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le parole dell'esperto

Endometriosi, multidisciplinarietà per aiutare le donne a gestire la patologia CLICCA PER IL VIDEO

lunedì 30 Gennaio 2023

“L’endometriosi necessita di un approccio multidiscliplinare”

A dichiararlo è il Prof. Giuseppe Ettore, Capodipartimento e Direttore dell’UOC Ostetricia e Ginecologia ARNAS Garibaldi di Catania.

L’endometriosi è la presenza di endometrio, mucosa che normalmente riveste esclusivamente la cavità uterina, all’esterno dell’utero. Colpisce più di 3 milioni di donne, specialmente giovani e fertili, non è solo difficile da diagnosticare, ma varia di donna in donna.

Proprio per questo Il Garibaldi di Catania: “ha creato un centro di riferimento multidisciplinare dove la paziente viene seguita dalla diagnosi fino alla terapia, ma ancor di più nei controlli successivi”.

“La patologia – spiega – non ha bisogno solo di una terapia medica o chirurgica. Ha bisogno di un team che si occupi a pieno di tutto: dalla nutrizione fino alla terapia del dolore. Difatti, l’ambulatorio dà delle linee guida di come bisogna comportarsi nel gestire questa patologia invalidante, sia per la qualità di vita che per la fertilità”.

Ma cosa bisogna fare per capire se si tratta di endometriosi?

“Le donne dovrebbero intanto controllarsi annualmente, anche quando stanno bene. Ancor di più quando ci sono dei dolori come dismenorrea, ma anche al di fuori del ciclo, oppure difficoltà ad avere rapporti sessuali, o anche disturbi dell’intestino – prosegue -. Tutti questi sono disturbi che spesso vengono giustificati dalla vita quotidiana e vengono sottostimati perché, chiaramente, prima di poter parlare di endometriosi bisogna conoscerla anche nella diagnosi”.

Per arrivare alla diagnosi e alla cura?

“Bisogna eseguire in maniera appropriata una ecografia e anche la risonanza magnetica – spiega -. Questi sono, difatti, gli esami che realmente possono identificare le aree di endometriosi che, poi, bisogna trattare con terapia medica o chirurgica“. 

Per quanto riguarda le cure:“variano di donna in donna. A breve uscirà un protocollo diagnostico terapeutico regionale dove verrà indicato quale deve essere il profilo di diagnosi e quindi anche di cura – sottolinea -. In tanti anni ci si è dedicati eccessivamente a seguire degli interventi che non sempre servono o terapie infinite. Bisogna arrivare a una ottima diagnosi e poi gestire bene, insieme alla donna, in relazione anche al suo programma di fertilità, cosa è necessario fare e personalizzarlo di volta in volta”.

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