Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, non ha dubbi: la lotta contro una “liberalizzazione forsennata” la vede schierata sul fronte del ‘no‘. No a una “ricerca senza regole” del profitto, no a “una qualità della vita sempre più deteriorata“.
“Ci sono dei giorni che sono più rossi di altri perché hanno un valore simbolico ancora più intenso. Il mercato è cambiato e i consumatori sono abituati a un servizio quasi h24 – dice all’Adnkronos -, così anche i piccoli commercianti con fatturati sempre più erosi dalla crisi si sono dovuti adeguare“.
Saracinesche aperte la domenica e nei festivi, luci accese e commessi pronti ad accogliere i clienti a passeggio per le vie dello shopping nei giorni tradizionalmente dedicati al riposo.
Contro la deregulation delle aperture i sindacati del commercio di Cgil, Cisl e Uil sono scesi in campo con un pacchetto di giornate di sciopero. La mobilitazione per difendere “il rispetto del significato e del valore sociale” delle festività ha visto i lavoratori incrociare le braccia già nel week di Pasqua.
Astensione dal lavoro annunciata anche per il prossimo 25 aprile, l’1 maggio e il 2 giugno.
Tre super festivi durante i quali i consumatori potrebbero dover dire addio agli acquisti. L’assessore regionale alle Attività produttive, Mimmo Turano, ha annunciato un emendamento in Finanziaria, in questi giorni all’esame dell’Assemblea regionale siciliana, che prevede l’obbligo di chiusura l’1 gennaio, a Pasqua, il 25 aprile, il primo maggio e il 2 giugno.
Una decisione che la numero uno di Confcommercio Palermo saluta con favore “Credo che sia giusto – dice – perché c’è ormai una ricorsa a qualsiasi opportunità di vendita. E’ chiaro che rimanendo aperti si fanno incassi, ma se anche ne valesse la pena da un punto di vista economico, e su questo ho qualche dubbio, non è possibile continuare così. Bisogna dire basta. Ci deve essere un tempo altro, da dedicare ai valori familiari e al riposo“.
Al centro del ragionamento di Di Dio non ci sono le domeniche, che pure “hanno perso il loro significato e vedono titolari e collaboratori costretti a fare i conti con il mercato“, ma quelle festività che sono “più sacre di altre“, perché hanno “un alto valore simbolico“, perché sono “scritte nella nostra storia, nella nostra cultura e nelle nostre tradizioni“.
E’ a questa “liberalizzazione forsennata” che occorre opporsi, facendo fronte comune “con buona pace dei consumatori” per recuperare “il senso del riposo, della costruzione di un tempo dedicato ad altro rispetto al lavoro e che sia costruttivo per la famiglia, per i propri affetti, per se stessi“.
Insomma, è il ragionamento della presidente di Confcommercio Palermo, negozi chiusi a Natale, Pasqua, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno potrebbero anche spingere i consumatori a “cercare nuove forme di socialità, a trascorrere più tempo in famiglia e in compagnia degli amici piuttosto che chiusi in un centro commerciale, a trovare occasioni ludiche che non siano quelle che hanno snaturato l’essenza del nostro riposo“. In sintesi a ritrovare “una diversa e migliore qualità della vita“.