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Covid, l’Italia apre ai turisti extra Ue: niente tampone o quarantena per gli stranieri

mercoledì 23 Febbraio 2022
covid passport

Il 31 marzo si avvicina e l’Italia sente già il profumo della libertà.

Che, all’indomani del probabile addio allo stato d’emergenza Covid, non sarà totale ma passerà per una serie di allentamenti progressivi delle restrizioni.

Qualcosa però già si muove: il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato oggi un’ordinanza che allarga ai viaggiatori che arrivano dai paesi extra Ue le stesse regole che valgono per i comunitari. Stop quindi alla ‘quarantena’: dal primo marzo per entrare in Italia basteranno le stesse condizioni del Green pass ‘base’, cioè certificato di vaccinazione, di guarigione, o test negativo. Una manna per il mondo del turismo, che aspetta le festività pasquali come la prima vera finestra utile del 2022 per una boccata d’aria.

Intanto, il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha annunciato per lunedì 28 febbraio prossimo il passaggio della sua regione in zona bianca.

La mossa di Speranza arriva a poche ore da un altro segnale di apertura, stavolta da Bruxelles: i ministri per gli Affari europei dei 27 hanno raccomandato ai Paesi Ue di “revocare la restrizione temporanea dei viaggi non essenziali verso l’Unione per le persone vaccinate con un vaccino approvato dall’Ue o dall’Oms”.

Ma nonostante i passi avanti, il 31 marzo non dovrebbe segnare una cesura netta col passato. Almeno, questo sembra essere l’orientamento del governo che forse già la prossima settimana, ha spiegato la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, dovrebbe riunire la cabina di regia con i rappresentanti della maggioranza per discutere proprio i termini della de-escalation. “Tutti pensiamo, in primis Draghi, Berlusconi, ma anche Salvini – ha tenuto a specificare la ministra ai microfoni della Rai – che si debba andare verso un graduale allentamento delle misure perché, grazie ai vaccini, curva e numeri fanno ben sperare”. L’iter dovrebbe rimanere il solito: le evidenze epidemiologiche, poi il passaggio politico in cabina di regia, infine l’imprimatur del presidente del Consiglio, più che mai intenzionato a tenere salde le briglie della situazione, nonostante gli strattoni dell’ala ‘aperturista’ della maggioranza.

Qualche novità intanto era già stata decisa nei giorni passati, e arriverà anche prima del 31: dal 1 marzo scatterà l’aumento della capienza di stadi e palazzetti (al 75% e 60%).

Tappa successiva il 10: si potrà tornare a visitare i familiari in ospedale. Sempre dal 10 marzo sarà permesso consumare cibo al cinema e negli impianti sportivi.

Ma è dal 1 aprile in poi, con lo stato d’emergenza alle spalle, che dovrebbero aprirsi davvero scenari nuovi, in particolare rispetto al Green pass. Che venga abolito tout court sembra inverosimile: più probabile che ne venga limitato via via l’uso, con sempre meno applicazioni della versione ‘rafforzata’.

Dovrebbe essere possibile, comunque, tornare a mangiare all’aperto in bar e ristoranti senza doverlo esibire; nei locali al chiuso invece potrebbe rimanere, magari in versione ‘base’.

Stesso regime – più libertà all’aperto, più cautela al chiuso – potrebbe valere anche per le attività sportive. Nei luoghi chiusi dovrebbe rimanere poi l’obbligo della mascherina, che all’aperto è stato abolito l’11 febbraio scorso. Dal 1 aprile inoltre, sempre nell’ottica di incentivare il turismo per la Pasqua, potrebbe arrivare un allentamento sui trasporti a lunga percorrenza – al momento serve il pass rafforzato – così come sulle ‘regole d’ingaggio’ negli hotel. Più delicata la questione lavoro: con la caduta delle regole sul distanziamento e quindi dello smartworking estensivo dovrebbero tornare a riempirsi gli uffici. Ma almeno per qualche mese solo di lavoratori con il pass, ‘rafforzato’ per gli over 50 per i quali resta in vigore l’obbligo di vaccinazione fino al 15 giugno.

Infine, che fine faranno le strutture e gli organismi pensati appositamente per l’emergenza Covid? Un ruolo di ‘contenitore’ potrebbe averlo la Protezione civile, in seno alla quale potrebbe trovare posto in qualche forma il Cts. C’è poi la struttura commissariale del generale Francesco Figliuolo, che ieri parlava apertamente di “passare la mano”. Ma a quanto pare non uscirà di scena: dovrebbe mantenere un ruolo di coordinamento in particolare della macchina vaccinale, ma in una veste diversa, con un maggiore coinvolgimento della Protezione civile e dei governatori, che vedranno comunque ridimensionati dal 31 marzo i loro poteri emergenziali. Rispetto infine alla ormai familiare mappa a colori della Penisola, le ‘zone rosse’, in caso di emergenza, dovrebbero rimanere.

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