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Doping nelle palestre, quattro arresti nel Palermitano | VIDEO

mercoledì 12 Febbraio 2020

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Su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, i Carabinieri del Nas, con il supporto operativo del Comando Provinciale di Palermo, hanno arrestato quattro persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione e commercio di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive, al fine di alterare le prestazioni agonistiche di atleti gravitanti nel mondo del bodybuilding e delle palestre. I quattro sono stati posti ai domiciliari.

Inoltre, hanno eseguito perquisizioni nei confronti di altri 21 soggetti di cui 16 anch’essi indagati, a vario titolo, per i medesimi reati. Sei di essi sono ritenuti responsabili di esercizio abusivo della professione sanitaria, in quanto dispensavano terapie mediche e piani nutrizionali, somministrando anche farmaci per curare gli effetti collaterali provocati dalle sostanze dopanti.

L’indagine è scaturita da un controllo eseguito dagli ispettori investigativi antidoping del NAS di Palermo su unatleta, risultato poi positivo, della gara ciclistica “Granfondo MTB – Baronessa di Carini”, disputata a Carini (PA) il 29 maggio 2016. La positività ha originato una complessa attività investigativa, coordinata dalla già citata Procura della Repubblica, realizzata con servizi di osservazione, controllo e pedinamento, intercettazioni telefoniche e ambientali. Questo ha permesso di risalire al sodalizio criminoso che utilizzava come base operativa e di copertura
due palestre e un negozio di integratori alimentari del Palermitano.

I rispettivi titolari, tutti preparatori atletici, assieme ad un altro soggetto, anch’esso preparatore e body builder, attivo collaboratore in una delle palestre, avevano posto in essere un’intensa e ben avviata associazione dedita al commercio di sostanze anabolizzanti finalizzato ad alterare le prestazioni agonistiche degli atleti. Tra i farmaci e le sostanze maggiormente spacciati vi erano Winstrol, Proviron, Testovis, Sustanon, Gonasi e Monores, nonché trenbolone e nandrolone (quest’ultima sostanza, oltre che ad effetto dopante, è anche ad effetto stupefacente).

Gli anabolizzanti venivano venduti al dettaglio o spediti nascosti all’interno di plichi veicolati da corrieri per consegne in città e in altre località dell’Italia. Si ipotizza che il volume di affari dell’organizzazione si aggirasse sui 300.000,00 euro annui circa, tenuto conto dei numerosi episodi di vendita documentati, del numero delle transazioni post-pay accertate e del monitoraggio dei pacchi spediti.
Nel corso dell’attività investigativa è stato accertato che molti degli acquirenti erano atleti che
praticano il body-building a livello agonistico e partecipavano regolarmente a numerose
manifestazioni di tale specialità, anche di livello nazionale e internazionale, classificandosi
quasi sempre ai primi posti delle competizioni.
Nello specifico, una delle palestre era diventata un vero e proprio “ambulatorio del doping”,
infatti, all’interno dello spogliatoio i giovani body-builder si somministravano vicendevolmente
le sostanze dopanti, attraverso iniezioni intramuscolo o sottocutanee.

Grazie alla complicità di un infermiere professionale, che veniva chiamato appositamente, venivano eseguite delle flebo per la somministrazione di sostanze per via endovenosa. La somministrazione delle sostanze anabolizzanti avveniva anche all’interno del negozio di integratori, che, seppur all’apparenza era una normale attività commerciale, nella realtà funzionava come “un supermarket di sostanze dopanti”, ove si rifornivano numerosi giovani
body-builder provenienti da tutta la Sicilia. In un caso, per raggiungere l’aumento della massa
muscolare nel minor tempo possibile, è stato accertato l’utilizzo, da parte di un atleta, del medicinale veterinario STARGATE, un farmaco a base di stanozololo normalmente utilizzato
per il potenziamento muscolare e scheletrico di cani e gatti. Nel corso dell’attività investigativa sono stati accertati casi di stati patologici derivanti dall’uso indiscriminato di sostanze anabolizzanti.

Purtroppo, in questi ultimi anni, il “doping”, inteso come assunzione di sostanze stimolanti vietate per ottenere risultati sportivi migliori di quelli fisiologici, si è esponenzialmente e rapidamente diffuso anche tra gli atleti non professionisti, finanche in palestra. Le sostanze proibite (Stimolanti – Narcotici ed analgesici – Steroidi anabolizzanti – Diuretici – Ormoni peptidici ed affini) sono molteplici, così come i metodi illegali di assunzione. Nel body building sono particolarmente utilizzati gli anabolizzanti (testosterone, nandrolone, stanozololo) per accrescere la massa muscolare e gli ormoni peptidici ed affini(corticotropina e ormone della crescita), in grado di generare un aumento della forza e della muscolatura.

A fronte di evidenze scientifiche piuttosto dubbie sul reale miglioramento delle performance, i rischi correlati all’uso di queste sostanze sono ben risaputi e spesso irreversibili: si pensi, per esempio, agli effetti devastanti connessi all’uso di steroidi anabolizzanti sulla sfera sessuale e sui caratteri somatici sia maschili che soprattutto femminili, al rischio di crisi ipoglicemiche mortali per l’uso di insulina, ai devastanti effetti sul sistema nervoso centrale e sull’apparato cardiovascolare indotti dalle amfetamine e dalla cocaina.
Inoltre, gli anabolizzanti aumentano il rischio di tumori al fegato e di rotture dei tendini. Oggigiorno il problema è notevole, sebbene la vendita e l’uso di sostanze ha trovato un fermo “contrasto” da parte dello Stato, le vie per procurarsele sono molteplici, internet su tutte, e chi è convinto che lo sport sia ginnastica a base di “steroidi” scorgerà sempre un nuovo sistema per  approvvigionarsene.

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