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Il murale

“Cielo Antico”: il tributo artistico a Franco Scaldati nel quartiere Albergheria di Palermo CLICCA PER IL VIDEO

sabato 23 Marzo 2024

Nel cuore dell’Albergheria, il quartiere più antico di Palermo, sorge un’imponente testimonianza dell’eredità artistica di Franco Scaldati. Il murale intitolato “Cielo Antico”, opera dell’artista palermitano Igor Scalisi Palminteri che verrà inaugurato oggi 23 marzo , alle ore 16, è un tributo artistico dedicato al leggendario drammaturgo, regista e poeta siciliano.

 

Murale Cielo Antico – Franco Scaldati

 

L’ispirazione per questa creazione monumentale è scaturita dalle parole emblematiche di Scaldati: “Io con la mia ombra salgo un cielo antico”. Queste parole, incise sul muro accanto all’opera, rappresentano il manifesto della poetica di Scaldati e servono da guida per coloro che si avvicinano al murale.

Il murale non è soltanto un tributo visivo, ma un’immersione profonda nella visione artistica e sociale di Scaldati. Igor Scalisi Palminteri, nel trasformare la poetica di Scaldati in una rappresentazione tangibile, si propone di preservare e diffondere l’eredità culturale del drammaturgo palermitano.

Parlando dell’importanza di questa opera, Scalisi Palminteri afferma: “Franco Scaldati è il poeta della nostra città, il cantore delle viscere di questo posto. Lui ha saputo inabissarsi nelle ombre più profonde e cantarne la meraviglia.” Questo murale diventa così un mezzo per rivelare la bellezza nascosta nelle sfumature più oscure della città e per commemorare il contributo di Scaldati alla cultura palermitana.

 

 

“Cielo Antico” è stato reso possibile grazie al sostegno di numerose persone e organizzazioni, tra cui Vedi Palermo, la Compagnia Franco Scaldati e la famiglia Scaldati stessa.

L’inaugurazione ufficiale del murale è prevista per oggi 23 marzo alle ore 16, un evento che celebra non solo l’arte e la cultura, ma anche l’indimenticabile contributo di uno dei pilastri della scena artistica siciliana.

In occasione dell’inaugurazione, verrà anche realizzata un’opera audiovisiva curata da Vedi Palermo, offrendo così una nuova prospettiva sull’immortalità dell’arte e dell’eredità di Franco Scaldati.

 

GALLERY FOTO DELLA PREPARAZIONE

 

Franco Scaldati: icona del teatro siciliano

Franco Scaldati, icona del teatro siciliano, nato il 13 aprile 1943 a Montelepre, ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama teatrale italiano. Cresciuto a Palermo, Scaldati ha abbandonato la scuola prima della licenza elementare per lavorare in una sartoria, esperienza che ha influenzato profondamente il suo approccio alla scrittura teatrale.

 

Franco Scaldati

Sono trascorsi undici anni dalla morte di Franco Scaldati, segnando un percorso umano e teatrale in cui il “sarto” drammaturgo con il suo lavoro ha rappresentato la Palermo dei quartieri popolari. È stato soprannominato “il Sarto” per la sua dedizione nel creare testi teatrali che hanno coinvolto e ispirato molte generazioni di attori.

Il suo debutto nel mondo del teatro è avvenuto negli anni ’60 con la compagnia di Nino Drago, I Draghi, dove ha recitato su testi di autori illustri come Capuana, Pirandello, Beckett e Fo. Durante questo periodo, Scaldati si è impegnato anche in attività politiche, riflettendo l’impegno sociale che caratterizzerà gran parte della sua carriera.

Nel corso degli anni ’70 e ’80, ha cofondato la “Compagnia del Sarto”, contribuendo a dar vita al Piccolo Teatro di Palermo. La sua produzione drammaturgica, in gran parte in dialetto palermitano, è stata accolta con entusiasmo, anche se solo una parte dei suoi testi è stata pubblicata.

 

Uno dei suoi lavori più noti è “Totò e Vicé”, una serie di spettacoli che ha portato sul palco personaggi indimenticabili della tradizione siciliana. Questi spettacoli hanno rappresentato un connubio unico tra la cultura popolare e l’innovazione teatrale.

Non limitandosi al teatro, Scaldati ha anche calcato le scene cinematografiche, collaborando con registi di fama come i fratelli Taviani, Giuseppe Tornatore e Pasquale Scimeca. Ha partecipato a produzioni di successo come “Kaos”, “L’uomo delle stelle” e “Baarìa”. Ha anche ricevuto riconoscimenti importanti, tra cui il premio TTVV a Riccione per lo spettacolo “Assassina” nel 1987.

Nel corso degli anni ’90 e 2000, Scaldati ha fondato diverse compagnie teatrali e ha continuato a esplorare nuovi territori artistici. Ha pubblicato diversi testi e ha diretto progetti teatrali in varie città italiane, mantenendo sempre viva la sua passione per il teatro e la sua dedizione alla sua arte.

Il Teatro dell’Arte dei Quartieri nell’Albergheria di Palermo

 

Negli ultimi trent’anni, l’impegno artistico di Franco Scaldati si è intrecciato in modo indissolubile con l’attività del Centro Sociale San Saverio nel quartiere dell’Albergheria a Palermo, sotto la guida illuminata di Padre Cosimo Scordato. Questa sinergia ha dato vita a un nuovo paradigma nel panorama teatrale: il teatro d’arte dei quartieri.

I laboratori e le prove che precedono gli spettacoli non sono solamente un esercizio tecnico, ma un’esplorazione profonda dei valori che animano la comunità. Questi valori, che Scaldati  condivide con i partecipanti, includono un forte legame con la realtà dei quartieri, un costante scambio con la popolazione locale, il recupero e la valorizzazione della lingua palermitana e dei suoi espressivi meccanismi, nonché il significato politico e civile di fare teatro in un contesto sociale e storico così ricco e complesso.

 

San Saverio

L’approccio di Scaldati al teatro non si limita alla semplice rappresentazione artistica, ma si propone di coinvolgere attivamente la comunità locale, incoraggiando il dialogo intergenerazionale e la partecipazione attiva dei cittadini. Attraverso la sua visione, il teatro diventa uno strumento per esplorare e reinterpretare la realtà urbana e sociale, portando alla luce le storie e le sfide dei quartieri meno visibili.

Questo approccio innovativo al teatro ha contribuito a trasformare l’Albergheria non solo in un luogo di spettacolo, ma in un laboratorio vivo di esplorazione culturale e sociale. Il suo impegno nel creare e recuperare spazi culturali ha portato all’apertura di teatri indipendenti e alla traduzione delle sue opere in diverse lingue, tra cui catalano, polacco e svedese.

Nel 2002, il drammaturgo ha dato vita alla Compagnia Franco Scaldati, promuovendo le sue opere e contribuendo alla crescita culturale della città. Nel biennio 2005-2006, ha diretto il festival teatrale Orestiadi di Gibellina, consolidando ulteriormente la sua reputazione nel mondo artistico.

La sua eredità artistica è stata celebrata anche dopo la sua scomparsa nel 2013, con varie compagnie teatrali che continuano a rappresentare i suoi lavori e a rendere omaggio al suo talento e alla sua visione unica del teatro

Alberto Samonà

Nonostante la sua scomparsa nel 2013, l’eredità artistica di Scaldati continua a vivere. Nel 2021, la Regione Siciliana ha deciso di pubblicare l’intera opera del drammaturgo in otto volumi, comprendendo anche 37 testi inediti. Questa iniziativa, promossa dall’assessore regionale Alberto Samonà, è un tributo duraturo alla grandezza di Scaldati e al suo contributo al patrimonio culturale siciliano.

Premiato con numerosi riconoscimenti, tra cui due premi speciali “Ubu”, Scaldati rimane una figura iconica nel panorama teatrale italiano, che continua a ispirare e influenzare generazioni di artisti. La sua vita e la sua opera rimarranno un punto di riferimento per le generazioni future e gli appassionati di teatro.

 

L’INTERVISTA A FABIO LO MEO E ANTONELLA SAMPINO

 

IlSicilia.it ha intervistato per l’occasione Antonella Sampino e Fabio Lo Meo che da anni hanno sviluppato esperienza nel campo dei laboratori teatrali al Centro Sociale San Francesco Saverio nel quartiere dell’Albergheria e ai Cantieri Culturali della Zisa di Palermo con la compagnia di Franco Scaldati, il noto attore e drammaturgo, con il quale hanno condiviso l’idea di “teatro d’arte dei quartieri”.

 

 

La loro esperienza con la gente che vive nel territorio, con cui intraprende un percorso teatrale fatto essenzialmente di vita sociale e che consente ad ogni partecipante di sviluppare la propria dimensione artistica, mettendo in scena numerosi spettacoli, di dare vita a testi di teatro da loro scritti e a collaborare con compagnie teatrali di ampio respiro nazionale ed europeo.

A loro chiediamo il racconto di Franco Scaldati, in particolare del suo rapporto e l’attività teatrale con la gente del quartiere dell’Albergheria, che oggi il murale di Igor Scalisi Palminteri celebra e ricorda.

 

Quando arriva Franco Scaldati all’Albergheria?

 

“Franco Scaldati arriva nel quartiere Albergheria all’inizio degli anni novanta, intorno al 1992 e comincia i laboratori nel quartiere. Io e Fabio Lo Meo siamo arrivati al laboratorio di Scaldati nel 1995 appena ventenni e lui cominciò un lavoro di ricerca di persone che frequentassero soprattutto del quartiere”.

 

 

“I primi laboratori si fecero nei locali della chiesa alla Fuci, di fronte dove è stato dipinto il murale di Igor Scalisi Palminteri, successivamente ci siamo trasferiti al Centro Sociale San Francesco Saverio. E’ stato un periodo molto fiorente a livello di attività culturale con padre Cosimo Scordato e Augusto Cavadi, insomma un sacco di gente del quartiere era presente e per la prima volta fu portato con Franco Scaldati un progetto “teatrale”, non sociale e questa era una novità nel territorio e a Palermo in generale”.

 

Quando iniziano le prime attività teatrali nel quartiere?

 

“Si è iniziato nel 1995 con attività svolte con le donne, i bambini e gli anziani del quartiere. Mi vengono in mente il signor Pace con la moglie e la nipote ad esempio, questa famiglia che frequenta con passione il laboratorio”.

“Nel 1997 arrivammo al primo spettacolo al teatro Biondo con “La locanda invisibile” che vide la partecipazione di professionisti e molti residenti del quartiere, e in questo gruppo c’ero anche io presente. Un esperienza bellissima in sala grande al teatro Biondo con la regia di Roberto Gucciardini, ai tempi direttore artistico del teatro e volle mettere in scena questo testo di Franco Scaldati”.

 

 

Per questo spettacolo Scaldati vinse il premio “Ubu”, importantissimo riconoscimento per il lavoro svolto nel quartiere Albergheria. Negli anni ‘90 ad affiancare Franco Scaldati vi era Antonella Di Salvo che guidava l’Associazione Femmine dell’Ombra”. 

 

Dopo questo grande successo, negli anni successivi Scaldati a cosa si dedicò nel quartiere?

 

 “Scaldati restò al centro sociale San Francesco Saverio fino al 2005 circa, ma negli anni successivi furono realizzati molti spettacoli che mise in scena e alcuni testi e in particolare uno, “La Notte di Agostino il Topo”, è nato proprio per il giardino del centro sociale con protagonisti gli animaletti del giardino, che fù messo in scena diverse volte ed ebbe grande successo”. 

 

Che valore assume oggi il murale di Igor Scalisi Palminteri sulla figura di Franco Scaldati?

 

“Il murale nasce all’Albergheria perché proprio lì, in quel luogo e tra quella gente, Franco ebbe una grande rinascita artistica, vinse appunto anche quel premio, nacquero nuovi testi e quindi per lui fu un momento importante a livello teatrale. Veniva dagli anni Ottanta dove fu messo un pò da parte e non trovava nessuno che gli desse un posto dove provare i suoi spettacoli nei teatri palermitani e lui trovò questo appoggio non solo fisico, ma anche morale, culturale e artistico nella persona di Padre Cosimo Scordato”.

 

Padre Cosimo Scordato

 

E oggi voi, e tanti altri che avete avuto il privilegio di lavorare con lui, come portate avanti l’eredità teatrale e culturale di Franco Scaldati?

 

“Beh, poi si creò questo grande gruppo teatrale sotto l’ala di Scaldati, dove appunto noi stessi che avevamo cominciato a fare il laboratorio, lo facevamo noi alle persone del quartiere. Quindi, già alla fine degli anni ’90,  quando venivano le persone  per fare teatro o degli spettacoli,  eravamo noi ad insegnare la lingua e lo stile di Franco Scaldati, come si recitava, cosa si doveva fare, conoscevamo l’iter per organizzarsi e quant’altro” .

 

“Insomma facevamo tutto questo lavoro e per questo ribadiamo nuovamente che Scaldati non fece un lavoro sociale ma bensì un lavoro teatrale molto profondo nel quartiere, che poi che abbia avuto dei risvolti anche a livello sociale quello è un altro paio di maniche. Una grande eredità che ancora oggi cammina e si sviluppa nei vicoli e nelle strade dei quartieri dell’Albergheria”.

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