Per raccontare la figura di Macalda di Scaletta (nata a Scaletta intorno al 1240 e morta a Messina nel 1308), donna anticonformista nella Sicilia del 1200, che osava con la spada sfidare gli uomini a duello e con le sue indubbie doti di bellezza e scaltrezza sul piano politico, partiremo da un luogo, il pozzo di Gammazita che, avvolto da varie leggende, ha ispirato i colti viaggiatori del Gran tour e grandi scrittori come Giovanni Verga.
Attorno a questo luogo d’incanto ruota la complessa vicenda di una eroica fanciulla che, durante il Vespro, preferì la morte al disonore per mano di un vile soldato. Il Pozzo di Gammazita, in realtà un “non pozzo”, essendo un abbeveratoio per cavalli, che vedeva innalzarsi sul suolo sabbioso l’antica cinta muraria di Catania detta appunto cortina di Gamma Zita, presso il cortile omonimo, è legato a un evento avvenuto al tempo della dominazione angioina in Sicilia, durante la Guerra del Vespro. La leggenda narra di una fanciulla catanese di nome Gammazita, bellissima e di grande virtù, che rifiutò le avances di un soldato francese, invaghitosi di lei, perché innamorata e fidanzata.
Proprio nel giorno del suo matrimonio, mentre Gammazita si recava, come ogni giorno, a prendere l’acqua, fu aggredita dall’uomo e, vistasi perduta, piuttosto che cedere, preferì gettarsi nel vicino pozzo. In versioni successive, all’ossatura del racconto principe, si sono aggiunti altri personaggi e tra questi, Donna Macalda da Scaletta che, bellissima e orgogliosa vedova del signore di Ficarra, nonostante avesse una pletora di corteggiatori, si era incapricciata di Giordano, il suo paggio, che, però, sfuggiva alle sue profferte amorose. Un giorno il giovane, vista la bella Gammazita intenta a ricamare dinanzi alla soglia della sua casa, se ne innamorò perdutamente.
Il sentimento di Giordano e Gammazita provocò l’ira e la folle gelosia di Macalda che, accordatasi con il francese de Saint Victor, tese loro un tranello. De Saint Victor tentò numerose imboscate, approfittando delle volte in cui la fanciulla si recava ad attingere acqua alla vicina fonte, ma un nefasto giorno in cui stava per riuscire nel suo intento, vide Gammazita divincolarsi e gettarsi, come nella precedente versione, nel vicino pozzo. Giordano, appresa la notizia e in preda a una cieca disperazione, assalì il suo nemico, uccidendolo a pugnalate dinanzi al cadavere dell’amata. La terribile fine della fanciulla e la virtù che aveva difeso a costo della vita, come Sant’Agata, la Patrona della sua città, destarono in tutti i catanesi profonda commozione e ammirazione nei confronti dell’onestà delle loro grandi donne.
Macalda da Scaletta
Ma Macalda da Scaletta era veramente questa megera raccontata dalla leggenda legata al pozzo di Gammazita o la realtà è differente dal romanzato fin qui narrato? Nel 1235 a Scaletta Zanclea, un piccolo comune della città metropolitana di Messina che, fino al 1988, era denominato Scaletta Zanglea, dal matrimonio di una nobildonna siciliana e da Giovanni, studioso di diritto, onorato e rispettato in tutta la città dello Stretto, nasceva Macalda. Le fonti riportano, in realtà, che la fortuna della giovane fosse legata al nonno, Matteo Selvaggio, soldato che prestava servizio nel castello di Scaletta ed ebbe la buona sorte di diventare castellano e, scoperto un tesoro nascosto nello stesso maniero, pure molto ricco.
Matteo, dopo questo colpo di fortuna, decise di abbandonare il suo vecchio cognome per prendere quello di Scaletta. Inizia così il “nobile casato” di Macalda che viene data in sposa a Guglielmo De Amicis, che la renderà Baronessa di Ficarra, matrimonio durato poco e che, a legame sciolto, la vedrà viaggiare impavida fuori dalla Sicilia, travestita da frate francescano. Dopo aver girovagato in lungo e in largo, abbandonato il saio, si risposò con Alaimo da Lentini, un altro nobile di discendenza normanna. Fu questa nuova unione a trasformarla in guerriera ed ecco che il parallelismo con Giovanna d’Arco inizia ad appalesarsi. Nel 1282, infatti, durante la Rivolta del Vespro, mentre suo marito prendeva il comando dell’apparato bellico messinese, lei diventava reggente della Capitaneria di Catania, combattendo travestita da cavaliere e con una mazza d’argento in mano.
Alcuni cronisti dell’epoca, probabilmente misogini, scrissero che in quel periodo Donna Macalda si scatenò : “si veste di porpora e d’oro, indossa le armature e molesta sessualmente principi e sovrani”. Questa descrizione appare come una sorta di punizione per l’anticonformismo e le virtù guerriere della donna che poteva essere, a quei tempi, solo angelo del focolare. Certo è che Macalda, nel 1285, venne fatta prigioniera, insieme ai figli, a Messina; ma neanche la detenzione piegò il suo spirito battagliero e, in prigione, sfidando a scacchi gli altri detenuti li battè uno per uno diventando così la prima donna giocatrice di scacchi in Sicilia. Cronisti più illuminati ne narrarono, invece, le gesta eroiche, esaltandone l’educazione militare e descrivendola “molto bella, gentile, e valente nel cuore e nel corpo, generosa nel donare e, a tempo e luogo, valorosa nelle armi al par d’un cavaliere”.
Da ciò se ne deduce che fu una creatura straordinaria che in un “ordinario quotidiano”, popolato da uomini guerrieri e donne dedite alla casa, intimoriva per il modo eccezionale in cui usava la spada, la scaltrezza, non mortificando, però, l’innata bellezza, altra freccia nel suo arco. Morì intorno al 1305 e, dopo la cortina di silenzio che avvolse la sua figura, finalmente, nel 2015, Piazza Belvedere, di fronte al castello in cui visse, a Scaletta Zanclea, è stata intitolata a lei, con una cerimonia di inaugurazione inserita in un più ampio contesto dedicato alle donne, che ha ospitato la terza giornata della sezione di Naxoslegge: “Le donne non perdono il filo”.
Ogni anno, nella seconda settimana di giugno, si svolge il corteo storico “Alla Corte di Macalda“. La manifestazione è articolata in due giornate: nella prima si svolgono i tornei di scacchi, briscola e burraco, visto che, secondo la tradizione, Macalda fu una pregevole scacchista del suo tempo; nella seconda, invece, prende il via il Gran Corteo Medievale che vede le vie dell’antico Borgo popolate di dame e cavalieri.
Non possiamo che concludere con una frase di Simone de Beauvoir che sembrerebbe cucita su Macalda: “Una donna libera è il contrario di una donna leggera“.
Alla prossima