Il film premio Oscar “Nuovo cinema Paradiso” è stato quasi premonitore di quanto sta accadendo in Sicilia al settore cinematografico. Nelle province sono sempre di più le sale costrette a chiudere i battenti, uccise da una crescente diffusione delle piattaforme streaming e dalla preferenza che gli utenti accordano in misura crescente alle serie tv piuttosto che alle proiezioni filmografiche.
Non è un caso che Giuseppe Tornatore, intervistato nel corso del Festival del cinema di Roma, abbia ammesso: “L’incubo della chiusura dei cinema che ho raccontato si sta avverando”. Che il regista bagherese sia stato profetico non c’è dubbio, ma è altrettanto vero che il suo augurio è quello di vedere al più presto una netta ripresa del settore.
Le piccole sale di provincia hanno storie dal retrogusto dolce che sanno di dedizione ed amore per i luoghi d’incontro e per i rapporti umani. L’impegno dei primi temerari imprenditori che portavano l’innovazione del cinema nelle periferie è stato capace di superare grandi momenti di difficoltà, quali carestie, crisi economiche ed il secondo conflitto mondiale.
Nelle sale si respira sempre un’aria diversa, intrisa di aspettative per il film in programmazione. Ma il successo che nei decenni passati muoveva le masse e riempiva i cinema era riconducibile anche ad un altro aspetto. Elementi come la dimensione dello schermo, la penombra della sala, le sedute accoglienti suscitano nello spettatore una particolare sensazione di alienazione. Il film è un anestetico dalla turbolenta quotidianità, coinvolge nella sua trama ed estrania dalla realtà.
Ma oggi la situazione è diversa. Uno dei motivi del declino che lentamente ed inesorabilmente ha coinvolto il settore cinematografico è l’aumento del prezzo dei biglietti. Se prima gli spettatori presenti nelle sale erano lo specchio della società, mescolando ogni classe e rendendola insensibile ad ogni pregiudizio di sorta, oggi l’aumento del costo d’ingresso ha anche provocato un imborghesimento dell’utenza.
Evitare questo risvolto è fondamentale per la sopravvivenza del settore. Lo sanno bene gli addetti ai lavori, che negli ultimi anni hanno provato con le modalità più svariate di attrarre a sé la clientela meno agiata. Biglietti scontati, tentativi di fidelizzazione ed agevolazioni per iniziative culturali sono stati solo alcuni dei mezzi per evitare la capitolazione del mercato. Ma sembra non bastare, perché si tratta di interventi-tampone, senza un progetto o una visione di lungo periodo.
Gli edifici storici e malconci in cui sorgono buona parte dei cinema di provincia necessitano di ammodernamenti e ristrutturazioni. I ricavi percepiti dai titolari delle sale cinematografiche non sono sufficienti per coprire investimenti così consistenti. È qui, infatti, che occorre l’intervento pubblico. La ripresa non può aversi soltanto con le sporadiche ed esose iniziative dei privati, ma passa anche e soprattutto dagli stanziamenti di contributi a fondo perduto, sgravi fiscali ed incentivi di vario genere.
In base alle indagini effettuate da Swg per il Mic, nel primo quadrimestre del 2023 la metà degli italiani non si è mai recata al cinema. Nel 20% dei casi il motivo dichiarato dell’abbandono delle sale risiede nella programmazione scadente ed in altrettanti casi si dichiara che il problema è da ricondurre all’incremento dei prezzi. A tal proposito, la maggior parte degli utenti ha dichiarato che ritengono idoneo un costo del biglietto ricompreso tra i 6 e gli 8 euro.
Fa riflettere, invece, il dato sulla visione di serie tv e telefilm. Infatti, quasi il 60% di coloro che guardano almeno un contenuto audiovisivo a settimana ha dichiarato di preferire lo streaming o le produzioni televisive. Offerte economicamente più vantaggiose e nuove produzioni proposte quasi ogni giorno hanno determinato una preferenza netta a favore di questi contenuti piuttosto che alle proiezioni cinematografiche.
Se non si interviene velocemente le conseguenze, già parzialmente visibili, saranno irreversibili. Ad oggi, ciascuna delle province di Siracusa, Ragusa ed Agrigento hanno soltanto cinque sale cinematografiche, su un totale di 73 Comuni. In proporzione, è ancora peggiore la situazione nel messinese, dove soltanto nove dei 108 Comuni della provincia possono vantare una sala cinematografica attiva. Leggermente migliore, invece, il quadro nelle province di Palermo e Catania, dove sono presenti, rispettivamente, 16 e 22 sale attive.
Attirare nuovi spettatori o far ritornare vecchi utenti al cinema deve essere l’obiettivo per i prossimi anni, ma non sarà semplice se si abbandoneranno i piccoli imprenditori al loro destino.