“Il terremoto del 28 dicembre 1908 non è stata solo una distruzione fisica della Città di Messina ma una vera e propria cesura con la nostra identità e quello che emerge è una comunità tendente alla cultura del fatalismo e del cosiddetto “chi lo sa” come se non ci fosse più l’energia originaria della vera identità di Messina”. Lo ha detto il sindaco di Messina, Cateno De Luca, nel ricordare il 112esimo anniversario dal terremoto del 1908 che in queste ore riporta il pensiero al drammatico evento che in 31 secondi, alle ore 5.21, devastò un secolo fa la Città dello Stretto e lasciò 80 mila persone sotto le macerie.
“E’ necessario uno scossone, di natura diversa, che ci faccia rialzare da quella cultura della mediocrità e da quella convinzione che le cose non possono cambiare. Mi permetto di dire che ci vorrebbe un vero Catemoto”, ha dichiarato De Luca.
“Bisogna ripartire dalla forza identitaria di Messina e quando parlo di Catemoto – spiega De Luca – mi riferisco in termini connaturali ad un’azione di riordino e rilancio del palazzo, che noi stiamo già portando avanti da due anni e mezzo ed è indispensabile per guidare la comunità a riprendere di nuovo in mano il proprio destino e le sorti della città di Messina”.
Ancora oggi, tante, troppe, persone vivono ancora nelle baracche e la Città di Messina lotta per il riconoscimento di quello stato di emergenza che va avanti da 112 anni nell’indifferenza dello Stato e l’Amministrazione De Luca sta cercando di mettere fine a una condizione di degrado e abbandono che, nella latitanza delle Istituzioni, ha privato per un tempo infinito i cittadini della propria dignità e del diritto ad un’esistenza in condizioni di vivibilità che si possano definire normali. Alcune persone stanno ottenendo delle nuove case, degne di essere chiamate tali, nell’ambito della procedura intrapresa da Palazzo Zanca con Arisme (Agenzia per il Risanamento di Messina) e quella delle baracche è una questione che ci si augura possa arrivare nel 2021, finalmente, ad una svolta e sulla quale non si può continuare a negare ai messinesi una legittima e sacrosanta svolta di civiltà.