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Irregolarità nelle cliniche private, chiuso un centro a Palermo

giovedì 9 Maggio 2019

Operazione nazionale dei carabinieri del Nas che hanno  intensificato le verifiche sulle cliniche e i centri privati che erogano prestazioni mediche. A un centro polidiagnostico di Palermo, convenzionato anche con il Servizio Sanitario Regionale, gli investigatori hanno contestato la carenza “dei requisiti sanitari minimi necessari per il funzionamento“.

Il titolare è stato denunciato e l’attività è cessata. In totale, i controlli hanno riguardato 607 studi professionali medici, ambulatori e poliambulatori di tutta Italia. Riscontrate irregolarità in 172 strutture (il 28%). Chiusi 52 centri sanitari privati.

I controlli dei Carabinieri dei NAS hanno riguardato tutti gli aspetti del delicato comparto, con particolare riferimento all’idoneità delle strutture (autorizzazioni, requisiti igienico-strutturali), il possesso di titoli abilitativi in relazione alle diverse specializzazioni, la sicurezza nei luoghi di lavoro (adeguatezza dei sistemi antincendio, corretta applicazione della normativa sul fumo), la corretta custodia e somministrazione dei medicinali, il regolare funzionamento delle apparecchiature medico-diagnostiche e lo smaltimento dei rifiuti sanitari.

Dai controlli sarebbero emerse irregolarità causate principalmente dall’esercizio abusivo della professione sanitaria, anche odontoiatrica, dalla detenzione di farmaci scaduti e dall’erogazione di prestazioni mediche di svariate branche specialistiche in strutture prive di autorizzazione e in locali con carenze igienico-strutturali e impiantistiche. Complessivamente sono state contestate 341 violazioni penali ed amministrative.

Denunciati 222 medici e professionisti del settore sanitario, altri 77 sono stati sanzionati per infrazioni amministrative, per un ammontare di 193 mila euro.

Sequestrate 1.915 confezioni di medicinali scaduti di validità e svariate apparecchiature e dispositivi medici non regolari, per un valore stimato in oltre 103 mila euro.

Sarebbe emersa la mancanza dei titoli professionali per esercitare in 172 strutture (28% del campione) e presunti  illeciti anche per indebita erogazione di prestazioni di medicina estetica chiamate ‘PRP’ plasma ricco di piastrine, effettuate in dermatologia illegalmente e senza autorizzazioni.

 

 

 

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