Sta accadendo in tante scuole d’Italia. In barba alle normative anti-covid19, gli Uffici Scolastici Regionali stanno provvedendo, in molti istituti, all’accorpamento di diverse classi con un numero di alunni che potrebbe arrivare fino a 27 per ciascuna aula. Le famigerate classi pollaio di cui si è tanto parlato in questi mesi, ritornano in maniera paradossale in un momento storico in cui la sicurezza dovrebbe stare al primo posto.
È un circolo vizioso che però fa cadere in contraddizione il Ministro Azzolina e i suoi tanti proclami sul ritorno a scuola a settembre in piena sicurezza. Si è parlato di turnazioni, mascherine, distanziamento necessario tra gli alunni e i docenti e adesso risulta insopportabile la sola idea di stipare il mondo della scuola dentro aule che somiglierebbero a delle vere e proprie gabbie.
Sta anche succedendo in un Liceo di Bagheria dove le future terze saranno formate da almeno 25 alunni per classe. Riceviamo e pubblichiamo la lettera di uno studente che ci racconta tutte il disagio e la preoccupazione che ne deriva in un momento difficile come quello che stiamo attraversando.
Di seguito la lettera di uno studente
Sono uno studente del Liceo Scientifico “G. D’Alessandro” di Bagheria e frequento l’attuale seconda. Esattamente due settimane fa, l’ultimo giorno di scuola con la didattica a distanza, ho scoperto, insieme alla mia classe, che la III classe della mia sezione non si sarebbe formata e che, sia noi che l’attuale II di un’altra sezione, saremmo stati smistati nelle rimanenti terze dell’Istituto. Ritengo, che in un normale anno scolastico, l’ultimo giorno di scuola debba essere un giorno felice, un giorno dove festeggiare tutti insieme la fine degli studi e un giorno dove ci si possa augurare una buona estate, per ritrovarci nuovamente tutti insieme a settembre, tra i banchi di scuola. Purtroppo, siamo tutti coscienti che questo non è un anno come gli altri, e sappiamo benissimo che quello che è successo in questi mesi passerà alla storia.
Io non vedo la mia classe al completo da più di centocinque giorni, come tutti gli studenti italiani, a causa del Covid-19. Mai mi sarei aspettato che, dopo due anni, in cui abbiamo stretto un legame forte e indelebile, quello sarebbe stato il mio ultimo giorno con loro. Sono certo che se ognuno di noi l’avesse saputo prima avrebbe fatto di tutto per rendere importante ogni singolo istante di quel giorno insieme.
Con la mia classe e, appoggiati dalle nostre famiglie, abbiamo chiesto spiegazioni e chiarimenti, ci siamo interrogati sul perché di questa triste scelta. Anzitutto, come sarebbe possibile smistare trentacinque ragazzi in altre sette sezioni arrivando a una media di venticinque studenti per classe in un periodo di distanziamento sociale? Piuttosto non sarebbe stato più giusto creare gruppi classe più ristretti? Perché si continua imperterriti con questa scelta nonostante la consapevolezza che la creazione di “classi pollaio” intralcerà del tutto le normative anti-Covid19 che dovrebbero essere adottate a settembre nelle strutture scolastiche? Crediamo che ripartire in classi che non sono le nostre, con ragazzi che non conosciamo nemmeno, e comportamenti anti-Virus da dover adottare, sia alquanto triste. Io e i miei compagni confidiamo in un cambiamento, confidiamo nel buon senso di persone che possano realmente cambiare le cose, speriamo nell’appoggio di molti altri ragazzi e studenti che oggi si trovano nella nostra stessa situazione, per fare insieme fronte comune e farci ascoltare. Ognuno di noi, è speranzoso in una svolta che possa cambiare le carte in tavola e di poter tornare tra i banchi di scuola insieme a tutti i compagni con cui abbiamo iniziato questo tortuoso viaggio, per poterlo finire insieme.
Andrea Arnone