Dalla lettura del Documento di economia e finanza regionale (DEFR) 2023/2025 approvato il 28 giugno 2022 dall’ex governo Musumeci si evince che i famosi 8 miliardi al centro della diatriba (qui) tra attuale maggioranza e opposizione, ci sono e spettano alla Sicilia e l’accordo raggiunto tra Schifani e il ministro Giorgetti li ha di fatto cancellati in cambio di 200 milioni. E’ quanto sostiene il leader di Sicilia Vera Cateno De Luca dopo aver esaminato il Defr 2023-2025 del quale riporta uno stralcio di pagina 7.
“Con riferimento al punto concernente la retrocessione delle accise, di cui ai commi 830, 831 e 832 dell’art. 1 della legge 296 del 2006, e tenuto conto di quanto statuito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 62 del 2020 l’apposito Tavolo, dopo un serrato confronto, è addivenuto finalmente al riconoscimento della spettanza integrale della retrocessione per circa 600 milioni € annui alla Regione. La questione è divenuta già oggetto di confronto in sede politica e con il Sottosegretario delegato ed il Gabinetto del Ministro; ma se per il 2022 si potrà addivenire ad un compromesso circa l’entità di tale retrocessione, deve ritenersi che dal 2023 la spettanza vada integralmente riconosciuta alla Regione Siciliana.”
Insomma secondo Cateno De Luca l’accordo Stato-Regione siglato il 16 dicembre tra il presidente Schifani e il ministro Giorgetti mette a repentaglio somme dovute in cambio di una cifra minima.
“La verità è destinata ad emergere- scrive De Luca- Alla lunga serie di contraddizioni che Sicilia Vera e Sud chiama Nord hanno evidenziato nelle ultime settimane oggi si aggiunge un altro importante tassello che conferma quanto abbiamo già denunciato, ovvero il tentativo da parte del presidente Schifani di svendere la Sicilia. La scelta da parte di Schifani di accettare solo 200 milioni di euro rinunciando a 8 miliardi è frutto di una trattativa riservata che Schifani ha portato avanti da solo ed è anche in assoluta contraddizione con quanto già stabilito dal precedente Governo Musumeci”.
De Luca torna a chiedere chiarezza e invita il presidente dell’Ars Galvagno la convocazione urgente dell’Assemblea per affrontare la questione.