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Donna Sarina

La sinistra e l’illusione che il palco sia la vita reale: Sanremo non colma il vuoto di idee

venerdì 17 Febbraio 2023

Due uomini che si baciano non sono più uno scandalo agli occhi della comunità. Soprattutto nel mondo dello spettacolo. Non è un’invenzione di Fedez e Rosa Chemical.  Probabilmente se Rosa Chemical avesse baciato la moglie di Fedez, o se a baciare Chiara Ferragni fosse stato in modo provocatorio un altro artista, staremmo a discutere di molestie, aggressioni e retaggi culturali violenti.

Allo stesso modo la lettura degli articoli della Costituzione da parte di Roberto Benigni non è una novità e sin dal 2012 (quindi 11 anni fa) ci ha fatto anche uno spettacolo (trasmesso anche dalla Rai). Peraltro la Costituzione è lì da 75 anni, art. 21 compreso ed è anche, per citare lo spettacolo di Benigni “la più bella del mondo”.

Non ci ho visto nulla di scandaloso nel Festival di Sanremo e stupisce semmai che ci sia stato chi, nel mondo della politica, sia caduto nella trappola di una polemica trita e ritrita, che ormai sarà persino inserita in scaletta tra uno spot e un altro.

Sanremo, ed è questa la sua bellezza, è figlio dei tempi, specchio dei tempi che oggi sono questi in cui un nipote o una nipotina convincono il boomer di turno ad aprire un profilo Instagram (è capitato anche a me), e il boomer in questione, scoperto il nuovo giocattolo si ritrova a fare dirette a ogni piè sospinto come un bambino di un secolo stava a far girare il trenino elettrico regalato a Natale.

Surreale è la polemica sulla lottizzazione della Rai fatta nel 2023 come se tutti cadessero dal pero e scoprissero che la politica nel servizio pubblico ci ha messo mani e piedi (e tutto il corpo) sin dal primo giorno.

Nel frattempo la superiorità intellettuale della sinistra è diventato un dogma in base al quale la cultura e il sapere sono esclusiva di una sola parte. A destra ci sono solo ignoranti, capre e fascisti. E va bene, ci sta pure questa. Quindi la polemica sui vertici Rai era nell’aria come le previsioni di Paolo Fox a inizio anno. Gli attuali vertici scelti per lottizzazione sono del segno zodiacale più sfigato e nel 2023 avranno Saturno (e la Meloni) contro.

Ma, finito Sanremo, c’è stato il voto alle Regionali, quello reale, quello che vede i telespettatori diventare elettori, cittadini. Spegnere il telecomando, smettere di partecipare al televoto o scrivere sui social e vestirsi, prendere la scheda elettorale recarsi nell’urna e votare. E’ faticoso oggi per un utente social lasciare il divano e andare a votare. Soprattutto se non hai più fiducia, se non credi più.

E quell’urna sia in Lombardia che nel Lazio ha consegnato la vittoria alla destra. Più della metà degli elettori (si presume a questo punto di sinistra) sono rimasti a casa. Certo, c’è un Pd che sta attraversando l’ennesima fase di organizzazione e di ricerca di identità, vittima più degli attacchi di M5S e Terzo Polo che del centro destra. Ma lo zoccolo duro, quello che ci crede profondamente, è rimasto. Il malessere di chi non è andato a votare probabilmente è più profondo. Il candidato alla segreteria nazionale del Pd Stefano Bonaccini a Messina ha dichiarato: “Prometto che non andremo più al governo se non vinciamo le elezioni” (qui) che è una chiara consapevolezza degli errori compiuti, con un Pd che pur di governare ha accettato di tutto (e di tutti). C’è una gran fascia di elettori che in 20 anni ha preso più sberle dal suo partito di riferimento e delusioni che altro. A un certo punto ci sta ad uscire dal tunnel e decidere o di spostare il voto oppure non andare a votare.

Perché gli operai non sono più quelli di una volta, ci sono meno fabbriche e più call center, perché la media borghesia è diventata piccola e la piccola è diventata invisibile, perché il popolo della sinistra non è quello dei salotti. Oggi alla pancia dei più poveri parlano il M5S o Meloni o Salvini. Il fatto è che se la sinistra continua a bearsi di quel che accade nel palcoscenico di Sanremo, giusto per fare un esempio, perde di vista la realtà.

La politica è sempre più distante dalla vita reale e della polemica da copione sul bacio di Fedez interessa a quella cerchia ristretta e non è tutta questa rivoluzione, semmai è pure un’involuzione a meno che non si voglia dire che la coppia può essere aperta solo se è il marito a sbaciucchiare un’altra davanti a milioni di spettatori. Scendete dall’illusione che un palcoscenico sia la trasposizione esatta della vita reale. Perché Sanremo è semplicemente il salotto in versione virtual- planetaria. I giovani che hanno ascoltato i brani e li ascolteranno e premieranno gli artisti indipendentemente dalla classifica, ricorderanno solo quello: la musica.

Che non è di destra né di sinistra. L’entusiasmo per i messaggi lanciati da quel palco, da quelli sulla cannabis, al bacio, a Benigni, non riesce a colmare il vuoto di idee e di proposte della sinistra.

Non si può affidare la lotta di classe ad uno spettacolo deciso a tavolino. E non perché io sia contro i comunisti con il Rolex o con milioni di follower ma perché la vita reale è fatta di stipendi ai limiti del ridicolo mentre la classe politica se li aumenta,  di liberi professionisti sfiancati dalle tasse, di intere fasce fuori dal mondo del lavoro che rischiano di non rientrarci più (over 50 licenziati, donne, disoccupati, settori cannibalizzati dal progresso), gente che non si può curare perché la sanità ha anticipato l’autonomia differenziata di 40 anni, gabbie salariali di fatto perché se nasci al sud ti capita di firmare un contratto che non corrisponde all’entità dei soldi che guadagni. E nessuna di queste persone si scandalizza se un uomo bacia un uomo e possibilmente va al Pride tutti gli anni e sostiene tutti i disegni di legge e le proposte in materia di diritti. Tutte queste persone si scandalizzano quando vi aumentate le indennità, quando vi autonominate nei collegi blindati. Tutte queste persone vorrebbero che la sinistra integrasse il dibattito con un’alternativa concreta alla destra. Perché in Italia oggi non è in discussione l’art. 21, anzi, siamo noi giornalisti che sembriamo il franchising di una catena di copia e incolla e non ci alziamo più dalla sedia per andare in mezzo alla gente. Siamo noi che abbiamo confuso la libertà di stampa con l’arte del politicamente corretto.

Alle famiglie che per assicurare un briciolo di futuro ai propri figli fanno prestiti, sacrifici, salvo poi vederli andare fuori Italia, piacerebbe sentire, per parafrasare il Nanni Moretti più attuale che mai “dite qualcosa di sinistra”. E quel qualcosa di sinistra non è Fedez che grida “Giorgia legalizzala” ma qualcosa che dia risposte ai rider, ai nuovi poveri, ai precari, a chi vive di reddito di cittadinanza ma si vergogna di dirlo per non apparire uno scansafatiche ma non lo è, ha solo avuto la sfortuna di nascere nella parte sbagliata del Paese, ai pensionati, alla piccola borghesia collassata dalle tasse. La sinistra non può delegare la vitale funzione di coscienza di classe ad un bacio omosessuale durante un festival di musica della canzone italiana. Ognuno usa gli strumenti che ha per mandare i propri messaggi, gli artisti usano il palcoscenico, la politica dovrebbe parlare alla gente attraverso i fatti, i programmi, le idee. Se continui a delegare è normale che i tuoi elettori, spenta la tv, la mattina dopo si seccano pure di andare a votarti.  Oppure votano Fratelli d’Italia.

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