La direzione regionale del Partito Democratico, si terrà on line su Zoom dalle 18,00 di sabato 20 agosto. Niente faccia a faccia, almeno non di presenza, nessun giornalista. Un incontro a porte chiuse per cercare di ricompattare il partito che, nelle ultime ore, è stato investito da numerose polemiche. Attacchi dall’interno, attacchi dagli alleati della coalizione dei progressisti, attacchi degli avversari del centrodestra.
Tanti i nodi da sciogliere. Ci sono gli scontenti, ci sono i cosiddetti “impresentabili” e ci sono gli ultimatum del Movimento Cinque Stelle alla candidata alle Regionali siciliane, Caterina Chinnici.
La coalizione Pd-M5S-Centopassi per la Sicilia, regge sempre meno e scricchiola sempre di più. Chinnici propone, prova a fare sintesi, parla di punti fermi e di iniziative.
“Sulla base dei contributi forniti dai partiti per la stesura del programma, ho predisposto una prima sintesi che è stata discussa e consegnata e sulla quale i partiti faranno nelle prossime ore le ulteriori valutazioni”. Valutazioni appunto che non sembrano essere accompagnati dalle migliori premesse.
La partita più importante è quella giocata sui nomi e sulle liste. Lo scontro è articolato su più piani. Il piano dei “volti storici”, il piano degli “impresentabili”, il piano dei ruoli. Tra chi si sente messo da parte, tra chi non accenna a fare passi indietro, a chi avanza richieste dal sapore di un ultimatum, a chi minaccia, senza tanti complimenti, di abbandonare il partito.
E poi ci sono gli alleati scomodi del Movimento Cinque Stelle.
L’ultimo affondo, quello di Nuccio Di Paola. Il portavoce dell’Assemblea Regionale Siciliana del M5S, nel puntare il dito (di nuovo), contro Enrico Letta, reo di aver determinato la spaccatura a livello nazionale tra Pd e Cinque Stelle dice: “Valuteremo nelle prossime ore se è ancora possibile in Sicilia, diversamente da quanto accadrà a livello nazionale, mantenere un’alleanza col Partito Democratico. Quando due si mettono insieme – aggiunge –, bisogna essere disposti a delle rinunce. Noi abbiamo dimostrato di poter fare diverse rinunce, il PD fin qui non mi pare.”
Curioso, poi, che lo stesso argomento venga sollevato e sottolineato dal candidato del centrodestra Renato Schifani: “A Roma non c’è più l’alleanza politica tra Pd e M5S, la caduta del governo Draghi ha provocato la rottura di un patto estremamente debole e sul quale Enrico Letta aveva punto molto. Dinanzi a quel tipo di rottura è inutile ribadire come il tentativo di questa coalizione siciliana, che comunque io rispetto, sa molto di alleanza di carattere elettorale e non politico.”
Del resto, non è la prima volta che il Movimento mette a rischio, finora solo a parole, la tenuta della coalizione. Dai mal di pancia per la scelta di inserire il nome di Chinnici nel simbolo del Pd, alle incognite sulla suddivisione delle “poltrone”, fino a quella che appare come una spada di Damocle e che ha il nome di Giuseppe Conte. Il leader del Movimento, che avrebbe l’ultima parola rispetto alle decisioni che a livello regionale verranno prese dal partito entro il 25 settembre, potrebbe sparigliare le carte proprio al fotofinish, facendo saltare la coalizione.
Alleati, avversari, i vari distinguo tra nazionale, regionale, locale. Un quadro complicato, a tratti incerto. A farne le spese, l’elettore. Confuso certo, ma non tanto quanto la classe politica chiamata, sulla carte a rappresentarlo. La coalizione reggerà?