“E’ il primo Natale dal 2011 che non passerò a studiare le carte giudiziarie. Undici anni di processi, ingiustizie e assoluzioni, ma non mi sono mai arreso. Ora sono qui, assolto con formula piena. Mi aspetto le scuse da tanti, per me, per la mia famiglia per le mille persone che lavorano alla Fenapi. E chiederò il risarcimento dei danni, la mia storia deve essere da esempio”.
Un’ora di diretta facebook per Cateno De Luca, assolto anche in Corte d’appello (qui) nell’ambito del processo Fenapi dalle accuse di evasione fiscale e false fatturazioni. E’ consapevole che mentre quell’8 novembre 2017 quando fu arrestato a 3 giorni dalla rielezione all’Ars e il suo volto finì sulla stampa e le tv nazionali, stavolta al massimo due righe a fine pagina e niente talk show, niente clamore, niente titoloni.
L’ennesima assoluzione (la numero 18 in 11 anni), non fa clamore nell’Italia giustizialista e De Luca si limita a ripercorrere le tappe giudiziarie, non senza togliersi alcuni sassolini dalla scarpa.
“Di me parlarono La7, la Rai, Mediaset- prosegue- Di me Salvini disse che gli avevo chiesto di essere candidato nella loro lista ed era ben lieto di avere detto no. Finii nelle dichiarazioni di Cancelleri, della Bindi, di Musumeci. Ora nessuno mi chiederà scusa, e non troverete il mio nome neanche per tre secondi in nessun tg nazionale”.
Durante la diretta facebook Cateno tiene in mano il libro “Lupara giudiziaria” scritto dall’8 al 24 novembre 2017 quando furono annullati gli arresti domiciliari e che in gran parte è il racconto dell’altro suo arresto, quello avvenuto mentre era nella sala consiliare di Fiumedinisi, da sindaco, il 27 giugno del 2011. Anche in questo caso è stato assolto.
“Quando mi arrestarono la seconda volta, nel 2017, di lì a poco c’era un’udienza per il primo processo. La verità è che i ben pensanti, i poteri forti, avrebbero voluto che io mi ritirassi dalla politica in attesa che la giustizia facesse il suo corso e finissero i processi. Quindi fermo per 11 anni….. Io non l’ho fatto, mi sono difeso sempre”.
Ricorda che anche in occasione dell’assoluzione in primo grado la notizia non ebbe lo stesso risalto dell’arresto, ma tant’è. Ora dalla sua c’è una conferma di assoluzione con formula piena e con la parte civile (l’Agenzia delle Entrate) condannata alle spese legali. Si definisce “un bravo imputato, mai passivo ma sempre rispettoso delle regole. Non sono mai mancato alle udienze, soprattutto quelle importanti”. De Luca peraltro ha spesso presentato le sue ragioni da solo, con interventi lunghissimi e dettagliati. Oggi ringrazia i suoi avvocati e chi gli è stato vicino, ma anche quei cittadini, quel “popolo” che con il consenso elettorale ha dato fiducia ad un sindaco, ad un deputato che pure era sotto processo.
Inizialmente, quell’8 novembre 2017 le accuse per lui e gli altri coimputati, erano di associazione a delinquere finalizzata all’evasione, ipotesi di reato poi cadute. Nell’immediato però non mancarono le dichiarazioni di tipo politico anche perché dopo le Regionali del 5 novembre le Politiche sarebbero state nei primi giorni di marzo 2018 e l’arresto un deputato dell’Ars portava acqua al mulino di tanti.
De Luca oggi si toglie qualche sassolino dalla scarpa, dapprima con Matteo Salvini e poi con Musumeci (all’epoca appena eletto governatore) che in sostanza scaricò tutto sulle spalle di chi aveva fatto la lista Udc-Sicilia Vera in modo “leggero”, e infine con Cancelleri (che aveva messo Cateno tra gli impresentabili).
L’ultima frecciata di De Luca nei confronti del Pm del processo che definì l’assoluzione di primo grado, nel gennaio 2021 “una sentenza stupefacente” e poi presentò appello. La sentenza era stata del giudice monocratico Simona Monforte ed oggi è stata confermata.
“Il Pm ha giudicato il lavoro di una sua collega, una donna coraggiosa, e usa un termine per creare suggestioni….definisce la sentenza stupefacente. Giudica una collega che ha avuto il coraggio di far prevalere la giustizia nel Tribunale di Messina. La sentenza è stata pienamente confermata oggi a dimostrazione che non era affatto stupefacente”.
L’amarezza di De Luca c’è tutta e si dice pronto a chiedere il risarcimento dei danni per l’ingiusta detenzione e ad andare avanti fino in Cassazione se necessario. Nel frattempo si gode il primo Natale dopo 11 anni senza dover studiare carte giudiziarie e senza la mannaia mediatico-giudiziaria sulla sua testa.
“Volevano colpire in modo mortale la mia vita politica, colpire me, la mia famiglia, la Fenapi e mille posti di lavoro”.