Un terzo del calcio italiano rischia di sparire a causa dell’emergenza Coronavirus. A dichiararlo è Cosimo Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti.
“C’è contezza di quante società rischiano di scomparire sia in ambito dilettantistico e sia in ambito professionistico? La nostra analisi, presentata alla FIGC, ritiene credibile che si possa arrivare anche al 30% di società in meno. Una vera catastrofe, sotto tutti i punti di vista“, ha dichiarato il leader della LND ai microfoni di TuttoC.
UN QUADRO DRAMMATICO
Un quadro non certo rassicurante, ma sicuramente realistico. Il tessuto economico del pallone nostrano viene da anni di crisi, fra retrocessioni forzate, ripescaggi e penalizzazioni per mancati adempimenti. Con i campionati fermi e con il concreto rischio di finire in piena estate o, peggio ancora, di non terminare la stagione affatto, le società sportive nazionali vivono un limbo dipinto di crisi e paure.
Più si scende di categoria, più la situazione diventa drammatica. Non avendo appeal sotto il profilo delle pay-tv, le squadre minori sono quasi completamente dipendenti da sponsor, plusvalenze e botteghini.
Con i campionati fermi e con il mercato che aprirà soltanto il 1 luglio, è chiaro che anche i partner commerciali diventano chiave. Ma, a seguito dell’emergenza Covid-19, le aziende del mass market non godono di quella visibilità preventivata ad inizio stagione e quindi vi è il rischio concreto che si possa procedere a rimodulazione delle cifre o, nei casi peggiori, a risoluzione unilaterale del contratto.
Un problema che non è di certo isolato. Bisognerà prestare particolare attenzione anche al caso dei dilettanti, i quali ovviamente non godono delle stesse tutele dei loro colleghi professionisti. Un problema che riguarda tutti gli sport, soprattutto in ambito femminile.
Insomma, il Coronavirus rischia di dare la spallata finale a quel gigante di argilla che porta il nome di calcio italiano.