Perchè Ksm non ricorre agli ammortizzatori sociali per scongiurare il licenziamento dei dipendenti? E’ l’interrogativo che da tempo i Cobas lavoro privato pongono all’azienda. Sarebbe questa per il sindacato la migliore soluzione da adottare per garantire la continuità aziendale e di conseguenza i posti di lavoro. Invece, spiegano in una nota Maurizio Galici e Renato Franzitta, la linea perseguita da Ksm “induce a pensare che la dichiarazione di crisi aziendale nasconde altri scopi”.
Quali? I due sindacalisti non utilizzano giri di parole: “liberarsi dei lavoratori scomodi e ridurre i loro diritti”. L’acquisizione di commesse sottocosto risponderebbe ad una strategia che l’Istituto di vigilanza avrebbe messo in atto per aumentare far crescere il proprio business a scapito dei lavoratori. Per farlo, infatti, Ksm farebbe leva sui forti limiti introdotti dalla nuova normativa che regola il mercato del lavoro in materia di tutela dei lavoratori.
In che modo?
Ad esempio, argomentano, utilizzando “il sistema dei cambi d’appalto allo scopo di ‘ripulire’ i lavoratori dal tanto caro art.18, riappropriandosi successivamente dell’appalto e dei lavoratori ‘ripuliti dei diritti'”. “Appalti – continuano Galici e Franzitta – passati a piccole società a prezzi ancora più bassi, pur avendo avuto da parte di tutte le organizzazioni sindacali parere negativo, in aziende che non è detto che garantiscano ai lavoratori le condizioni economiche regolari. Oppure, cosa che negli anni si è ripetuta, travasare il lavoro in società sempre del gruppo, magari che tra qualche anno dichiareranno lo stato di crisi liberandosi definitivamente dei lavoratori”.
Di fronte a questo scenario “i lavoratori – concludono – si potrebbero trovare costretti, pur di mantenere il posto di lavoro, a rinunciare a cospicue somme decurtate da un già misero stipendio, soluzione che comunque manterrebbe rischi e problematiche attuali e aggiungerebbe una ancora più precaria e grave situazione economica ai lavoratori e alle loro famiglie”.