Dolci parole, talvolta anche smielate, ringraziamenti e tanti auspici per il futuro. E’ calato così il sipario sulla Finanziaria che ha ottenuto il via libera domenica 21 dicembre poco dopo le 02:30. Tutti felici e contenti. L’obiettivo raggiunto è certamente storico (terza Manovra di fila approvata entro i termini prestabiliti), ma quanto fatica per tagliare il traguardo. Ma conta veramente solo il risultato?
Dietro il disco verde alla legge di Stabilità c’è molto di più. Il culmine di crisi, spaccature e mal di pancia dalle origini lontane. Sulle basi attuali, giungere a fine legislatura, nel 2027 potrebbe non essere poi così scontato. I primi mesi del nuovo anno ormai alle porte saranno cruciali e chissà che qualcosa non cambi già prima del 13 gennaio, giorno in cui Sala d’Ercole riprenderà le proprie attività dopo l’estenuante maratona.
Da cosa ripartirà il 2026
Archiviata la Finanziaria è già tempo di pensare all’imminente futuro.
Gennaio dovrà necessariamente essere segnato da un’importante produttività. In uno degli ultimi vertici di maggioranza il presidente della Regione Renato Schifani aveva presentato le priorità: il ddl sulla riforma degli Enti locali, l’abolizione del voto segreto, il ddl sulla riforma della dirigenza regionale e quello relativo ai Consorzi di Bonifica.
Il disegno di legge sugli Enti locali, dopo lunghi mesi di lavoro in I Commissione Affari Istituzionali, presieduta da Ignazio Abbate, e di attesa, avrà la precedenza. Ma perché la riforma è così attesa? L’attenzione è tutta concentrata sul terzo mandato dei sindaci. In primavera 2026 ci saranno le elezioni amministrative. Una prova di unità per il centrodestra e una palestra decisiva per testare le prospettive del campo largo e la compattezza dimostrata tra i banchi di Sala d’Ercole da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Controcorrente.
Mentre si cercherà la quadra sull’abolizione del voto segreto, che mette a repentaglio il sonno sereno del centrodestra, scivolato in più occasioni anche in occasione della Manovra, le Commissione di merito all’Ars dovranno lavorare anche sulle norme escluse dalla legge di Stabilità: un ddl sugli ordinamentali e sullo stralcio ed un secondo omnibus di spesa.
Il primo vero punto in agenda da risolvere, però, saranno i problemi all’interno della coalizione di maggioranza (che al momento solo sulla carta) sostiene il presidente Schifani.
Il futuro del centrodestra e di Forza Italia
“E’ questa la vera sfiducia“. Partito Democratico e Movimento 5 Stelle non hanno dubbi. Ed anche il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca ha infierito: “Siamo ai titoli di coda della giunta del presidente Schifani“.
Un dato è già emblematico: la Finanziaria è passata con 29 voti a favore e 23 contrari. Tre congedi e tanti gli assenti nel centrodestra. La Manovra ha fornito una fotografia abbastanza chiara degli equilibri tra i banchi di Sala d’Ercole. Osservando le lunghe ore di seduta per portare a casa la legge di Stabilità, un elemento balza all’occhio: l’asse sempre più solido tra Fratelli d’Italia e l’Mpa. In tal senso nasce anche il diffuso chiacchiericcio di una presunta maggioranza trasversale tra meloniani e autonomisti, in accordo con le opposizioni. Uno schema non nuovo, già dipinto in occasione dell’ultima variazione bilancio. E non sono passati inosservati i due brevi interventi del capogruppo di FdI Giorgio Assenza che ha sottolineato la presenza e l’operatività di tutti i suoi colleghi di partito.
E’ qui che scoppia la bolla Forza Italia. Secondo le indiscrezioni raccolte e già raccontate nella diretta dei lavori in aula (CLICCA QUI), molti sarebbero i deputati forzisti “rimasti a bocca asciutta“, rubando un’espressione del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. Proprio lui sarebbe stato messo alla gogna, accusato di trattative e accordi con la minoranza.
I problemi degli azzurri però hanno radici più profonde. Già alla vigilia la scarsa voce in capitolo era stata la causa delle prime lamentele (CLICCA QUI). Poi il crac in aula, la paradossale notte tra venerdì e sabato e il turbolento pomeriggio che ha preceduto il voto finale, con l’arrivo a Palazzo dei Normanni del segretario regionale Marcello Caruso, nel tentativo di ricomporre i cocci di un gruppo alla sbando e senza una cabina di regia. “Siamo in attesa di Forza Italia“: era questa la risposta di tutti i deputati, sia di maggioranza sia di opposizione, durante le ore cruciali. Una tensione, mista a stanchezza, capace anche di fomentare la voce di un possibile esercizio provvisorio in vista. Istanti di pura follia e confusione, uno scenario più che paradossale.
Tra i corridoi dell’Ars, nonostante quanto poi esposto in aula, tutto questo non è un segreto.
Tutti vogliono la testa degli assessori tecnici
Il partito del presidente rivendica spazio. La Finanziaria è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Un primo vero passo verso il cambiamento potrebbe arrivare dalla giunta di governo. Forza Italia, infatti, esprime tre assessori in tutto: Edy Tamajo alle Attività produttive, Alessandro Dagnino all’Economia e Daniela Faraoni alla Salute. Un politico e due tecnici.
“Non rappresentano il partito“: è l’opinione diffusa all’interno del gruppo degli azzurri. Le voci di un possibile rimpasto erano già nell’aria da tempo. Oggi sono più insistenti che mai. Dagnino e Faraoni sarebbero così in bilico. Al loro posto due profili politici. Un compromesso potrebbe essere sancito dalla presenza di una figura politica e un’altra tecnica, più condivisa e meno divisiva. Qualche nome inizia già a circolare e anche qualche deputato starebbe già scaldando i motori.
Tra i due, l’assessore all’Economia, ritenuto “inadeguato” da diversi esponenti di spicco di FI, è il più discusso. Nel corso delle battute finali, non è mancato il caloroso ringraziamento al gruppo di Forza Italia. Un abbraccio figurativo è giunto anche dal capogruppo all’Ars Stefano Pellegrino. In mattinata, dall’hotel Astoria di Palermo, erano arrivate anche le parole del presidente Renato Schifani: “Sei amato e odiato come tutti i tecnici ma non posso che ringraziarti per il grande lavoro che hai fatto e che stai facendo in questi mesi“.
Pace fatta o l’ultimo saluto a Dagnino?
Rimpasto in giunta? Occhi puntati al nuovo intergruppo
Non solo le deleghe all’Economie a alla Salute. Il mare in tempesta all’interno del centrodestra potrebbe avere una sola soluzione: l’azzeramento della giunta.
Quali sono le origini di questa voce insistente?
Si guarda con interesse ai due assessorati, Enti Locali e Famiglia, senza padroni dopo l’estromissione dalla squadra di governo della Democrazia Cristiana. Ad oggi il presidente Schifani detiene l’incarico ad interim. Certamente non sarà così fino al 2027. Dunque ci si interroga sul loro destino. Non è escluso un rientro di Andrea Messina e di Nuccia Albano.
Si osserva con curiosità la nascita del nuovo intergruppo all’Ars. Ad annunciarlo era stato pochi giorni fa il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca (CLICCA QUI). Il progetto politico, ancora in fase embrionale, ha catturato diverse attenzioni. Alla finestra c’è la DC. A confermalo ai microfoni de ilSicilia.it è stato il presidente della I Commissione Affari Istituzionali Ignazio Abbate. Le condizioni sono però chiare e inflessibili: la collaborazione dovrà essere esclusivamente volta a rafforzare l’attività governativa del presidente Schifani, senza se e senza ma (CLICCA QUI).
Le trattative e il dialogo sarebbero in corso e neanche la Finanziaria sarebbe riuscita ad arrestarle. Nei giorni più caldi, infatti, nel corso della settimana appena passata, il sindaco di Taormina sarebbe stato avvistato con due esponenti di spicco dello scudocrociato: il segretario regionale Stefano Cirillo e il sindaco di Bagheria Filippo Tripoli.
La nascita del grande centro è in cantiere. La geografia di Sala d’Ercole potrebbe cambiare sensibilmente. L’intergruppo potrebbe contare sui tre deputati di Sud chiama Nord e dei sette della Democrazia Cristiana. Un totale di dieci, a cui si aggiungerebbero anche deputati di altri partiti. Almeno due potrebbero essere quasi sicuri. E si pensa già in grande, con un ampio respiro nazionale. Maggiori dettagli arriveranno presto. Unica data certa, ad oggi, è il 18 gennaio: appuntamento a Caltagirone nel quale De Luca annuncerà diverse novità.
Anche l’assessorato al Turismo potrebbe cambiare inquilino. A metà novembre è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per Elvira Amata. L’udienza preliminare è stata fissata per il 13 gennaio. Tutti gli scenari sono aperti e il testimone potrebbe passare ad un altro meloniano.
L’azzardata idea di una rivoluzione totale è tra le opzioni sul tavolo. Intanto, nuovi volti in giunta arriveranno, ma quanti non è ancora dato saperlo.





