Metà marzo è già passato e la stagione estiva, ormai alle porte, scalda i motori. Se per i balneari il 2024 era stato l’anno delle proteste, il 2025 rischia di trasformarsi nell’anno della confusione. L’ultima incomprensione nel lungo confronto e nella complessa diatriba tra il comparto e la Regione Siciliana è il nuovo decreto per gli indennizzi messo nero su bianco direttamente da Roma, dal Mit, per i calcoli da emanare entro il 31 marzo in contrapposizione con le direttive Ue.
Il nuovo anno era partito già con diverse novità, con la proroga fino al 2027 delle concessioni esistenti e la presentazione da parte dell’assessore regionale al Territorio e all’Ambiente Giusi Savarino delle nuove linee guida per ottenere le concessioni demaniali, che individuano la procedura per la pubblicazione dei bandi per la concessione di nuovi beni demaniali marittimi destinati ad attività turistico-ricreative e sportive, gli interventi ammissibili e le indicazioni per la valutazione delle domande. I Comuni in regola con l’adozione dei Piani di utilizzo del demanio marittimo (Pudm) possono emanare bandi per assegnare nuove concessioni per un periodo fra i 5 e i 20 anni, mentre gli enti locali con i Pudm già adottati in consiglio comunale, nelle more della loro approvazione, possono rilasciare nuove concessioni per una durata di 6 anni. Tra le indicazioni inserite è introdotta una premialità per le micro, piccole o medie imprese, ma viene posto anche un limite massimo di concessioni di cui si può essere titolare, in maniera diretta o indiretta: non più di due unità all’interno dello stesso Comune, tre unità nella stessa provincia, cinque unità sul territorio regionale.
Norme, però, che fin da subito hanno evidenziato lacune evidenti, rispondendo in parte alle esigenze del comparto. Proprio su questa direzione si sta muovendo l’Associazione turistica balneare siciliana, che dopo aver avuto modo di confrontarsi con quasi tutti i deputati regionali è pronta al confronto con il nuovo dirigente regionale all’Ambiente Rino Beringheli. “Abbiamo avanzato la richiesta di un incontro. Pensiamo che la Regione Siciliana non rispetti la direttiva europea, perché se lo facesse oggi non saremmo a rischio bando nel 2027. Non riusciamo a comprendere perché la Regione ci ha obbligati a svolgere un iter istruttorio con una nuova legge diversa da quella che è stata bocciata dal Consiglio di Stato“. A spiegarlo è il presidente dell’Associazione Antonio Firullo. La decisione è giunta dopo la riunione, nei giorni scorsi, dell’Associazione a Taormina, per un assemblea degli associati rappresentanti di ogni provincia dei concessionari balneari della Regione, che ha coinvolto anche l’avvocato Giovanni Mandolfo e l’ingegnere Paolo Battiato.
In tema di concessioni balneari l’Italia viaggia su due binari opposti e paralleli. “In Sicilia è completamente diverso dal resto d’Italia – ha spiegato Firullo – mentre per ottenere una concessione noi abbiamo fatto un iter per cui servono anche anni, perché ci vogliono i pareri di sei enti diversi, nel resto del Paese di ottiene in circa un mese“. L’Associazione sottolinea come l’assessore non abbia “fatto il decreto in cui dice che le nostre concessioni seguono l’iter del decreto Salva-Infrazioni, nato in virtù della direttiva europea, valido fino al 2027. L’ha solo detto, ma non scritto. Oggi non abbiamo garanzia“.
Proprio intorno al decreto nascono dei disguidi e non di poco conto. “Nasce per la legge nazionale bocciata dal Consiglio di Stato che, in due sentenze gemelle, ha detto che il tacito rinnovo della legge nazionale non è valido, che deve essere fatto un nuovo iter istruttorio e rilasciare una nuova concessione demaniale. Ed è quello che abbiamo fatto noi per obbligo di una legge regionale. Perché – si domanda Firullo – se non abbiamo avuto lo stesso iter fatto nel resto d’Italia dobbiamo essere messi al bando anche noi? La Regione non ci difende e non riusciamo a capirne il perché“.
Sicilia, Roma e Bruxelles: le concessioni balneari, sono un tema regionale, nazionale, ma anche europeo. “Tante cose non ci tornano. Abbiamo avuto colloqui telefoni e scritti con Bruxelles, con la Commissione incaricata e con l’Ufficio che si occupa del controllo – ha spiegato Firullo – e ci hanno ribadito di non aver mai detto quando scadono le nostre concessioni o quando devono essere fatti i bandi. E’ corretto quello che diciamo noi, che non c’è scarsità di risorse. Lo ha riconosciuto anche l’assessore e il presidente della Regione che c’è solo il 17% di occupazione, ma addirittura noi, come stabilimenti e strutture, tocchiamo solo l’8%. Da un lato, però, la Regione Siciliana rilascia nuove autorizzazioni di breve durata, tre mesi, anche con proroga di un ulteriore mese e con un iter istruttorio facilissimo. E’ come un cane che si morde la coda“.
Le criticità fondamentali dei Comuni, sarebbero due: le poche risorse a disposizione e la difficoltà nel redigere un piano seguendo le complesse norme sul demanio marittimo, su cui la maggior parte degli Enti non sarebbe preparato, chiedendo aiuto anche alle Associazioni. “Sembra si sia creata più confusione. Abbiamo chiesto pure all’Anci, ma non abbiamo ricevuto risposta. I Comuni sono in difficoltà. Vogliamo capire se questi procedimenti e questi decreti rispettano le procedure che si intrecciano con altre circolari, sulle quali, inoltre, abbiamo qualche dubbio. Siamo pronti a portare avanti, caso per caso, Comune per Comune“.
Ma non solo. Il comparto è pronto ad alzare la voce ed già è sul piede di guerra. “Siamo uniti e coesi . Siamo disposti – ha concluso Firullo – a chiudere e non aprire. Tra due stagioni rischiamo di non esserci più per ragioni che non capiamo. Cercheremo di fare opposizione andando anche dal presidente della Regione o al Tar se ce ne sarà bisogno“.