Condanne che vanno dai 2 ai 10 anni di reclusione chieste a Catania dai pubblici ministeri Raffaela Vinciguerra e Santo Di Stefano ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale nella requisitoria del processo del secondo troncone dell‘inchiesta “Università bandita” su presunti concorsi truccati nell’Ateneo.
Per i 51 imputati sono state chieste 39 condanne e 12 assoluzioni. Decine i capi d’imputazione che riguardano, a vario titolo, corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. L’inchiesta da cui è scaturito il processo è quella condotta dalla Digos della Questura e coordinata dalla Procura etnea.
Quando scattò, nel 2019, portò alle dimissioni dell’allora rettore Francesco Basile e la programmazione di nuove elezioni universitarie. Secondo quanto emerso dalle intercettazioni sarebbero stati predisposti a tavolino una serie di bandi e di assegnazioni di cattedre. E in questa indagine è finito anche l’ex rettore Giacomo Pignataro e diversi ex direttori di dipartimento. I pm hanno chiesto la condanna a 10 anni e 8 mesi per Basile e 4 anni per Pignataro. In un secondo filone investigativo, poi unificato al principale, sono rimasti coinvolti anche l’ex sindaco di Catania Enzo Bianco e l’assessore comunale Orazio Licandro. Per entrambi sono stati chiesti 3 anni e 6 mesi.
Tra gli imputati anche l’ex procuratore Enzo D’Agata (3 anni) ed una sua figlia docente universitaria (5 anni).Tra le altre richieste Giuseppe Barone (4 anni), Filippo Drago (7 anni e 10 mesi), Giacomo Pignataro (4 anni e 1.200 euro di multa). Chiesta l’assoluzione per Salvatore Cesare Amato, Piero Baglioni, Giovanni Barreca, Giovanna Cigliano, Agostino Cortesi, Alessia Facineroso, Santi Fedele, Anna Garozzo, Sebastiano Angelo Granata, Giampiero Leanza, Luigi Vincenzo Mancini e Maura Monduzzi.