La sua storia sembra uscita dai racconti del Manuel Fantoni di “Borotalco“: “Un marinaio mediorientale ne regalò uno a una principessa russa in esilio a Roma. E lei scoprì che era il gatto dei faraoni, adorato come un dio…”. E invece, la storia dell‘Egyptian Mau è tutta vera: uno splendido gatto tigrato che dalle piramidi è arrivato fino a noi, grazie alla passione di una nobildonna russa, incantata dalla bellezza di questa specie.
L’Egyptian Mau è un gatto ancora rarissimo in Italia (ce ne sono solo due o tre esemplari), nonostante proprio nel nostro paese abbia conosciuto la sua rinascita moderna.
Ai tempi dei faraoni, intorno al 1500 avanti Cristo, era venerato come un dio: la dea Bast aveva i suoi lineamenti, ed era il prediletto di Chepea, dea della creazione, perché sulla fronte aveva disegnato lo scarabeo sacro. Lo storico Diodoro racconta che gli egiziani lo nutrivano con una deliziosa pappetta a base di pane, latte e pesce tritato.
Le sue tracce poi si perdono col passare dei secoli. Finché nel 1953, un giovane marinaio mediorientale regala un cucciolo di gatto tigrato a una principessa russa in esilio a Roma, Nathalie Trubeckoj. La nobildonna rimane conquistata dalla bellezza di questo animale e scopre che viene dall’Egitto.
Attraverso un diplomatico siriano, riesce a far arrivare clandestinamente a Roma altri due esemplari (l’esportazione era vietata). Da questi tre esemplari, derivano i Mau egiziani attuali.
Nel ’56 Nathalie si trasferisce in Canada e qui apre un allevamento di questa razza, “Fatima”. Nel 1977 l’Egyptian Mau viene riconosciuto ufficialmente.
E’ un gatto molto vivace, affettuoso e legato al padrone, che segue ovunque. E’ snello e agile, con un pelo tigrato che può essere grigio chiaro, grigio scuro e marrone.