La pandemia ha svelato tutte le debolezze strutturali della globalizzazione. Nella lettera enciclica del Santo Pontefice Paolo VI del 1968 “Humanae Vitae”, poneva già allora in risalto i cambiamenti notevoli che il mondo stava attraversando e in particolare nell’organizzazione razionale delle forze della natura, la quale era minacciata e sottomessa ad azioni comportamentali scorretti di una parte dell’umanità, alla quale soltanto dopo vari decenni la natura si è ribellata violentemente causando danni irreversibili sul territorio. Comportamenti scorretti da una parte dell’uomo tendenti inoltre a dominare anche la vita psichica, la vita sociale, e perfino le leggi che regolano la trasmissione della vita”.
La fragilità in cui versa l’intero pianeta e la perdita dei valori che caratterizza l’attuale contemporaneità profetizzata dal Pontefice, ha raggiunto e investito tutti i settori della convivenza civile, a partire dalle relazioni coniugali, della vita e la dignità dei lavoratori, e della crescita smisurata della ricchezza di pochi nei confronti di molti cittadini sempre più poveri. Le città in Europa per certi aspetti hanno subìto il medesimo destino, con gravi ripercussioni sulla popolazione e con problematicità correlate alla convivenza multietnica gravata da discriminazione e povertà. Le città sono il riflesso della storia dell’umanità e svolgono un ruolo determinante per l’economia, la creatività e l’innovazione. Le città tuttavia hanno un ruolo chiave per lo sviluppo territoriale dell’Europa e condividono una attendibile speranza per una crescita economica armonica ed equilibrata. Vi è una consapevolezza più o meno diffusa che gli spazi urbani collettivi possano garantire una buona accessibilità ai servizi d’interesse economico generale, e ad un livello di tutela e di qualità ambientale elevato sia nei centri urbani che nei territori circostanti. Tuttavia il modello di sviluppo urbano sostenibile è minacciato da un sistema di cambiamenti demografici e da una serie di sfide vincolate ai sistemi economici e finanziari, che si differenziano da una città all’altra, e perciò il modello europeo di sviluppo urbano è in pericolo. Concorrono una serie di fattori negativi a partire dal registro delle nascite, che continua a scendere nell’intera unione europea del 2,2 per cento in meno rispetto all’anno precedente, dell’invecchiamento della popolazione e la conseguenziale riduzione del numero di abitanti.
A tali fattori si debbono associare le gravi e consolidate minacce dei paesi orientali che comportano una inarrestabile stagnazione dell’economia locale e la delocalizzazione delle principali industrie verso i paesi dell’est, mettendo in crisi l’occupazione e il declino di alcune città. Di fatto le nostre economie non sono più in grado di garantire a tutti un lavoro certo soprattutto nei settori strategici, industria, innovazione, al punto di offrire ai giovani soltanto posti di “ripiego” per lo svolgimento di servizi cosiddetti poco qualificati e mal retribuiti con contrattazioni asfittiche e a tempo determinato. Dunque le disparità di reddito aumentano e i poveri diventano sempre più poveri. In alcuni quartieri la popolazione residente subisce gravi diseguaglianze in termini di alloggi (spesso mediocri), scarsa qualità dell’istruzione, disoccupazione e di difficoltà o incapacità ad accedere ad alcuni servizi. La polarizzazione sociale e la segregazione sociale sono in aumento e la recente crisi economica per effetto della chiusura pandemica di ambiti urbani ha ulteriormente amplificato gli effetti dei processi di mercato portando al graduale ritiro dello Stato sociale nella maggior parte dei paesi europei. Il Fenomeno della segregazione sociale e territoriale è in continuo aumento perfino nelle città più ricche. In molte città l’aumento del numero di emarginati può contribuire allo sviluppo di “sottoculture” chiuse che presentano atteggiamenti ostili nei confronti del resto della società nel suo complesso.
Lo sviluppo dell’espansione urbana incontrollata affermatasi nell’ultimo cinquantennio e la diffusione di insediamenti a bassa densità costituiscono le principali minacce allo sviluppo territoriale sostenibile, poiché i servizi pubblici non sono stati garantiti per i costi insostenibili e le risorse naturali sono state sottoposte a uno sfruttamento eccessivo. Per cui si registra soprattutto in Italia una rete di trasporti pubblici carenti ed insufficienti, con un forte congestionamento delle città per l’utilizzo dei mezzi di trasporto privati all’interno e intorno alle città, con grave pregiudizio della salubrità dei cittadini. La vivibilità delle città dovrà essere mutuata da modelli di qualità urbana, dall’armonia degli insediamenti e dalla bellezza dei contesti ambientali. Il governo delle città dovrà incentivare e rimuovere tutti gli ostacoli di natura burocratica ai fini dello snellimento delle procedure autorizzative ed economiche per avviare un concreto e sostenibile recupero del vasto patrimonio edilizio storico aggregato e sparso esistente, rendere efficace e conveniente l’utilizzo di un sistema di traffico pubblico controllato. Tutto ciò per rendere vivibile la città e restituire il vasto patrimonio edilizio di qualità in condizioni di sicurezza e di confort alle sue funzioni originarie ai cittadini.
Confort abitativo dovrà essere esteso non soltanto all’alloggio abitativo, ma anche all’assetto urbano, tipicità della scienza urbanistica, sia in termini di rapporto costruito spazi liberi e servizi, sia in termini di benessere in quanto facilitano le relazioni umane (piazze, parchi, verde attrezzato, giardini tematici ecc) e che dovranno sempre essere assicurati. La rigenerazione urbana rappresenta un tema fondamentale nel dibattito sul futuro delle nostre città, nel senso che bisognerà porre un serio rimedio per contrastare in tutti i modi il consumo di nuovi suoli che dal dopo la seconda guerra mondiale, sono stati sottratti all’agricoltura per la realizzazione di squallide periferie urbane. L’Italia ha un consistente patrimonio edilizio non utilizzato o sottoutilizzato e spesso abbandonato, soprattutto nelle aree meridionali della penisola e più depresse, per cui si deve pensare a rinnovare il tessuto economico e il patrimonio edilizio urbano non idoneo per i nuovi modi di vivere e di lavorare nelle nostre città. L’emergenza sanitaria dovuta al Covid 19 ha implementato la destabilizzazione degli assetti urbani con ulteriore aggravamento delle condizioni sociali.
L’attuale circostanza che stiamo attraversando ha reso ancora più urgente questo processo di ricostruzione che coinvolge innanzitutto la qualità delle vite umane, degli spazi pubblici e delle infrastrutture che sono indispensabile per la libera fruizione dei servizi e degli spazi comuni. Il futuro delle nostre città non potrà nell’immediato fare a meno dunque di avviare processi di rigenerazione urbana per contrastare tali emarginazioni, a vantaggio della sostenibilità sociale, ambientale ed economica. Sostenibilità sociale necessaria poiché la rigenerazione urbana investe direttamente ogni cittadino in quanto proprietari degli immobili e degli spazi liberi e residuali. Il patrimonio edilizio esistente appartiene alla comunità e costituisce la memoria e per questo motivo e non altri va riutilizzato e salvaguardato. Alla rigenerazione urbana è affidato un compito cogente, quello di generare e recuperare la dimensione della bellezza, dell’armonia e del decoro, in quanto tali aspetti incidono sensibilmente sul benessere della persona umana e sul comportamento. Il benessere genera cultura, e dunque l’umanità ha bisogno di benessere, di cultura, di arte, di bellezza e armonia. La cultura, la bellezza, l’armonia e il decoro delle nostre città sono generatrice di una speranza condivisa ed attendibile per la rinascita culturale di un nuovo umanesimo, in grado di restituire alla comunità un luogo migliore dentro il quale possono svilupparsi in pienezza le relazioni umane.