“Quando non si guadagna il pane si perde la dignità. Questo è un dramma del nostro tempo, specialmente per i giovani, i quali, senza lavoro, non hanno prospettive e possono diventare facile preda delle organizzazioni malavitose”. Lo ha scritto il Papa nel messaggio – a firma del segretario di Stato, card. Pietro Parolin – inviato ai vescovi delle conferenze episcopali di Sicilia, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria, riuniti a Napoli per il convegno “Chiesa e lavoro. Quale futuro per i giovani nel Sud?”.
Papa Francesco ha toccato uno dei punti più dolenti dell’economia meridionale, dove il mix tra disoccupazione e presenza delle organizzazioni criminali espone molti giovani al richiamo della cultura mafiosa e alle sirene dei facili guadagni. Si tratta di realtà di degrado diffuse in molte aree delle città del Mezzogiorno, dove la mancanza di opportunità impedisce a molti di sperimentare percorsi di emancipazione e riscatto non solo economici, ma anche sociali e culturali. Le parole del Papa ricordano indirettamente l’esperienza di padre Pino Puglisi, il parroco che con le sue attività pastorali e con il Centro Padre Nostro aveva dato un’alternativa ai ragazzi di Brancaccio, tra i quartieri più a rischio della città. Una minaccia al potere di Cosa nostra e ai boss, che decisero di ucciderlo.
“Al centro della questione lavorativa va sempre posta la persona con la sua dignità: per questo una società che non offra alle nuove generazioni opportunità di lavoro dignitoso non può dirsi giusta”, ha sottolineato il Papa, auspicando “che le comunità ecclesiali, a fianco delle istituzioni, si adoperino con dedizione per ricercare soluzioni adeguate alla piaga sempre più estesa della disoccupazione giovanile e del lavoro nero e al dramma di tanti lavoratori sfruttati per avidità, a causa di una mentalità che guarda al denaro, ai benefici e ai profitti economici a scapito dell’uomo”.
Parole alle quali hanno fatto eco quelle del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha messo l’accento sulla necessità di ridurre il gap tra il Nord e il Sud del Paese. “Non ci sarà una vera ripresa, neppure nel resto del Paese, se dovesse ulteriormente aumentare il divario a discapito del Mezzogiorno”. Il tema è molto sentito dal Presidente che a Palermo c’è nato e c’ha sempre vissuto prima di trasferirsi al Quirinale. “Non ci sarà un rafforzamento della coesione e dunque un miglioramento della qualità della vita di tutti se i giovani non saranno inseriti nel circuito della responsabilità, dei diritti, delle opportunità”. Per questo, “ridurre le distanze tra Nord e Sud e far crescere le occasioni di impiego per le nuove generazioni costituisce necessità vitale per la nostra Italia”.
Mattarella ha, inoltre, richiamato il valore fondativo che i padri dell’Italia repubblicana attribuirono al lavoro quale principio indispensabile per garantire il benessere e l’armonia tra i cittadini, lo sviluppo del Paese e la crescita della società. “Con una visione lungimirante, ispirata ad un forte umanesimo – ha scritto il Presidente – i nostri Costituenti posero il lavoro come base della Repubblica e fondamento della stessa cittadinanza”.
Da anni la disoccupazione giovanile in Italia viaggia sopra la soglia del 40%, con picchi ancora più elevati in molte aree del Mezzogiorno. Un fenomeno che nessuno dei governi susseguitisi in questi ultimi anni è riuscito a fronteggiare e che dovrebbe occupare il primo posto nell’agenda politica.
“Purtroppo, oggi, i livelli di occupazione sono insufficienti e il tema si ripropone come priorità assoluta dell’azione di governo a tutti i livelli. Il lavoro che manca lacera la convivenza, provoca gravi disuguaglianze sociali, impoverisce lo stesso tessuto economico e impedisce a tanti concittadini una vita dignitosa e serena”.