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Cronache semiserie dal club delle #mammedifigliemigrati

lunedì 18 Luglio 2022

Se sei donna, siciliana e hai superato il mezzo secolo, sai che prima o poi arriverà il terribile momento. No, non mi riferisco al primo capello grigio che spunta sotto le meches e neanche alla prima volta che ti cedono il posto sul bus “prego signora….”.

Il terribile, inevitabile momento per una mamma siciliana di 50 anni è quando il pargolo prende valigia e va a lavorare o studiare al “noddd”. Così anche io, donna in carriera, emancipata, quando è arrivato il momento,  ho rispolverato Gibran & affini, la storia dell’arco e della freccia e il volo dal nido dell’uccellino e bla bla bla, mentre in cuor mio maledicevo tutti i politici siciliani dall’Unità d’Italia ad oggi che hanno ridotto l’isola ad una terra per anziani. Una gerontoregione insomma.

Benvenuta nel club

Ebbene sì, da un po’ faccio parte dell’affollato club delle #mammedifigliemigrati-All’inizio è stata dura perché  ero preoccupata di alcune leggende metropolitane, che si sono rivelate fallaci. La biglia del flipper nel nostro caso è finita a Genova, che tutto sommato ha il mare come Messina, il pesto al basilico, le navi al porto. Sembra Messina dopo l’intervento della Fata Turchina che trasforma la zucca in carrozza. Bando alle ciance, il primo giorno di lavoro del #figliodimammaconfiglioemigrato oltre a lui c’erano altri 60 ragazzi e ragazze (alcuni anche sugli “anta”) provenienti dalla Calabria, Puglia, Molise, Basilicata, Campania. In un giorno solo il Pil familiare di almeno 60 nuclei del sud si è spostato al nord. Già perché non si sposta solo la “freccia” per dirla alla Gibram, ma l’arco con tutto il braccio e il portafoglio. Quando un componente della famiglia si trasferisce a spostarsi è anche il reddito, dall’affitto ai viaggi, alle spese in loco. Poi, con gli anni, si sposta tutta la famiglia.

Il “corsivo” messinese 

Prima del mio sbarco a Genova ho fatto di tutto per non passare per “terrona”, salvo scoprire che è un nostro complesso d’inferiorità privo di fondamento.  A Messina pronunciamo le “a” e le “e” larghissime, al punto che neanche si distinguono. Un po’ come la tizia diventata oggi famosa col linguaggio in corsivo, solo che noi ce l’abbiamo nel dna e non abbiamo milioni di followers.  Quindi mi sono allenata a stringere le vocali e ho fatto anche solenne giuramento che mai e poi mai mi azzarderò a portare al “noddd” le braciole alla messinese in nessun tipo di confezione ermetica.

Tutte baggianate. A nessuno importa da dove vieni e la percentuale di siciliani a Genova è la stessa delle deroghe dei 5Stelle ai loro comandamenti del tempo del vaffa.

Capitolo 1: il viaggio

Ormai sono diventata brava.  Iniziamo dal viaggio in aereo. La prima cosa da fare è cancellare dalla nostra mente lo Statuto Siciliano e la balla della continuità territoriale. Anzi, se proprio devo dirla tutta, a realizzare la continuità territoriale in termini di risparmio non ci hanno pensato 70 anni di governi, ma le compagnie low cost. Attente però. La fregatura è dietro l’angolo. Se un biglietto costa 9 euro è probabile che il volo sia alle 5 del mattino a Catania e devi partire in piena notte da Messina se vuoi attraversare senza intoppi la A/18. Ma tutto sommato sono sacrifici fattibili. La fregatura del biglietto on line è che ti prendono per stanchezza e alla fine da 9 euro iniziali arrivi a 100 e non sai neanche come.

In aereo col serial killer

Bisogna stare attenti alla sfilza di domande che ti fanno dopo il fatidico acquisto di un volo a 9 euro. Ogni cosa in più costa.  Vuoi sceglierti il posto a bordo? Sborsa altri 14 euro. Tu dirai, ma chi se ne frega, datemi un posto a casaccio. E loro t’insinuano il dubbio. La domanda successiva è: “sei proprio sicuro?” E ti assale il dubbio che se lasci fare al caso finisci seduto accanto ad un serial killer. E mentre lui ti sgozza la hostess non ti salva perché non hai il biglietto “priority”. Così sborsi 14 euro, per salvare la pelle. Da lì è tutto un labirinto di domande e costi extra per qualsiasi cosa. Prima di arrivare a stampare la carta d’imbarco hai speso 92 euro, arachidi e aranciata comprese.  Prima o poi chiederanno extra anche per farti andare in bagno.  Ma non finisce qui. Anche se sei stata brava e hai rispettato tutte le 3.459 regole sul bagaglio a mano e in stiva e hai pesato e misurato 10 volte il tuo zaino, loro continueranno fino all’ultimo minuto a stalkerizzarti con messaggi angoscianti. “Hai controllato il tuo bagaglio? Sei sicura? Lo sai che se fai la furba devi pagare altri 50 euro altrimenti il tuo trolley lo diamo in pasto agli squali?”. E quando arrivi a Genova “farai l’autostop a tuo rischio e pericolo o vuoi che ti prenotiamo un comodo taxi con musica di sottofondo?”

Alla terza volta ho imparato a scansare le domande come i quiz a risposta multipla e viaggio senza borsa, con il solo zainetto, con dentro l’essenziale: pc, rossetto e portafoglio.

Certo, la cosa bizzarra è che Genova-Catania la fai in un’ora e mezza e da Catania a Messina ci stai, se va bene, due ore e dieci minuti (più i 40 di attesa del bus).

Per quanto riguarda la possibilità di trascorrere il Natale insieme tutta la famiglia sono indecisa se vendere un rene per acquistare il biglietto A/R o andare tutti quanti a festeggiare a Parigi alla metà dei costi.

Capitolo 2: la spesa

In ogni caso, atterrata sana e salva e scansato il serial killer a bordo grazie ai 14 euro sborsati per scegliermi il posto, sono pronta per la mission: riempire frigo, scaffali, sgabuzzini e quant’altro al canto di “bibidi bobidi bu”. Anche in questo caso  ho sfatato un altro mito, quello del “solo a Messina compri a buon prezzo”. Sono andata a comprare prodotti per le pulizie all’equivalente del nostro “B” e ho fatto acquisti neanche fossi la moglie di Mastro Lindo. Mentre soddisfatta mi recavo alla cassa ho rischiato di stramazzare al suolo. In bella vista c’era la crema notte Nivea antimacchie illuminante da poco uscita in commercio a 6 euro in meno rispetto a quanto l’avevo comprata due giorni prima a Messina (e dopo 10 minuti di analisi sul rapporto costi-benefici).

Non ho notato alcuna variazione sensibile di prezzo neanche al supermercato ed in macelleria e questo mi ha consentito di riempire la dispensa per tutti e 60 giovani colleghi e rispettive famiglie.

Delle mie “a” ed “e” aperte non se ne è accorto nessuno ed invece ho potuto vantarmi della nostra impeccabile percentuale di raccolta differenziata giunta a Messina al 55% rispetto a Genova dove ancora hanno i cassonetti che riempiono a qualsiasi ora del giorno e della notte. E nessuno vigila o fa multe.

Capitolo 3: la casa

C’è poi il capitolo case in affitto che mi ha fatto capire quanto io sia inadeguata all’arte della guerra e della menzogna. Mi hanno soffiato sotto il naso almeno due bilocali semi decenti prima che io potessi capire che nulla è come appare (nelle foto delle agenzie) e che la contesa la vince chi è più bravo a mentire. Così abbozzi anche se la casa è arredata con i mobili del 1902 e la tv in bianco e nero la paghi come un attico in centro e non ti resta altro che dar fondo a tutta la tua creatività per trasformarla.

Tra gli aspetti positivi c’è che per la prima volta ho parlato al telefono con mio figlio per 40 minuti di fila, cosa che non accadeva da quando gli raccontavo le favole prima di addormentarsi e persino le conversazioni whatsapp vanno ben oltre gli emoticon con il pollice in su.

Since 1980…..

E il pensiero è andato a mia madre, quando, 35 anni fa, è toccato a lei veder partire mia sorella a 18 anni. Per andare da lei io partivo con la cuccetta a 4 e la borsa appiccicata addosso perché avevo paura dei furti in treno e mia sorella ci chiamava un paio di volte a settimana grazie alla cabina telefonica.

Il mondo in 35 anni è cambiato, ci sono le videochiamate e skype e i biglietti li compro on line invece che all’agenzia viaggi. Ma oggi come 35 anni fa la continuità territoriale è una chimera. Un giorno ho preso il treno freccia bianca da Genova a Roma, ma per il tratto successivo sono tornata al pleistocene. Ho calcolato che in 35 anni, da quando mia madre entrò a far parte del club fino a me, nel 2022, sono passati 7 mandati di governo, 7 diverse generazioni di parlamentari regionali e nazionali, ma non è cambiata la sola cosa che dipende da loro.

La chimera

Per 35 anni ho sentito parlare di continuità territoriale e di Ponte. La Sardegna applica ai residenti i voli da continuità territoriale da 20 anni. Anzi, da maggio le tariffe agevolate per residenti e studenti le applica anche una compagnia privata (senza sovvenzione pubblica).  Noi non riusciamo neanche a ottenere voli scontati per i nostri figli a Pasqua e a Natale.

Trentacinque anni dopo dall’ingresso di mia madre nel club delle #mammedifigliemigrati non solo esiste ancora ma è probabilmente il più nutrito circolo di tutto il Sud. La verità è che non ci amiamo abbastanza. Se amassimo davvero la nostra terra avremmo fatto la rivoluzione invece di limitarci a sopportare.

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