimo sarà surclassato dal primo“.
A Siracusa a capo di questa unità c’è, appunto, un architetto, mentre di uno storico dell’arte non si trova proprio traccia nell’organico.
E mentre a pochi passi dalla Soprintendenza c’è il “Seppellimento di Santa Lucia“, capolavoro dell’ultimo Caravaggio, esemplare unico, senza copie, che Siracusa possiede stabilmente, in modo indegno, date le condizioni conservative ed espositive segnalate da chi scrive (la soprintendente Aprile ci ha detto di voler trovare una soluzione), il 18 aprile verrà inaugurata una mostra per la quale vale forse citare Montanari e Tritone, laddove nel libro Contro le mostre, denunciano che un “sistema di società commerciali, curatori seriali, assessori senza bussola e direttori di musei asserviti alla politica sforna a getto continuo mostre di cassetta, culturalmente irrilevanti“.
LA REPLICA
“Caravaggio experience”, precisazione sulla “Crocifissione di S. Andrea”