E’ arrivato, il 9 aprile, il sì al Senato sul ddl 788, l’ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e l’istituzione dei relativi albi professionali, approvato con 129 voti, 5 astenuti e nessun voto contrario.
Il testo era già stato varato dalla Camera e adesso è legge. Una decisione importante che regolamenta in maniera più specifica le professioni educative delineando in questo modo i ruoli e i requisiti a tutela dei singoli professionisti e di quanti a loro si rivolgono. Una decisione che si allinea agli standard europei, favorendo la mobilità professionale e la competitività del nostro Paese.
“Possiamo definirlo un risultato importante, in quanto adesso viene ufficialmente riconosciuta questa figura che è quella di pedagogista, una figura importante all’interno dei processi educativi del sistema d’istruzione, un vero e proprio albo. Un’ ufficializzazione che sicuramente incide in modo trasversale sul sistema scuola “, a dirlo è Adriano Rizza, segretario generale della Flc Cgil Sicilia.
Nel provvedimento si definisce la professione di pedagogista, descritto come uno “specialista dei processi educativi con funzioni di coordinamento, consulenza e supervisione pedagogica per la progettazione, la gestione, la verifica e la valutazione di interventi in campo pedagogico, educativo e formativo rivolti alla persona, alla coppia, alla famiglia, al gruppo, agli organismi sociali e alla comunità in generale“. Un riconoscimento atteso da anni, parliamo di circa 250 mila professionisti, 12 mila neolaureati che ogni anno escono da 42 corsi di laurea in Scienze dell’Educazione.
Ora anche i pedagogisti e gli educatori professionali socio-pedagogici sono visibili, l’educazione e la formazione non sono più la cenerentola delle professioni, secondo quanto afferma l’Associazione nazionale dei Pedagogisti.
Ad oggi il professionista che insegna pedagogia lo fa attraverso un sistema di reclutamento differente, che è il concorso ordinario o accede tramite supplenze. “E’ una figura che può operare nel settore pubblico sia in quello privato, un professionista a tutti gli effetti, più da libero professionista che da dipendente, sebbene abbia anche la possibilità di entrare nella pubblica amministrazione. Adesso cambia la formalizzazione“. Coloro che già esercitano questa professione dovranno inserirsi all’interno dell’albo. “Si rafforza il profilo professionale, riconosciuto all’interno del contesto di cui fa parte e che deve avere determinati requisiti“. La norma, infatti, prevede anche il tipo di percorso di studi che si deve seguire per svolgere questa professione.
Il testo, infatti, è composto da 13 articoli e delinea i compiti, le competenze e i requisiti per l’esercizio delle professioni. Il pedagogista è definito come lo specialista dei processi educativi, in grado di svolgere funzioni di coordinamento, consulenza e supervisione in diversi contesti e svolge attività di ricerca, sperimentazione e didattica.
Per accedere è necessaria la laurea specialistica o magistrale in specifiche discipline pedagogiche, o la laurea in scienze dell’educazione o in pedagogia rilasciata prima del 1999. È richiesta l’iscrizione all’albo professionale con il superamento di una prova valutativa che accerti le competenze acquisite durante il tirocinio formativo.
L’educatore professionale socio-pedagogico, invece, è un professionista che svolge funzioni progettuali e di consulenza in ambito socio-educativo, formativo, culturale e ambientale. Può operare sia in enti pubblici che privati e svolgere attività di sperimentazione e didattica. Per esercitare la professione è necessaria la laurea triennale in Scienze dell’educazione e della formazione (L19) o il titolo equipollente e anche in questo caso è prevista l’iscrizione all’albo professionale.
“La professione ne esce sicuramente rafforzata, appartenere ad un albo significa di conseguenza regolamentare la figura e inserirla all’interno di parametri ben definiti”, figura che viene incanalata in un percorso, all’interno del quale fanno parte tutti quei soggetti che hanno i requisiti necessari previsti dalla legge.
Trattandosi di una libera professione si presta a forme di contenzioso, “questo succede anche nel mondo della scuola sebbene tutto sia definito da decreti ministeriali, da ordinanze e da leggi. Si manifesta in qualsiasi contesto! Credo però che il fatto che ci sia una legge che definisca questi parametri sia utile per chi svolge questa professione. Credo che ci saranno sempre soggetti che rafforzano la propria posizione in virtù di questa legge e altri, più borderline, che possono subirne delle conseguenze“.