Nei giorni scorsi, durante i servizi serali di controllo del territorio, gli agenti delle Volanti sono stati inviati presso gli uffici del Commissariato di P.S. di Nesima, dove si è presentata, accompagnata dalla figlia, una donna che ha riferito di essere stata vittima di una aggressione da parte del compagno, a seguito di una violenta lite svoltasi in strada, al culmine della quale ha ricevuto un pugno al volto, i cui segni erano ancora visibili.
La donna ha precisato che la lite sarebbe iniziata già il giorno precedente e, avendo subìto percosse, si era recata presso il Pronto Soccorso del Garibaldi Centro dove pero aveva omesso di riferire i fatti realmente accaduti.
I comportamenti violenti del compagno, un ventiseienne pluripregiudicato catanese, sarebbero cominciati all’inizio della relazione e sarebbero degenerati negli ultimi tre mesi, durante i quali l’uomo l’ha minacciata di morte, anche a mezzo di messaggi e video inviati tramite Whatsapp. In particolare l’uomo durante uno dei video inviati alla compagna si è mostrato brandendo in mano un’arma e minacciando il suicidio.
Sulla base di quanto appreso gli agenti si sono recati presso l’abitazione del soggetto al fine di rintracciarlo, non trovandolo però in casa. Tuttavia sono riusciti a ad entrare nell’abitazione e effettuando una perquisizione, alla presenza della figlia della vittima, sono riusciti a rinvenire, occultata all’interno di un materasso adagiato a terra nel pianerottolo del piano terzo, una pistola Berretta PX4, con matricola abrasa, perfettamente corrispondente a quella ripresa nel video, un caricatore rifornito con dodici munizioni, un silenziatore e quattordici proiettili sfusi. Quanto rinvenuto è stato repertato e sottoposto a sequestro.
Nel corso dell’attività gli agenti hanno appreso che l’uomo deteneva anche un’altra arma, un fucile AK-47 “Kalashnikov”, che in un primo momento sarebbe stato custodito nella stessa abitazione in cui è stata ritrovata la pistola, ma che successivamente sarebbe stato affidato, per custodirlo, ad un’amica di famiglia.
Dagli accertamenti svolti nell’immediatezza si riusciva ad identificare questa donna e la sua residenza, pertanto, i poliziotti hanno raggiunto tale abitazione nel quartiere di San Giorgio, procedendo ad effettuare una perquisizione domiciliare, durante la quale la stessa donna consegnava spontaneamente un’arma lunga da guerra, 5A85 calibro 7,62×39, semi automatica e di fabbricazione ungherese, con matricola non leggibile poiché sovrapunzonata. Anche quest’arma è stata repertata e sequestrata e la donna denunciata in stato di libertà per il reato di detenzione illegale di arma da guerra.
Le ricerche dell’uomo autore dei maltrattamenti nel frattempo proseguivano senza sosta, fino a quando nel primo pomeriggio del giorno successivo ne veniva segnalata la presenza nei pressi dell’abitazione dove la compagna si era rifugiata. Gli agenti delle volanti, pertanto, si sono recati nel luogo indicato rintracciando il soggetto che è stato bloccato in Via Acquicella a bordo di un’autovettura.
Subito sottoposto a perquisizione, all’interno dell’auto veniva rinvenuta una mazza da baseball, adagiata sul sedile anteriore destro, nella sua immediata disponibilità, una busta di grandi dimensioni contenente diversi capi di vestiario, scarpe ed altri effetti personali che lasciavano presagire la volontà dell’uomo di darsi alla fuga al fine di rendersi irreperibile.
Il soggetto è stato trovato in possesso anche di una modica quantità di sostanza stupefacente e del denaro. A quel punto, sulla base degli elementi raccolti, stante la pericolosità del soggetto, la probabile intenzione dello stesso di rendersi irreperibile ed i gravi indizi di colpevolezza per i reati di maltrattamenti e detenzione di armi clandestine e di armi da guerra, l’uomo veniva sottoposto a fermo di polizia giudiziaria e su disposizione del Pubblico Ministero di turno è stato associato presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza. In quella sede è stata convalidata la misura precautelare, dunque, l’Autorità Giudiziaria ha disposto la custodia cautelare in carcere a carico dell’uomo.