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È morto Salvatore Sperandeo, l’ultimo papà del carretto siciliano | VIDEO

martedì 14 Aprile 2020

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Si è spento all’età di 85 anni, a Termini Imerese (Pa), Salvatore Sperandeo, uno degli ultimi interpreti dell’arte del carretto siciliano.

Sin da ragazzo si era appassionato non soltanto alla pittura dei carretti, secondo uno stile originale legato comunque alla tradizione, ma anche alla loro costruzione in un laboratorio artigianale che Sperandeo ha mantenuto in attività anche dopo essere stato assunto come operaio nello stabilimento della Fiat sempre a Termini.

La sua era diventata una testimonianza artistica che ha condiviso con un altro pittore di carretti: Salvatore Contino in arte “Tinosa“.

Dopo la scomparsa nel 2012 di Giuseppe Ducato, grande artista del carretto di Bagheria amico di Renato Guttuso e Giuseppe Tornatore, Salvatore Sperandeo era rimasto uno dei pochi storici, se non l’unico, esponente di un’arte che ha ormai esaurito il suo vigore.

La sua storia

Nato da un’umile famiglia, il papà era impiegato alle Poste e telegrafi e la mamma casalinga, da bambino​ Salvatore dimostra di avere una predisposizione innata per il disegno.

Lui stesso ricorda un episodio avvenuto alle scuole elementari che è una prima rivelazione della sua dote artistica; disegnò la donzelletta del “Il sabato del villaggio” di Leopardi lasciando il suo maestro stupito dinnanzi a tanta bravura tanto da essere elogiato platealmente in tutta la scuola.

Alla tenera età, come si faceva un tempo, i bambini iniziavano ad andare a bottega, per imparare il “mestiere”.

Correva l’anno 1942 quando Salvatore insieme al suo papà si reca in una falegnameria; da quel giorno l’amore per il legno non è più svanito.

I primi anni sono quelli di “pile e maiddi” (lavatoi e madie), ma Salvatore fa presto a diventare mastro di bottega e iniziare la sua carriera di ebanista.

Dopo aver lavorato per i migliori ebanisti della città, apprende il mestiere in tutte le sue sfaccettature e a questo aggiunge tutto il suo estro e la sua creatività.

Tornato dalla leva militare, apre la sua bottega.

Sono gli anni del boom economico e produce mobili su mobili; dopo una breve esperienza al cantiere navale di Palermo, decide di riprendere l’attività di ebanista nella sua città, dove vive con la moglie e i suoi tre figli Carmelo, Giuseppe e Antonella.

La scoperta del carretto siciliano

Affascinato dal carretto siciliano da quando ancora i carretti erano utilizzati come mezzi di trasporto, li guarda, li studia fino a farli diventare una vera passione.

L’idea di realizzarne uno, tutto di sana pianta, nasce dopo che i due suoi piccoli figli tornano a casa con una vecchia carretta di commerciante rotta, ritrovata abbandonata per strada e gli chiedono di aggiustarla per giocare tra le strade del quartiere.

Sono gli anni Settanta quando inizia a realizzare piccoli carretti siciliani fatti a regola d’arte, per continuare fino ad oggi a riempire il suo garage – museo con carretti, carrozze, sculture e dipinti.

Con gli anni Ottanta e l’avvento dei mobilifici industriali e la quasi totale scomparsa dell’artigianato, complice l’approdo della Fiat a Termini Imerese, Salvatore diventa operaio, ma anche in questa circostanza non perde la sua creatività, così inizia a far parte del gruppo del Circolo della Qualità per le proposte e le idee consigliate all’azienda.

La passione per l’arte e per il legno non si spegne mai e continua negli anni a realizzare manufatti e dipinti, da qui l’amicizia con Contino, con cui nasceranno delle collaborazioni per l’arte del carretto siciliano.

Dal 2000 in pensione, ha continuato a nutrirsi di arte tramandando l’amore e la passione per il simbolo della Sicilia ai nipoti che, dopo di lui, continueranno la tradizione di famiglia per quanto, con la scomparsa di Salvatore, un pezzo di storia e cultura siciliana se n’è andata via.

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