Una “super orgia” di politici sta per invadere la campagna elettorale del centro sinistra di Palermo. E se il sindaco Orlando per l’ennesima volta si propone come salvatore del capoluogo siculo, questa tornata amministrativa non vede nulla di nuovo. Solo una selvaggia promiscuità politica.
Mi spiego meglio. Dopo 4 anni di legislatura orlandiana, il big match per il “centro sinistra” della prossima competizione elettorale è sempre lo stesso. Come se fossimo in un ring, notiamo che ai due angoli stanno gli stessi personaggi: Il sindaco Leoluca Orlando e l’evergreen Fabrizio Ferrandelli, ex deputato regionale del Pd, che dopo essersi dimesso da Palazzo d’Orleans ha creato una sua lista (i Coraggiosi) per la corsa a sindaco.
Nel duemilaedodici il sindaco Orlando era sostenuto da: Italia dei valori, Verdi, Rifondazione comunista, Liste civiche. Mentre Ferrandelli aveva dalla sua parte: il Partito democratico, i vendoliani di Sel; e anche per lui, qualche lista civica, che non guasta mai.
Ad oggi il quadro politico è cambiato. Mentre la campagna per Ferrandelli è in grave crisi in quanto è indagato per voto di scambio politico-mafioso (elezioni 2012), quella parte di politica che ha contestato Orlando in questi anni, magicamente lo sostiene per le prossime elezioni.
Primo tra tutti il Pd, che attraverso le dichiarazioni del sottosegretario alla Salute, Davide Faraone fa ‘l’occhiolino’ ad Orlando.
“Io sono impegnato a costruire questo campo largo nel centrosinistra che tenga dentro da Orlando a tutte le forze che stanno rafforzando l’azione. Non è un problema di simboli, a noi interessa presentare alle amministrative di Palermo un unico candidato del centrosinistra perché vogliamo vincere“. Raccontava qualche settimana fa il renziano Faraone ai giornalisti. Una dichiarazione che fa sbigottire anche il più bipolare d’Italia, in quanto nel dicembre del 2015 sempre l’onorevole Faraone dichiarava: “Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando è rimasto ancorato alla preistoria, sia rispetto agli uomini che lo sostengono sia rispetto alle idee su come si governa una città“.
Anche il ministro della Prima Repubblica e leader dei socialisti Carlo Vizzini, ha già stretto un accordo politico con il professore Orlando per le prossime elezioni. “L’obiettivo è tenere unito tutto il centrosinistra nella candidatura di Leoluca Orlando – ha spiegato Carlo Vizzini – La nostra è una scelta politica chiara e lavoreremo perché tutti i partiti che fanno parte dell’area di centrosinistra possano guidare la città di Palermo“.
E mentre Leoluca Orlando ha arruolato qualche giorno fa proprio Vizzini come consulente per i rapporti tra l’amministrazione comunale e il Palermo calcio, il socialista di ferro nel 2012 la pensava in modo diverso. “La politica non è un mestiere. Io ho la stessa età di un altro candidato a sindaco (Orlando, ndr), ma penso che se uno ha competenza ed esperienza deve metterla al servizio dei giovani per ridare dignità a una generazione maltrattata da anni“. Raccontava nel 2012, Carlo Vizzini, partecipando al teatro Zappalà di Palermo alla manifestazione pubblica del candidato sindaco, Fabrizio Ferrandelli e rispondendo a distanza all’ex portavoce di Italia dei Valori che come slogan della sua campagna elettorale aveva scelto lo slogan “Lo sa fare“.
Sull’altra riva del fiume di queste comunali, pare che, in maniera non ufficiale, “Mister 61 a 0” (così chiamato perchè nel 2001 da coordinatore di Forza Italia sull’Isola fece vincere al suo partito tutti i collegi uninominali), Gianfranco Miccichè si stia mobilitando per Fabrizio Ferrandelli insieme ai cuffariani. Ora sembra smentire tutto, domani chissà.
I politici italiani ci hanno abituato al trasformismo galoppante. Questa campagna elettorale sarà abbastanza grottesca. Sarà densa di conferenze stampa in cui la parola “moralità” e “amore” verranno usate senza fine.
Ecco. Proprio durante tutte queste belle frasi, proprio durante lo sfoggio delle cravatte luccicanti dei politici, ecco, che deve balzarvi alla mente un unica certezza. L’unica verità di ogni campagna elettorale in Italia. “Comandare è meglio che fottere”.