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Ripristinata l'ordinanza in carcere

Catania, la Corte d’appello blocca la scarcerazione del boss Mangion: “E’ ancora pericoloso”

giovedì 24 Aprile 2025
Resta in carcere Giuseppe ‘Enzo’ Mangion, 65 anni, storico boss della famiglia ‘Santapaola’ di Catania. Sarebbe dovuto tornare libero oggi, ma la prima sezione della Corte d’appello di Catania, presieduta da Sebastiano Mignemi, accogliendo un’istanza dei sostituti Pg Nicolò Marino e Andrea Ursino, basata anche si un’informativa della Dia e del nucleo di Polizia giudiziaria interforze della Procura Generale, ha ripristinato la misura cautelare della custodia in carcere. Mangion, figlio dello storico uomo d’onore deceduto Francesco, uno dei luogotenenti di fiducia del capomafia Benedetto Santapaola, era stato destinatario di un ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nel 2019 nell’ambito dell’operazione Samael e il provvedimento sarebbe scaduto oggi.
La Corte d’appello, lo scorso anno, confermando la sentenza del Tribunale del 2022, ha rideterminato la sua condanna a 19 anni e 3 mesi di reclusione con un verdetto irrevocabile del 2009 per associazione mafiosa.
Nell’emettere il provvedimento i giudici sottolineano che ancora per Mangion “sussiste il pericolo di fuga”, sia per “il ruolo apicale ricoperto negli anni” che per la “gestione economica degli affari illeciti della famiglia” mafiosa e perché può contare sulla “perdurante reggenza del sodalizio da parte del cognato Aldo Ercolano”, sposato con Francesca Mangion. Secondo la Corte d’appello, il boss è “nelle condizioni di ricevere disposizioni” e c’è “l’indiscusso l’interesse della famiglia mafiosa di Cosa nostra a garantire la sottrazione dalla cattura dell’imputato”.
Il collegio, inoltre, sottolinea il rischio che Mangion possa “ricevere disposizioni” e “fornire comunicazioni ad Aldo Ercolano tramite dei colloqui, di presenza, ma anche telefonici, della sorella Francesca con il marito”.
I giudici concludono ritenendo che nei confronti di Mangion “non siano venuti meno i gravissimi indizi di colpevolezza, né si siano affievolite le esigenze cautelari”. E per questo hanno ripristinato, nei suoi confronti, la misura cautelare della custodia in carcere.
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