“Alcuni agenti dell’unità esplosivi del Fbi che hanno lavorato alle indagini sulla strage hanno riscritto i miei rapporti, illegittimamente deposto in processi su campi che non erano di loro competenza, giurato il falso, manipolato prove“. Lo ha detto al Giornale Radio Rai Frederic Whitehurst, ex agente speciale che ha fatto parte del team del Federal Bureau of Investigation americano inviato nel 1992 a collaborare con i colleghi italiani alle indagini sull’esplosivo adoperato per far saltare in aria Borsellino e gli agenti di scorta.
“Quello che ho contestato all’epoca, e continuo a contestare – ha aggiunto Whitehurst – è la deposizione al tribunale di Caltanissetta di Robert Heckman, che ha testimoniato nonostante non avesse raccolto i referti in Via D’Amelio, e non fosse un esperto di analisi in residui di esplosivi. Alcuni responsabili del laboratorio di quei tempi erano chiamati ‘fixers‘. Non erano scienziati ma lavoravano in laboratorio, e ‘sistemavano’ le investigazioni in modo da assecondare l’agenda politica“.
Whitehurst ha ricordato che anche a seguito della sua denuncia, il Dipartimento della Giustizia americano avviò un’inchiesta sui laboratori del Fbi, decise trasferimenti in massa e stabilì che di esplosivi si sarebbero occupati solo chimici esperti.
Alla domanda sui motivi del coinvolgimento della polizia federale Usa nelle indagini, Whitehurst ha risposto: “Non lo abbiamo mai capito. Forse perché Giovanni Falcone e il direttore del Fbi Louis Freeh erano amici. C’era anche la volontà di fare entrare in gioco un’altra unità, visto che c’era grande preoccupazione che la mafia potesse infiltrare il Sismi e l’Arma dei Carabinieri”.