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Coronavirus, rischio scarcerazione per cento mafiosi

mercoledì 6 Maggio 2020
carcere

Aumentano le istanze di scarcerazione per l’emergenza sanitaria Covid-19. Sono un centinaio i detenuti siciliani accusati di mafia e droga che chiedono di poter andare ai domiciliari per motivi di salute.

Molti detenuti sono, infatti, in attesa di giudizio poiché le domande devono essere esaminate da varie autorità giudiziarie. La notizia è stata riportata su Repubblica.

Molti detenuti sono, infatti, in attesa del riesame delle domande da parte dei tribunali, dei gip e delle corte di appello, altri stanno invece scontando delle condanne già definitive e a decidere saranno i vari tribunali di sorveglianza.

Tra i tanti nomi, sembrerebbe esserci anche quello di Gaetano Riina, il fratello del capo dei capi di Cosa nostra, detenuto a Torino, il quale deve ancora scontare due anni. L’avvocato Pietro Riggi fa sapere che “nel carcere di Torino ci sono 60 detenuti risultati positivi al Coronavirus, una situazione davvero pericolosa per un anziano che ha un solo rene, che ha già rischiato la vita con più infarti e un enfisema polmonare”.

In Sicilia sono già tornati ai domiciliari sono Giuseppe Sansone, imprenditore ritenuto uno degli anelli della nuova riorganizzazione mafiosa, e Francesco Bonura, che era al 41 bis, capomafia di Casteltermini.

Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha comunicato alla commissione parlamentare antimafia, negli scorsi giorni,  che già 376 detenuti, tra mafiosi e trafficanti di droga, che hanno lasciato il carcere per motivi di salute legati all’emergenza coronavirus.

Il governatore siciliano si era rivolto al premier Conte e ai ministri dell’Interno Lamorgese e della Giustizia Bonafede, affinché si valutassero misure alternative alla scarcerazione.

La Sicilia è una terra che oltre ad avere pagato un altissimo tributo al potere mafioso, in termini di vite spezzate e di sviluppo negato, non può correre il rischio che il ritorno a casa di alcuni boss riaccenda chissà quali dinamiche di potere all’interno delle organizzazioni criminali”, aveva sottolineato Musumeci.

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