C’è stato chi lo ha sottovalutato, non ritenendolo concorrente temibile, ma lui, Calogero Leanza, avvocato, dottore di ricerca da pochi giorni, ha spiazzato tutti ed a soli 27 anni è stato eletto all’Ars, unico deputato della lista Pd di Messina nonchè il più giovane deputato regionale. Da “peones” all’Ars è vice presidente della Commissione Sanità, una delle più impegnative. Idee chiarissime sin da adolescente, è il volto di un nuovo Pd, quello che vuol tornare alla base, all’ascolto. A 27 anni ha forse fatto una scelta “fuori moda” scegliendo di scendere in campo con il Pd al centro di polemiche e nel caos pre congressuale, ma ci ha visto giusto.
“Sì, il Pd e più in generale la politica si è staccata dal territorio, è diventato più un partito d’élite e da salotto e questo ha fatto male sia al partito che alla politica. C’è stato chi mi ha criticato per questa scelta, c’era molta disillusione, ma io quando credo in qualcosa tiro dritto, vado avanti con la mia testa. Inoltre oggi all’Ars su 11 deputati Pd, siamo sette nuovi e questo è un segnale importante”.
In campo per l’election day di settembre c’erano “vip” della politica, ritorni importanti, nomi pesanti sotto il profilo del consenso, ma Calogero Leanza da San Teodoro non si è scoraggiato: “Ha pesato il fattore tempo ma anche il fenomeno De Luca, perché lui non solo drena voti ma assorbe attenzione politica. Quindi far passare qualsiasi iniziativa è stato più difficile, ma i sacrifici vengono premiati”.
La politica Leanza in testa ce l’ha sin da bambino. Figlio di Vincenzo, ex presidente della Regione, ex assessore regionale, ex deputato Ars, Calogero è rimasto orfano all’età di 9 anni ma quella passione, quell’esempio, gli sono rimaste nel dna: “ A casa del 95% delle famiglie si parla di Milan, Inter, Juventus…. A casa mia si parlava di politica, ero affascinato da questo mondo. Guardando mio padre ho maturato la convinzione di far politica, da lui ho imparato che è sacrificio, capacità di ascolto e servizio. Lui dormiva pochissimo, solo in auto da Palermo a Messina, non diceva mai di no, non si fermava mai. C’è chi pensa che io sono stato eletto con i voti di mio padre, ma mio papà è morto da 20 anni……è impossibile pensarlo. Io ho preso 4.442 voti e li ho cercati uno per uno. Non c’era chi mi ha portato mille voti, ma, e questo non lo dimenticherò, c’è chi ha creduto in me ed ha cercato i voti come per sé stesso. Ecco, chi ha creduto in me viene prima di ogni altro, non li dimentico”.
La politica respirata da bambino è diventato un obiettivo quando è diventato ragazzo ed ha tagliato tutti i traguardi. Laureato in giurisprudenza nel 2018, avvocato nel 2020, deputato Ars nel 2022….
“Ho studiato tantissimo, senza fermarmi. L’Università l’ho vista come lo sciroppo che devi bere per finirlo, è stato così”. Ma non era un secchione, andava a ballare il sabato sera, ma invece di birra o alcol prendeva red bull per poter studiare al rientro fino al mattino della domenica. “Il giorno dopo la laurea ho detto: ora posso dedicarmi alla politica”.
La pratica per sostenere gli esami d’avvocato l’ha anticipata ed ha superato gli esami di abilitazione nel 2020. Da pochi giorni è dottore di ricerca.
La campagna elettorale lo ha visto in campo con lo slogan “una storia da scrivere ancora”, suggerito dall’amico Andrea Celi, un modo per ricordare che le pagine si scrivono ogni giorno e l’elezione non è la fine ma l’inizio.
All’Ars non beve più la red bull per superare le lunghe sedute notturne ma “il caffè con il miele, anzi, in Assemblea ho scoperto che c’era il miele di Olbia e io ho portato quello di Tortorici, perché dobbiamo valorizzare i prodotti della nostra terra”.
Quando ha deciso di candidarsi lo ha detto alla madre, Anna Manasseri: “Lei è saltata sulla sedia, ha vissuto tante amarezze negli anni con mio papà in politica, ma mi ha detto: se lo vuoi sarò con te. E così è stato. C’è stata sempre, in ogni momento, anche quando ho avuto paura di non farcela, o quando la gente spariva o mi colpiva alle spalle. Tanti sono scomparsi…..”
La campagna elettorale l’ha chiusa a San Teodoro, là dove il papà è stato sindaco per 38 anni, “ma stavolta eravamo 3 candidati all’Ars…. E comunque per me non esiste la chiusura di campagna elettorale. E’ un impegno che anzi inizia. Guardando mio padre ho imparato l’importanza del sacrificio e del servizio alla comunità. Certo, è stata dura. Gli ultimi giorni di notte nel sonno dicevo: dobbiamo cercare voti…..Me lo ha raccontato la mia fidanzata”
Da papà Vincenzo ha preso l’impegno h24, il telefono sempre acceso, anche a Natale, il girare in lungo e in largo la provincia. Non lo si può definire un democristiano: “Non me ne voglia Cuffaro, ma oggi, nel 2023 non posso dirmi democristiano, è antistorico. Credo nei valori del progressismo e nel popolarismo. Sono democratico, popolare, progressista e aperto al riformismo”.
Nella sua segreteria non c’era prosecco per festeggiare per scaramanzia, alla fine si è stappata una bottiglia di birra Messina e il primo pensiero quando ha avuto la certezza della vittoria è andato al papà, alla mamma “ e a chi ha creduto in un progetto. Non ho fatto clientele, ho fatto una programmazione che guarda ai prossimi 5 anni”.
A Leanza hanno regalato un quadro dal grande valore simbolico (lui e il papà con l’Ars sullo sfondo) e lui, per non smentirsi ha portato in dono a Donna Sarina qualcosa di molto particolare…..