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Il report "Fabi"

Conti correnti, le forti disparità regionali: in Sicilia e al Sud penalizzati i rendimenti bancari per le famiglie

lunedì 29 Aprile 2024

Penalizzati il Sud e la Sicilia sia nel rendimento dei conti correnti per le famiglie, nonostante i tassi di interesse inferiori che nel mercato del lavoro, in particolare le giovani generazioni.

E’ quanto emerge dal report pubblicato dalla Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani) che tratteggia le differenze territoriali dei rendimenti dei “salvadanai” tra le varie regioni italiane.

 

 

 

Conti correnti in Sicilia e al Sud: tassi di interesse più bassi ma rendimenti modesti

 

Nel panorama bancario italiano, la Sicilia mostra tassi di interesse sui conti correnti che riflettono il trend nazionale. Con 5.000 euro depositati in banca, i correntisti siciliani guadagnano circa 9,5 euro all’anno, posizionandosi leggermente al di sopra della media nazionale.

 

conti correnti dati regionali

Gli interessi praticati dalle banche sui 1.151 miliardi di euro depositati nei conti correnti – seppur particolarmente contenuti, nonostante l’aumento del costo del denaro portato dalla Banca centrale europea al 4,5% tra il 2022 e il 2023 con 10 rialzi in 14 mesi – non sono tutti uguali nel Paese.

Si registrano ampie divergenze territoriali e regionali per nei rendimenti che le banche riconoscono sui “salvadanai” della loro clientela.

 

 

A poco conta che le regioni a Sud vantino il 25% del portafoglio di liquidità dell’intero Paese, perché non c’è parità di trattamento per tutti i clienti, anche quando si parla di risparmio. Sarà per effetto del rischio o della “bontà” di chi deposita, sta di fatto che la liquidità premiata e apprezzata dalle banche è quella depositata al Nord e nel Centro Italia.

 

Tuttavia, rispetto ad altre regioni, la Sicilia presenta tassi di interesse inferiori, con una media dello 0,19% sui depositi fino a 50.000 euro. Questo si traduce in rendimenti bancari più modesti per i risparmiatori siciliani, nonostante le riserve bancarie significative della regione.

Le differenze regionali nel rendimento dei conti correnti evidenziano la necessità di politiche economiche mirate per stimolare il risparmio e favorire una distribuzione più equa dei benefici finanziari in tutto il territorio nazionale.

 

LE RISERVE BANCARIE

 

Alla fine del 2023, le riserve bancarie siciliane si sono attestate a 58,1 miliardi di euro, rappresentando il 5,1% del totale nazionale. Questi numeri indicano una discreta disponibilità di liquidità, ma i rendimenti offerti alle famiglie siciliane risultano inferiori rispetto ad altre regioni.

 

I salvadanai più ricchi

 

Un quinto della liquidità degli italiani è in Lombardia: alla fine dello scorso anno i correntisti residenti nella regione avevano, in totale, 234,4 miliardi pari al 20,4% del totale e al doppio rispetto alle altre due regioni che si posizionano sul podio. Il Lazio con 120,9 miliardi e il Veneto con 105,4 miliardi, infatti, hanno il 10,5% e il 9,2% delle riserve italiane.

La classifica prosegue poi con: 97,7 miliardi in Emilia Romagna (8,5%), 90,1 miliardi in Piemonte (7,8%), 87,7 miliardi in Campania (7,6%), 72,9 miliardi in Toscana (6,3%), 60,4 miliardi in Puglia (5,3%), 58,1 miliardi in Sicilia, come già detto prima (5,1%), 32,1 miliardi in Liguria (2,8%), 30,3 miliardi nelle Marche (2,6%), 28,7 miliardi in Trentino Alto Adige (2,5%), 26,1 miliardi in Friuli Venezia Giulia (2,3%), 25,6 miliardi in Calabria (2,2%), 23,1 miliardi in Abruzzo (2,0%), 22,7 miliardi in Sardegna (2,0%), 14,3 miliardi in Umbria (1,3%).

Sotto quota 1%, nel terzetto di coda, si trovano la Basilicata con 10,8 miliardi (0,9%), il Molise con 6,1 miliardi (0,5%) e la Valle d’Aosta con 2,7 miliardi (0,2%).

 

PRELIEVI DAI CONTI CORRENTI: 43 MILIARDI DI EURO IN UN ANNO

 

Con l’eccezione della Sardegna e della Basilicata, dove si è registrata una variazione positiva, tra il 2022 e il 2023, rispettivamente di 21 milioni di euro (+0,1%) e di 50 milioni (+0,5%), in tutte le altre regioni il saldo dei conti correnti – 43 miliardi in meno su base nazionale – mostra un dato negativo negli scorsi 12 mesi.

 

I soldi degli italiani -dati regionali

 

Il “buco” più ampio è in Lombardia ed è pari a 13,7 miliardi (-5,5%). Molto più distanti, l’Emilia Romagna con un deficit annuale di 5,4 miliardi (-5,2%), il Piemonte con meno 4,7 miliardi (- 5,09%), il Lazio con meno 3,9 miliardi (- 3,2%), il Veneto con 3,3 miliardi (-3,1%), la Toscana con meno 3,2 miliardi (-4,3%), la Liguria con meno 1,8 miliardi (-5,4%), le Marche con meno 1,4 miliardi (-4,9%), la Campania con meno 1,2 miliardi (-1,4%), la Sicilia con meno 1,1 miliardi (-2,0%), la Puglia con meno 1 miliardo (-1,8%).

Sotto quota 1 miliardo di rosso si trovano sette regioni: 557 milioni in Friuli Venezia Giulia (-2,1%), 552 milioni in Abruzzo (- 2,3%), 535 milioni in Umbria (-3,6%), 220 milioni in Trentino Alto Adige (-0,8%), 136 milioni Valle d’Aosta (-4,7%), 97 milioni in Calabria (-0,4%) e 50 milioni in Molise (-0,8%).

 

IL MERCATO DEL LAVORO AL SUD: la disoccupazione media annua è  al 14,3%

 

Oltre alle questioni bancarie, il Sud Italia  e la Sicilia soffrono anche di problemi legati al  mercato del lavoro, che sono stati trattati all’interno del report Fabi.

Il tasso di disoccupazione medio annuo nel 2023 nel Sud si è attestato al 14,3%, evidenziando una situazione critica rispetto al 4,7% del Nord Italia. Questa disparità si riflette anche nel tasso di occupazione, che si ferma al 49,1% nel Sud, rispetto al 69,9% del Nord.

 

Disoccupazione in Italia

 

In particolare, la Sicilia presenta un tasso di disoccupazione del 16,1% nel 2023, in aumento rispetto al 2022, mentre il tasso di occupazione si attesta al 45,9%. Questi dati riflettono una situazione difficile per il mercato del lavoro nel Mezzogiorno, con la Sicilia che si colloca tra le regioni più penalizzate.

Inoltre, il “gender gap occupazionale” è più accentuato nel Sud, con il tasso di disoccupazione femminile che raggiunge il 16,7%. Le giovani generazioni sono particolarmente colpite, con un tasso di disoccupazione tra i 15 e i 24 anni che raggiunge il 42% in Sicilia.

 

 

Questi dati sottolineano l’urgenza di politiche mirate per stimolare l’occupazione nel Sud Italia e ridurre le disuguaglianze regionali nel mercato del lavoro.

Lando Maria Sileoni – Fabi

Il segretario generale delle Fabi, Lando Maria Sileoni, in merito al report ha dichiarato che “Tra tassi bancari e questioni legate al lavoro, le famiglie del Mezzogiorno, più penalizzate, sono costrette a fare sforzi maggiori rispetto a quelle del settentrione”.

“Gli sforzi che fa un correntista a non veder remunerato il proprio risparmio sono ancora più grandi per le famiglie che vivono al Sud, già colpite dalla sperequazione lavorativa ed economica. I troppi soldi che dormono in banca rappresentano una parte importante della ricchezza del Paese e un guadagno indiretto per gli istituti di credito. Di fronte a cifre così importanti, il conto corrente ben remunerato potrebbe rappresentare un fattore di attrattività per le banche. Tuttavia, se la remunerazione continua a essere considerata solo come un costo, chi ci perde non sono solo la clientela e il fisco, ma anche la banca che rinuncia a opportunità di guadagno, a maggiore raccolta e quindi a risorse da investire nel fronte del risparmio gestito”, continua il segretario generale Sileoni.

“Di là dai tassi non omogenei su base territoriale, è opportuno ribadire che il conto corrente non è solo uno strumento di servizio, per gestire incassi e pagamenti, ma rappresenta, da sempre, anche una forma di risparmio e come tale andrebbe adeguatamente remunerata da parte delle banche che, invece, hanno alzato in maniera più apprezzabile solo i tassi sui depositi vincolati o a durata prestabilita dove, però, ci sono solo circa 300 miliardi di euro, molto meno dei 1.100 miliardi dei conti correnti”, conclude Sileoni. 

 

 

Fonte dati: Report Fabi- le differenze territoriali dei rendimenti sui conti correnti

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