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Coronavirus, pescherecci fermi e saracinesche abbassate: economia delle marinerie in gionocchio

martedì 24 Marzo 2020

L’economia siciliana messa in ginocchio dall’emergenza coronavirus non risparmia il settore della marineria, con il grido d’allarme lanciato da due delle principali zone in cui i frutti del mare sono fonte di reddito per tantissime famiglie, Mazara del Vallo e Sciacca.

A Mazara del Vallo la crisi era già abbondantemente in corso, con i natanti ridotti a una flotta di 67 unità a fronte dei 300 di inizio anni duemila. Adesso il coronavirus ha dato un’ulteriore batosta al settore, in particolare per quel che riguarda la pesca del gambero rosso, il ‘principe’ dei prodotti del mare di queste parti.

Attualmente ci sono una quarantina di pescherecci impegnati i giro per il Mediterraneo nella pesca del crostaceo. Si stima che ognuno possa mettere insieme tra le tre e le quattro tonnellate di pescato. Il rischio più che concreto è che tutto questo lavoro sia vanificato dalla chiusura dei ristoranti e dello scarso appeal di cui, in tempi di coronavirus, godono le pescherie. Considerando una media di 35 euro al chilo per le varie pezzature, il danno per l’economia mazarese si aggirerebbe sui centomila euro per imbarcazione.

Non vanno meglio le cose a Sciacca, dove dal 16 marzo le attività di marineria sino bloccate, con perdite stimate circa 120 mila euro al giorno. Restano fermi i 400 lavoratori del settore. Ciò ha spinto alcune cooperative locali a scrivere una lettera alla Capitaneria di porto per dichiarare una specie di stato d’emergenza del settore. Anche qui, d’altronde, le pescherie non sono vengono certo prese d’assalto dai clienti.

E qualcuno, visto il calo di volumi d’affari, ha deciso di non alzare più la saracinesca.

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