“Ogni giorno su Twitter ricevo attacchi da un paio di persone, sicuramente implicate nell’omicidio di mio figlio. Sostengono che il fatto di non accettare il “suicidio ” è una scusa per continuare a chiedere donazioni. Sperano di fermarmi e fanno di tutto per ferirmi , ma io vado avanti, abbiamo prove inconfutabili che si è trattato di omicidio”.
Lo afferma la madre di Mario Biondo, la signora Santina, che così denuncia alcuni attacchi tramite social network nei suoi confronti e della famiglia del cameraman trovato morto il 30 maggio 2013 in Spagna, nell’appartamento della moglie Raquel Sanchez Silva a Calle de La Magdalena in circostanze misteriose.
A più riprese ed anche nei giorni scorsi, come ormai da sei anni, la famiglia di Biondo ha fatto sapere che non intende mollare e rassegnarsi all’esito della terza autopsia eseguita, che di recente ha riproposto la tesi del suicidio sulla tragica fine di Mario.
“Riceviamo tutti questi attacchi ma abbiamo prove inconfutabili per dimostrare la verità e per mettere in evidenza le incongruenze di quest’ultima relazione”, rimarca Santina Biondo.
La madre di Mario ha anche affrontato la questione delle ingenti spese legali da sostenere per arrivare all’accertamento di come sono davvero andate le cose in quella maledetta notte del 30 maggio 2013. E per questo la mamma di Mario Biondo ha lanciato un appello agli amici e ai conoscenti, a tutti coloro che vorranno e potranno sostenere con un piccolo gesto la ricerca della verità: “Dobbiamo pagare il lavoro dei periti che dovranno mettere nero su bianco tutti i punti oggettivamente inaccettabili oltre alle manipolazioni. Confido nel vostro aiuto, siete in tanti a sostenerci, anche un piccolo contributo sarà per noi un grande aiuto. Sono sicura che arriveremo a dimostrare per l’ennesima volta che il nostro Mario è stato ucciso. Ci tengo a precisare che i nostri avvocati stanno svolgendo attività difensiva grazie al patrocinio a spese dello Stato, per quanto riguarda il lavoro dei periti di parte il loro lavoro deve essere necessariamente remunerato perché non sono attività che si possono fare gratuitamente”.