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Non possiamo imitare il passato, perché il passato è passato

Dov’è il Progetto? Non lo Trovo?

sabato 15 Aprile 2023
Image of engineering objects on workplace top view.Construction concept. Engineering tools.Vintage tone retro filter effect,soft focus(selective focus)

Carissimi

Credetemi, percepisco anche io una certa stanchezza non tanto muscolare o articolare, quella la do per scontata dovendo fare i conti con l’età che avanza, ma mentale dovuta alla circostanza che il ruolo di Cassandra non mi si addice ma di certo quando ci sono “Elene di Troia”, di mezzo, il palermitano (e non solo) “strammia”.

Ora capire quale è la sostanza del contendere in questo momento primaverile che attrae in questa città è ancora parzialmente velato e pertanto imprudente da svelare con certezza, ma diventa sempre più interessante comprendere quale “idea” di città vogliamo consegnare ai posteri, quale progetto di città stiamo sognando per poterla realizzare un giorno.

Io pure avendo degli ottimi strumenti di lettura e occhiali di tutte le graduazioni, mi perdo, poiché malgrado i numeri dei lettori, mi danno soddisfazioni (essendo passati dai 24 ai 25, numero caro al Manzoni) mi sa che quando parlo di città, o sono incompreso o risulto per essere poco interessante ed è come se i miei concittadini avessero perso qualunque interesse per questa nostra realtà dopo essersi fatti ammaliare per anni da una “visione” (personale) e oggi essersi rassegnati al fatto che dopo un personaggio divenuto storia di questa città non ci potrà essere un futuro.

Tutto ciò lascia percepire una completa sfiducia per la nuova governance di questa nostra terra e ciò è grave poiché siamo soltanto all’inizio e con il nostro sistema elettorale difficilmente non viene data al Lord Major la possibilità di ultimare un mandato e a meno di quanto (difficilmente comprensibile per chi di politica non ne mastica) accaduto alla regione, e di riproporsi da governatore uscente, eletto nella competizione con il voto ad personam, per la possibilità di fare un doppio mandato che in questo caso chiamasi dieci anni.

In dieci anni si può cambiare la storia, ma quale è il progetto di storia di questi prossimi dieci anni davanti a noi?

Faremo sempre un investimento sull’usato sicuro o su progetti che sono stati riconosciuti perdenti e superati nel decennio scorso e soltanto perché questa città ha la memoria corta (due anni) oggi vogliamo riproporli con alchimie politiche facendoli passare per nuove?

La storia è una delle materie più belle, ma non gradita agli studenti, poiché ci impegna ad utilizzare la memoria, ma nella storia c’è tutto, c’è la ricorrenza degli errori dell’essere umano e quando la storia ti sconfigge, hai poco da rimescolare la minestra, tentare un taglio diverso e riproporti al giudizio della collettività con un volto nuovo, poiché ingannerai qualcuno, ma non la storia che ti ha sconfitto e ti ha giudicato come “passato”.

Dieci anni sono tanti, specialmente negli anni 2000 dove il progresso corre alla velocità della luce e allora la gente vuole risposte veloci, soluzioni efficaci, progetti credibili, uomini credibili ma se dietro ad una governance ci sono sempre le “stesse ballerine dell’avanspettacolo” basterà che si spengano le luci e gli effetti speciali, basterà avvicinarsi, basterà leggere la storia delle persone per comprendere che l’avanspettacolo ha ottanta anni come le sue ballerine, piene di rughe e problemi di artrosi e allora comprenderai che il problema non è fare un spettacolo, ma che l’avanspettacolo è un genere ormai vecchio, come le sue ballerine.

Pertanto, veniamo fuori da decenni che hanno influito nella trasformazione di questa città, come quando si rifece la rete idrica allora colabrodo, quando si riprese il centro storico, come quando si cablò la città, come quando in maniera discutibile si pedonalizzarono parti della stessa e si disseminarono le piste ciclabili ed oggi a cosa guardiamo?

Non possiamo imitare il passato, perché il passato è passato e se fosse stato così perfetto, non ci sarebbe stato bisogno di questo presente e quindi, pensiamo di andare avanti con il “Panem et circenses” credendo che ciò basti a saziare una fame di aspettative?

Bisogna necessariamente legare le attese ad un rigoroso bilancio o senza necessariamente avere “visioni” ci si può permettere di sognare quelli che domani saranno progetti e dopodomani realizzazioni. Attendendo notizie, consapevole che oggi in cucina ci sono tutti gli ingredienti, basta utilizzarli.

Approfitto, per il consueto abbraccio, Epruno.

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