In Sicilia sono 13 gli interventi completati e 22 i cantieri ancora aperti per ciò che riguarda gli interventi di depurazione delle acque reflue. Tra gli interventi conclusi e in esercizio i depuratori di Trabia e Cefalù, nonché la reti fognarie di Sferracavallo e via Agnetta a Palermo. Mentre, tra i cantieri in corso ci sono il nuovo depuratore di Agrigento e a Palermo il raddoppio del depuratore di Acqua dei corsari e il completamento del collettore sud orientale.
Le procedure di infrazione sulle acque reflue aperte a carico dell’Italia ad oggi sono quattro. Le prime tre sono state già oggetto della sentenza di condanna da parte della corte di giustizia europea mentre la quarta è in itinere. La sanzione pecuniaria forfettaria è giornaliera (scaturente da una successiva sentenza).
Ad oggi è in essere solo per la prima procedura di infrazione ed è commisurata agli abitanti equivalenti non conformi ed ha un carattere degressivo. La Sicilia è interessata da tutte e quattro le procedure ed è la prima regione come numero di agglomerati coinvolti. Con riferimento alle prime due procedure di infrazione il Commissario sta attuando 67 interventi di realizzazione di reti fognarie ad adeguamento di depuratori in tutte le province siciliane esclusa quella di Enna. Lo stato di attuazione è di 13 interventi completati e 22 cantieri in corso.
Ma l’obiettivo è quello soprattutto anche di riutilizzare le acque depurate. “Ci sono tantissime cose da fare – spiega il commissario straordinario di governo per la depurazione delle acque Fabio Fatuzzo – servono nuove politiche e un nuovo approccio culturale all’utilizzo dell’acqua. In questo quadro di siccità che stiamo vivendo in Sicilia, andrebbe immaginata una norma che preveda due condotte nelle nuove costruzioni, una per portare nelle nostre case acqua a uso potabile e un’altra, per esempio, per gli sciacquoni dei bagni, per acqua non destinata a uso potabile. Non possiamo più permetterci – aggiunge il commissario Fatuzzo – di sprecare acque ripulite negli impianti di depurazione che vanno a finire in mare e non vengono utilizzate per esempio per l’agricoltura, per il lavaggio dei mezzi di trasporto“.